Condividere significa dividere con altri, partecipando a un bene comune. Il legame fra l'orizzontalità delle forme storiche della convivenza e la verticalità del bene che accomuna aiuta a rileggere in un orizzonte più ampio l'intera trama delle relazioni di reciprocità. Il volume, frutto di un'esperienza di ricerca realmente condivisa, ripensa i temi della persona e del mondo della vita, dell'ospitalità e della cittadinanza, dell'amore fraterno e della vita virtuosa, all'incrocio tra prossimità e partecipazione comunitaria. L'attenzione si sposta quindi lungo quel complesso crinale in cui s'incontrano etica pubblica, politica e religione. La distinzione tra pubblico e privato nel mondo classico e nella modernità aiuta a rileggere alcuni cruciali nodi tematici: individualismo, pluralismo e democrazia; secolarizzazione, laicità e religione civile. Un contributo attuale, nel segno di un "ethos" della convivenza che oppone alle pulsioni dell'atomismo sociale le ragioni del bene comune condiviso.
La reciprocità può essere considerata una forma originaria della relazione interpersonale, che si esprime come legame comunitario, mediazione istituzionale, ethos condiviso. Questo volume ne analizza, da un punto di vista filosofico, le radici antropologiche e le principali espressioni etico-politiche attraverso un duplice percorso: nella pars destruens, si discute una sorta di schizofrenia, tra autenticità dei rapporti "corti", governati dalla logica affettiva della gratificazione, e inautenticità dei rapporti "lunghi", abbandonati alla logica economica dello scambio; nella pars construens, la possibilità di accreditare un'antropologia relazionale aperta rimanda ad un primato del 'noi'.
È antica sfida per la riflessione filosofica confrontarsi con l’enigma dell’azione, problematico luogo di frontiera in cui s’incontrano il naturale e lo storico, l’individuale e il collettivo, l’interiore e l’esteriore. Dinanzi a questo paradossale Giano bifronte, anche i filosofi hanno percorso vie diverse, non di rado antitetiche. Ripartire oggi dall’azione significa intercettare un antico dilemma, attraverso il quale è possibile rintracciare in forme nuove, meno divaricate e più dialogiche, il volto e la responsabilità dell’essere personale. Il presente volume intende riprendere alcune domande fondamentali intorno a questo tema, affidando la riflessione a studiosi di livello internazionale, che aprono prospettive di notevole rilievo, in un intreccio di percorsi storiografici e proposte speculative: l’eredità del pensiero antico e moderno è posta a confronto con il dibattito epistemologico più recente, la ricerca di fondamenti ontologici ed etici si apre ai temi del diritto e della storia. In tale contesto, interrogarsi sulle radici personali della prassi rappresenta un antidoto contro ogni forma di semplificazione epistemologica e, nello stesso tempo, porta in primo piano l’anomalia della condizione umana, costantemente in bilico tra il peso mortificante del patire e il coraggio instancabile dell’agire. È proprio attraverso l’azione che la persona umana restituisce al mondo più di quanto riceve, affidando al coraggio dell’iniziativa e alla gratuità della speranza il compito di riqualificare un’antropologia sospesa tra fattuale e progettuale, tra finitezza e infinito.
Luigi Alici è professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Macerata e docente di Filosofia teoretica presso la Lumsa di Roma. Tra i suoi scritti: "Il linguaggio come segno e come testimonianza. Una rilettura di Agostino", Roma 1976; "Tempo e storia. Il 'divenire' nella filosofia del ’900", Roma 1978; "Il valore della parola", Assisi 1984; "Il pensiero del Novecento", Brescia 1989 (terza edizione); "Presenza e ulteriorità", Assisi 1992; "Con le lanterne accese. Il tempo delle scelte difficili", Roma 1999; "L’altro nell’io. In dialogo con Agostino", Roma 1999. Ha curato l’edizione italiana di varie opere di sant’Agostino, tra le quali: "La città di Dio"; "La dottrina cristiana"; "Confessioni"; "La natura del bene". Dirige la rivista «Dialoghi» e la collana «Le ragioni del bene», presso la quale ha pubblicato, con F. Santeusanio e F. D’Agostino, "La dignità degli ultimi giorni" (Milano 1998).