Economia e società, educazione e mentalità, letteratura e architettura, arte e ideali di vita: questi i grandi temi scelti da Cyril Mango per presentare la civiltà bizantina (324-1453 d.C). "Mi interessava prestare attenzione a ciò che i bizantini pensavano - pensavano a proposito di se stessi e degli altri, del passato e del futuro, di come si debba vivere la vita". Come in un trittico, tre 'tavole' guidano il lettore. Nella prima Cyril Mango delinea i principali aspetti della vita dei bizantini: popoli e lingue, società ed economia, scomparsa e rinascita delle città, i dissenzienti, il monachesimo, l'istruzione. Nella seconda, descrive il corpus di credenze comuni al bizantino 'medio': il suo rapporto con le potenze del bene e del male, il suo posto nella natura, nella storia, il suo atteggiamento nei confronti degli altri popoli, il suo ideale di umanità. Nell'ultima, illustra i lasciti maggiori di Bisanzio: la letteratura, l'arte e l'architettura.
Capofila di tutte le storie cristianizzate del Buddha, questo testo bizantino degli anni intorno al Mille ha una genesi affascinante tra il Caucaso e il Monte Athos, in un intreccio di lingue, culture e religioni diverse. A questo proposito l'introduzione di Silvia Ronchey è un "romanzo di filologia" che mostra come lo studio della tradizione dei testi possa toccare il cuore degli snodi culturali e, in questo caso, degli intricati rapporti fra Occidente e Oriente. La "Storia di Barlaam e loasaf" racconta di un principe indiano che, grazie agli insegnamenti di un anacoreta, fugge dal palazzo dove il padre l'ha rinchiuso per proteggerlo dai mali del mondo, abbandona il destino regale e avvia il suo percorso mistico-eremitico. Che la storia ricalcasse quella del Buddha se ne erano accorti già gli studiosi di fine Ottocento, ma la matassa dei passaggi e delle mediazioni è stata dipanata solo in anni recenti, anche grazie all'edizione critica pubblicata da Robert Volk nel 2009. Basandosi sul suo testo e sui suoi apparati, Paolo Cesaretti consegna ai lettori una puntuale revisione della traduzione (di entrambi i curatori) e una ristrutturazione delle note e degli indici, che completano l'informazione aggiornata sull'insieme dell'opera fornita nel saggio introduttivo. Si possono così apprezzare sia le qualità narrative del testo sia la ricchezza allusivo-sapienziale delle parabole incastonate nel racconto, che hanno affascinato molti scrittori nel corso dei secoli.
In quest'opera l'autore sottrae definitivamente l'arte mediterranea dei secoli dal III al VII secolo al pregiudizio classicistico della "decadenza" per mostrarne le ragioni di fondo, nella trasformazione da una visione del mondo essenzialmente umanistica a una concezione più spirituale ed astratta. Il testo riporta i riferimenti alla storia delle idee dell'epoca, allo sviluppo dei centri di produzione artistica, da Costantinopoli a Ravenna, alla persistenza di tradizioni antiche fino ad arrivare all'accostamento con l'esperienza artistica del XX secolo dell'astrattismo. Il corredo di oltre 200 illustrazioni costituisce per la sua completezza quasi un libro dentro il libro.
"Alle origini dell'arte bizantina", qui presentato nell'edizione italiana a cura di Maria Andaloro e Paolo Cesaretti, è uno di quei testi seminali, che rivoluzionano le discipline; una di quelle opere che si pongono come spartiacque per generazioni di studiosi e che giungono a superare il campo dell'appartenenza specialistica per porsi come «classici moderni» del pensiero e della riflessione storico-artistica. È l'opera con la quale Kitzinger - coetaneo e sodale di Gombrich e di Panofsky, di Wittkower e di Held; transfuga, come loro, dalla Germania nazista - sottrae definitivamente l'arte mediterranea dei secoli dal III al VII al pregiudizio classicistico della «decadenza» per mostrarne le ragioni di fondo, nella trasformazione da una visione del mondo essenzialmente umanistica a una concezione più spirituale e astratta. Ricca di riferimenti alla storia delle idee dell'epoca, allo sviluppo dei centri di produzione della cultura visiva (dal Levante a Costantinopoli, da Roma a Ravenna), alla persistenza di tradizioni antiche, e nel contempo folgorante negli accostamenti all'esperienza artistica del XX secolo - particolarmente all'astrattismo -, "Alle origini dell'arte bizantina" è non solo il capolavoro del suo autore, ma anche la più incisiva e persuasiva introduzione all'arte del mondo tardoantico e protomedievale. E adatta ai più diversi livelli di lettura e di «fruizione» anche per la seduzione di una scrittura sempre brillante e sostenuta, corredata da inoppugnabili riscontri visivi nelle oltre 230 illustrazioni che corredano il volume e che costituiscono una sorta di libro-dentro-il-libro.