Questo volume presenta un articolato approfondimento dei temi emersi dalla ricerca nazionale quali-quantitativa sulla religiosità in Italia portata avanti tra il 2017 e il 2018, che ha coinvolto molti poli universitari e centri di ricerca e mobilitato diversi studiosi del nostro Paese. È anche una sorta di esperimento di sinergia metodologica, perché ha messo insieme approcci, tecniche, metodi ? alcuni tradizionali e altri più innovativi ? al fine di evidenziare limiti e potenzialità di un modo di fare ricerca il più possibile aperto a diverse prospettive analitiche e mirato a cogliere, weberianamente a "comprendere", l'odierna complessità del credere. Attraverso il percorso proposto, il testo vuole valorizzare la pluralità: diversi approcci, plurimi attori e molteplici forme del credere. Infatti, se è vero che nella moltiplicazione delle possibilità esplicative, osservative ed esperienziali si rischia di smarrire il senso dell'unità e di alimentare l'incertezza, è anche vero che soltanto con una prospettiva polisemica e multidimensionale si possono cogliere in profondità le sfumature dei fenomeni più complessi.
I saggi riportati in questo quarto quaderno possono dirsi rappresentativi dell'impegno paidetico e umanistico di Edda Ducci. In essi si concretizza l'analisi fenomenologica e morfologica sulla relazione sostenuta dall'autrice nel 1974 in "Essere e comunicare". Tutto è in relazione e l'essere dell'uomo si perfeziona, comprende la propria incompiutezza, intenzionalità ed educabilità solo incontrando l'altro. Un modo di intendere la relazione che, sul modello kierkegaardiano, sarà sostenuto non tanto da un'arida comunicazione di "sapere" quanto da una edificante comunicazione di "potere" in grado di imporsi non solo come «comunicazione del vero ma fondamentalmente, in un discorso pedagogico, come comunicazione del valore». Relazione e comunicazione, "pungoli" per la filosofia dell'educazione, attraverso auctores importanti quali Platone, Epitteto, Pseudo Boezio, santa Caterina o anche Ebner e Grazia Deledda. Essi saranno in grado di aprire a una "libertà interiore" intesa dall'autrice come: «avvertenza profonda, non comunicabile in termini astrattamente razionalistici, ma attingibile e quasi sperimentabile». Approdare a questi temi vuol dire porsi sulla strada del pensare l'educazione nel costante contatto con una realtà che, mentre qualifica la convivenza, valorizza l'umano nell'uomo.
«L'interlocutore, nel dialogo, non è un nemico da vincere. Non è neanche un ingenuo da persuadere, né un ignorante da istruire, e nemmeno un adulatore di cui si sia andati alla ricerca. E il compagno di strada con cui si impara a sincronizzare il passo, giorno dopo giorno, verso la meta che l'uno fa intravedere all'altro. Con cui si cerca pazientemente un punto in comune, solido, che tenga, che consenta l'abbandono del solipsismo e la mutua comprensione. Che è un cercante, una persona reale, colta e avvicinata nella sua realtà. È colui mediante il quale la nostra vita interiore si illumina e si fa vera, per cui il nostro agire, e primamente quello interiore, attinge vigore e si dispiega. Questo richiede anzitutto che si impari ad essere attivi interiormente, che si restringa lo spazio della passività, indicato dal ricevere da fuori, dallo sperimentare quello che il diverso da noi ci invia, e che noi avvertiamo come un nostro mutamento provocato. Diventare attivi portando (o riportando) al vivo le fibre del proprio essere, vinta l'innata pigrizia, e vinta anche la paura di quell'irrepetibilità scritta in queste stesse fibre» (E. Ducci, "Approdi dell'umano. Il dialogare minore").
Il volume tratteggia un disegno filosofico-educativo coagulato intorno ad alcune tematiche di ampio spessore pedagogico, quali il dialogo, la poetica, la morale dell’essere, la crescita dell’animus e la partecipazione. Coerenti con la riflessione di Edda Ducci, queste tematiche sono tenute insieme dal filo del filosofare, inteso come mezzo, o meglio, come cuore che pulsa e sempre rinnova l’oggetto della filosofia dell’educazione.
