Numero speciale
Nel cuore dell'epoca post-pandemia che sta cominciando, 40 sfide che decideranno il futuro della fede e dell'umanesimo.
Il contagio epidemico di questi mesi che è anche tempo di altri “contagi”: di relazioni e connessioni ritrovate nel distanziamento forzato e accompagnate da una speranza che affiora. Una sfida che ci interpella, spingendoci a guardare avanti, a pensare a un futuro in cui ripartire dalle priorità che abbiamo scoperto e a non smarrire il senso di comunità che abbiamo maturato. In questo Quaderno di «Dialoghi» una riflessione a più voci che restituisce la situazione che stiamo vivendo, vista con occhi e mente pensosi ma carichi di prospettive.
Due webinar sono stati realizzati in queste settimane, dando vita un confronto stimolante. Se li hai persi o vuoi riascoltarli li trovi qui
“Dialoghi sulla fede” https://youtu.be/4wanOA_OTy0
“Dialoghi sulla città” https://youtu.be/d3HUhaEU1Xw
Il Centro Studi Agostiniani inaugura con questo volume un nuovo ciclo dedicato ai conflitti religiosi nella scena pubblica.
La prima parte del volume rilegge il quadro dei rapporti di Agostino con il manicheismo, che vanno oltre la biografia del giovane uditore della setta, destinato a trasformarsi bene presto in uno dei suoi critici più implacabili, ma anche in un testimone diretto e in una fonte di documenti preziosi. La seconda parte riapre il dossier della dolorosa polemica con i seguaci di Donato, esplorandone un momento cruciale nella conferenza di Cartagine (411), che ci mostra il vescovo d'Ippona all'opera su una questione delicata e complessa, per risvolti teologici, ecclesiologia, pastorali, ma anche culturali, sociali e politici.
"Anche in questo libro del 'De civitate Dei', Agostino mette in pratica un suo tipico modo di procedere, capace di aprire e tenere insieme un arco molto ampio di questioni, unificandole attorno a un tema emergente in cui si riassume l'intera problematica. Il tema della pace, al centro del libro XIX, ha precisamente questa funzione." (Luigi Alici)
La fiducia genera futuro, amplia la realtà, trasforma l'inevitabile in imprevedibile, dà credito a una possibilità, è condizione di un bene condiviso.
Ma oggi vive sotto l'assedio del rischio, della paura, del sospetto e fatica a spalancare finestre sull'avvenire, sospesa tra accuse di ingenuità o di neutralità.
Una deriva senza uscita?
Un saggio a più mani, una piccola spilla per poter riannodare i legami, per investire ripartendo dalla fiducia.
Nel testo, frutto di un investimento convinto nel dialogo interdisciplinare, competenze ed esperienze sociologiche, economiche, giuridiche e filosofiche convergono nella costruzione di ragioni di speranza; così le voci di Baldassare Pastore, Monica Martinelli, Stefano e Vera Zamagni s'incontrano per aiutare a tessere reti di convivenza, responsabilità e apertura generativa verso il futuro attraverso quella corda invisibile e intangibile che è la fiducia.
Al di là del mero tornaconto individuale, l'"inter-esse" richiama l'orizzonte di "ciò che ci sta a cuore" (l'essere-tra): un "nostro" che eccede la somma delle parti, oltre le frontiere bloccate del "mio" e del "tuo". In tale prospettiva si tratta di sostituire una logica di esclusione - che preferisce un individualismo finalizzato al solo profitto a una dimensione disinteressata del vivere insieme - con una logica di tipo inclusivo - orientata alla fioritura piena dell'inter-esse come condizione di possibilità del bene comune e della cura della felicità pubblica. Gli interventi di Luigino Bruni, Michele Colasanto, Giovanni Grandi e Francesco Viola illustrano percorsi antropologici, economici, filosofici e sociali in cui il riconoscimento della legittimità degli interessi individuali possa armonizzarsi con la riscoperta dell'inter-esse nella sua polifonia semantica: non la somma di bisogni individuali ma ciò che li ricomprende a un livello più alto; non lo spazio neutro dell'utile ma ciò che riconosce nuova dignità a quanto è comune.
In un'epoca in cui non riusciamo più a stare insieme perché forse abbiamo dimenticato cosa significhi essere insieme, nuove fragilità pesano sulla famiglia e sull'ordine degli affetti: alla solitudine per la morte del coniuge s'aggiunge la solitudine patita per la rottura del vincolo coniugale..
Assumendo l'invito a riconciliare ferite e speranze, miseria e misericordia, in una stagione ecclesiale segnata dal Sinodo ordinario sulla famiglia e dal Giubileo straordinario della Misericordia, il libro aiuta a riscoprire la profezia dell'amore misericordioso, ponendo in dialogo la famiglia generata dal sacramento del matrimonio e la famiglia spirituale fondata dalla beata Madre Speranza: forme diverse che disegnano il perimetro di una civiltà dell'amore come un dono per tutti.
«Il paradosso dell'educatore è quello di chi si pone sulle spalle l'opera difficile di far apparire il significato e la portata etica delle decisioni e delle azioni, incorporando quelle individuali e collettive. [...] All'educatore si domanda la difficile opera di mantenere l'essere umano tra direzione di senso e fisiologico disorientamento». Sono le parole con cui Ricoeur richiama il senso della sua ricerca, nei testi qui pubblicati sul lavoro e la parola, la sessualità e il matrimonio, la formazione e l'università. Tre snodi cruciali dell'emergenza antropologica della modernità, visitati con lungimiranza profetica e sorprendente attualità pedagogica. Nell'invito a dare forma all'umano, rendendo testimonianza alla vita, Ricoeur continua a sorprenderci.
Costante è stata l'attenzione di Ricoeur al tema della pena, nel suo versante teologico (chi commette peccato? Chi giudica e condanna?), filosofico (l'intrecciarsi di male subito e commesso) e politico-giuridico (come sanzionare il colpevole senza comminare inutili sofferenze?).
Nei saggi qui per la prima volta tradotti, che coprono l'arco dell'intera riflessione ricoeuriana, vediamo all'opera il respiro ermeneutico del filosofo: partire dalle evidenze per mostrare i rendiconti significati del "diritto di punire", un diritto che , se non riflessivamente sorvegliato, rischia di rovesciarsi nell'opposto; non riparazione di un danno, ma perpetrazione, anche involontaria, del male fisico e morale
Dinanzi a una condizione umana segnata dalla fragilità e dalla finitezza, si impone una riscoperta della cura come una forma originaria di reciprocità responsabile, che assomiglia alla figura etica dell'alleanza più che a quella mercantile del contratto. Interrogandosi intorno al rapporto tra cura e prossimità, il volume pone a confronto il paradigma della compassione e quello della competenza, che si distinguono per il diverso movimento di approssimazione proprio del curare: due forme complementari di interpretare la distanza tra l'io e l'altro, su quel difficile crinale della relazione in cui la prossimità si fa esigente e la relazione di cura domanda anche una cura della relazione.