Con questo volume, l'ultimo dell'opera omnia di Pier Damiani, viene dato alla serie dei 12 volumi un carattere conclusivo. A integrare il profilo del santo eremita e cardinale vi si legge l'ultimo gruppo di lettere per lo più da ascrivere agli ultimi anni della sua vita e due testi direttamente o indirettamente a lui riconducibili: la relazione del suo viaggio a Cluny, in un momento cruciale della riforma del secolo XI, e la vita scritta dal discepolo e segretario Giovanni da Lodi. Infine, l'aggiornamento della bibliografia generale dopo quindici anni di studi fioriti anche grazie a questa impresa editoriale.
Che cosa significava libertà nel medioevo? A questa domanda rispondono alcuni dei migliori medievisti a livello mondiale, ciascuno secondo un particolare angolo visuale. Sul piano teologico la libertà era la condizione essenziale di Dio, della quale gli uomini potevano a vario titolo partecipare pur all'interno di un ordine gerarchico che abbracciava il Cielo e la terra. Essere liberi significava allora godere di privilegi concessi dall'autorità regia o dai papi. Questi ultimi a partire dal XI secolo usarono il concetto di Libertas ecclesiae / Libertas ecclesiastica dapprima per rivendicare l'autonomia della Chiesa dai poteri secolari, quindi per difendersi dai tentativi di impossessarsi del patrimonio ecclesiastico operato dai Comuni. Nel frattempo la libertas si era insinuata nel linguaggio politico delle città italiane con modalità enfatizzate dalla nostra tradizione storiografica. Su questi temi il volume offre significative e stimolanti novità.
Un'opera di riferimento per lo studio della storia del XI secolo. IN PRIMA TRADUZIONE ITALIANA INTEGRALE. Il corpus delle opere di Pier Damiani (1007-1072) è del tutto eccezionale nel panorama della letteratura dell'XI secolo, sia per la quantità che per l'elegante qualità degli scritti. Essi rivestono un grande interesse prima di tutto per lo storico, in quanto sono ricchi di informazioni sull'Autore e sulla sua epoca. Nelle sue lettere, qui tradotte per la prima volta integralmente in italiano, affronta i temi più scottanti della sua epoca, in un momento di grandi rivolgimenti politici, economici, sociali e religiosi, mentre i tempi nuovi della civiltà Occidentale si affacciano con prepotenza. Nutrito di cultura letteraria e patristica eccezionale per il suo tempo, in questo gruppo di lettere affronta problemi teologici (l'onnipotenza di Dio), esegetici, di riforma monastica ed ecclesiale e di direzione spirituale (di rilievo le lettere alla imperatrice Agnese).
In pieno XI secolo, un tournant decisivo della storia europea, un giovane professore ravennate di retorica, imbevuto di cultura profana, irruppe in un piccolo eremo dell'Appennino marchigiano alla ricerca di Dio nella solitudine e nella preghiera. Da quel momento la storia di Pier Damiani e di Fonte Avellana mutò radicalmente. La presenza del grande scrittore moltiplicò a dismisura le possibilità per i contemporanei e per i posteri di conoscere le vicende dello sparuto gruppo di eremiti raccolti alle pendici del Catria. Il volume cerca di comprendere il senso di questa trasformazione attraverso l'esame degli scritti di Pier Damiani e delle fonti documentarie del suo tempo. Ne risulta un quadro tutt'altro che scontato, in cui i molti successi del carismatico ravennate, che seppe influire positivamente su aspetti decisivi della vita dell'eremo, si alternarono a conflitti più o meno latenti con la comunità avellanita.CONTRIBUTI DI:Nicolangelo D'Acunto Giancarlo Andenna Guido Cariboni Tommaso di Carpegna Falconieri Stefania Zucchini Roberto Bernacchia Paola Galetti Elisabetta FilippiniGabriele Archetti Lorenzo Saraceno Umberto Longo Ugo Facchini Giacomo Baroffio Massimiliano Bassetti Pierluigi Licciardello Cosimo Damiano Fonseca
Nell'Italia dei secoli X-XII la società stava esaltando e sfruttando al massimo le potenzialità della frammentazione del potere in ambiti localmente circoscritti. Al contrario, nel campo della vita religiosa si realizzavano forme di coordinamento di comunità più o meno distanti nello spazio ma vicine nelle norme e nelle pratiche quotidiane, negli usi liturgici. Il libro analizza i vari meccanismi istituzionali messi in atto dalle diverse reti monastiche e canonicali, mettendo in rilievo, in particolare, come il progetto istituzionale riusciva a perpetuare l'ispirazione profonda dei fondatori. Gli autori: Cosimo Damiano Fonseca, Giancarlo Antenna, Vittorio Carrara, Mariano Dell'Omo, Glauco Maria Cantarella, Nicolangelo D'Acunto, Stefania Zucchini, Pierluigi Licciardello, Francesco Salvestrini, Cristina Antenna, Francesco Panarelli, Tommaso di Carpegna Falconieri, Guido Cariboni.
Sono qui raccolti gli scritti che Cinzio Violante ha dedicato dal 1970 al 1997 a Gioacchino Volpe! 1876-1971, che idealmente considerava il proprio maestro. Fra i massimi storici della sua generazione, Volpe era stato anche uno degli intellettuali di spicco del regime fascista, e per questo la sua eredità fu un segno di contraddizione nell'Italia degli anni Quaranta e Cinquanta. Nelle sue opere Violante trovò una chiave di lettura del medioevo italiano e mediterraneo, e più in generale della storia intesa come movimento complessivo di cui gli uomini possono anche non essere del tutto consapevoli. Arricchiscono il volume la bibliografia di e su Volpe medievista, oltre all'edizione del carteggio da lui intrattenuto con Violante.