Presentazione del volume
I cinque saggi riportati in questo libro punteggiano un disegno filosofico-educativo coagulato intorno ad alcune tematiche di ampio spessore pedagogico, quali il dialogo, la poetica, la morale dell'essere, la crescita dell'animus e la partecipazione. Capaci di non cedere al fascino dell'immediatezza in cui il sapere pedagogico spesse volte trova il suo approdo, questi temi, intesi nella loro profonda umanità, potrebbero aiutare a comprendere quelle direzioni tese a un'azione educativa portatrice di fondanti valori etici. I pensatori a cui gli autori dei saggi si appoggiano per analizzare le singole tematiche hanno vissuto ed esperito l'uomo nella sua totalità: Platone, maestro insuperabile del dialogo, analizzato attraverso il suo Protagora, per scrutare la comprensione di un agire comunicativo fatto di indagine e di premesse, categorie essenziali per un dialogo educativo vero e autentico; Tommaso d'Aquino, interpretato attraverso il suo De Magistro, per cogliere gli strumenti del conoscere e insieme tentare di comprendere nell'educativo la necessità di una profonda riflessione tra poesia e pratica filosofica; Dhuoda, madre di un figlio lontano, letta attraverso il suo Liber Manualis, per indirizzare alla formazione di una coscienza personale portatrice di momenti paidetici essenziali quali l'umiltà, la volontà e la relazione; Seneca, autore senza età, per stimolare una desiderosa conoscenza di sé, per risvegliare un autentico interesse per l'educativo, per motivare a una professione responsabile e delicata quale quella dell'insegnante; Ebner, dialogista tra i più importanti del nostro tempo, per far comprendere, attraverso un'azione educativa partecipata, il confine tra natura e storia dell'uomo in cui lo spirito, tramite una comunicazione fatta non di suoni ma di parola, esprime pienamente ciò che rende umano l'uomo. Coerenti con la riflessione della filosofa dell'educazione Edda Ducci (1929-2007), queste direzioni sono tenute insieme dal filo del filosofare, inteso come mezzo, o meglio, come cuore che pulsa e sempre rinnova l'oggetto della filosofia dell'educazione.
Scritti di: Fiamma Albanesi, Stefano Bacchetta, Cosimo Costa, Barbara Minelli, Valeria Muti.
Cosimo Costa è ricercatore di Pedagogia generale e Filosofia dell'educazione presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) di Roma. Per l'editore Anicia ha curato Per una filosofia dell'educazione. La riflessione di Edda Ducci attraverso i suoi scritti (2015); Sulla natura dell'essere. Le origini di una filosofia dell'educazione (2016).
Indice
Carmela Di Agresti, Presentazione
Fiamma Albanesi, Il dialogo nell'agire educativo. Annotazioni su un dialogo platonico
(Dia-logos ed esistere; Dialogo o chiacchiera?; Il dialogo: cuore pulsante della realtà-uomo; Le categorie dell'incontro; Il percorso dialettico; Bibliografia)
Stefano Bacchetta, Filosofare con i bambini. Dal De magistro di Tommaso d'Aquino indicazioni per un'educazione poetica
(Introduzione; Chi può insegnare? Una risposta dal De magistro; Gli strumenti e i signa; Filosofia e poesia. Quando insegni al bambino il nome dell'uccello, il bambino non vede più l'uccello; Poesia come signum e strumento; La Poesia nella dinamica tra inventio e disciplina; Riflessioni; Quale filosofia con i bambini? Quale poesia?; Conclusioni; Bibliografia)
Cosimo Costa, Sulla formazione morale dell'essere. Spunti di riflessione dal Liber Manualis di Dhuoda
(Circa l'educazione morale; Dhuoda: anima "turbata dai molti affanni; La condizione dell'umiltà; Il motivo della volontà; L'etica della relazione; Conclusioni; Bibliografia)
Barbara Minellim Attendere all'umano (Attendas ad totum hominem)
(Filosofare sull'educativo; Inquietare; La proposta di Seneca; Seneca e lo Stoicismo; L'educazione dell'animo; Bibliografia)
Valeria Muti, La parola tra l'Io e il Tu in Ferdinand Ebner. Prossimità o partecipazione?
(La muraglia cinese; L'Io e il Tu; Dalla prossimità alla partecipazione; Bibliografia).
Quando nei primi decenni del secondo Novecento la pedagogia era ancora impegnata nel definire la propria identità di sapere, Edda Ducci era appena uscita dagli studi di filosofia teoretica e si apprestava ad entrare nel complesso logos del sapere pedagogico. Nonostante il sospetto dei pedagogisti, timorosi di una indebita colonizzazione filosofica, l'autrice stava per intraprendere una strada, quella del dialogo, che la porterà negli anni ad una singolare interpretazione del rapporto filosofia-pedagogia. Per l'autrice è sempre stato chiaro che la «pedagogia è un contenitore troppo vasto» e che la differenza non consiste soltanto nel considerare l'uomo come oggetto o soggetto, ma piuttosto come l'esplicitarsi di due possibilità: l'una sostiene il sapere circa l'oggetto/soggetto; l'altra mira al costituirsi di una dialettica costantemente alimentata dalla simbiosi tra sapere e modo di essere del soggetto/oggetto. Perciò la filosofia dell'educazione di Edda Ducci non è vista come techne, ma come qualcosa che imprime un suo sigillo ad una praxis che pensa e vive la persona come un "al di là" dell'oggetto.
Trovare un fondamento per una paideia filosofica attraverso una metafisica dell'essere: questo il fine che può riscontrarsi nei primissimi studi di Edda Ducci. Anche lei, dunque, si pone la domanda che tanto ha inquietato gli spiriti ricercanti della filosofia: "quale la verità dell'essere?". E proprio in queste pagine iniziali la studiosa casentinese ha tentato di offrire una risposta attraverso le voci di due commentatori alessandrini. Simplicio e Filopono, da lei allora frequentati, "tappe non inutili e forse obbligate ella scrive per chi voglia affrontare seriamente il perenne interrogativo". Tale fine diviene vitale per il pensiero filosofico-educativo di Edda Ducci, maturato attraverso Platone e il mito della caverna e intento ad offrire stimoli per una corretta azione educativa in cui la comprensione del proprio essere risulti essenziale per partecipare autenticamente alla propria natura e alla propria storia. In un tempo di aridità e di crisi per l'identità personale, l'impegno dell'autrice, che passa da una "filosofia dell'essere" ad una "pedagogia dell'essere", insegna che solo attraverso la decodificazione sempre più agile di situazioni interiori, e il ruminare la parola metexis, si può seriamente intendere la significanza dell'essere uomo in educazione.
Non sembra si possa intravedere un luogo ove l'Eucaristia - pane, alimento e sostegno della vita del credente - possa integrarsi, più autenticamente, come nel pellegrinaggio cristiano, poiché il mistero eucaristico si ritrova in questa pratica devozionale come in uno spazio proprio e, in qualche modo, alla sua sorgente. C'è un'evidente armonia e analogia tra pellegrinaggio ed Eucaristia per il fatto stesso che l'una e l'altra "riuniscono". Infatti, se il pellegrinaggio facilita l'incontro e la fusione ed è sua caratteristica quella di saldare insieme in una stessa esperienza spirituale i pellegrini, dove si completa la pienezza della comunione fraterna se non nell'Eucaristia? Quando il "popolo peregrinante" fa l'Eucaristia, l'Eucaristia fa la Chiesa, la genera, la costruisce, poiché è sorgente dell'unione che Dio offre in Gesù. Solo l'Eucaristia è sacramento del "corpo" del Signore che costituisce il "corpo ecclesiale" del Cristo. È logico, dunque, domandare all'Eucaristia di completare l'opera del pellegrinaggio: quest'ultimo riunisce un popolo; la Messa ne fa il corpo ecclesiale del Cristo. È evidente che il valore dell'Eucaristia è omogeneo (anche se sostanzialmente più ricco) all'efficacia del pellegrinaggio; secondo una logica interna si può dire che il pellegrinaggio, "che riunisce", esige come suo coronamento la "comunione" che è l'effetto tipico dell'Eucaristia.