Queste pagine nascono dalla volontà di "accompagnare" il Messaggio del Papa per la 51a Giornata delle Comunicazioni Sociali. Il tema - Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo - è approfondito a più voci, partendo da prospettive e sensibilità diverse. Completa il testo una proposta di strumenti per l'uso pastorale del messaggio, con schede operative per genitori ed educatori. Sommario: Papa Francesco, "Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo"; Ivan Maffeis, "Introduzione". Commenti: Pier Cesare Rivoltella, "Mediare i media"; Adriano Fabris, "Logica dello spettacolo e «logica della "buona notizia"»"; Francesco Occhetta, "Post-verità o post-coscienza? Le responsabilità del giornalista"; Salvatore Natoli, "Incredibilità della fede e praticabilità del cristianesimo"; Giuseppe Lupo, "Narrare per attendere l'alba".
Il giornalismo resta una delle professioni più affascinanti del mondo. Lo testimoniano i tanti giovani che aspirano a svolgerla o il successo delle iniziative editoriali nelle scuole. Il perché è presto detto: il giornalismo dà alla gente occhi, orecchie e bocca per farsi sentire. Del resto, come può non affascinare un'attività che ha lo scopo di mettere in contatto le persone con quel che accade, non importa se sul pianerottolo di casa o in uno sperduto angolo della terra? E oggi che lo sviluppo tecnologico consente di essere presenti ovunque e con grande tempestività, si moltiplicano le potenzialità di una professione che esige capacità e preparazione. Anche per diventare giornalista occorre studiare, imparare dai libri regole e mestiere. Dal gennaio 2014 è anche in vigore l'obbligo/opportunità della formazione professionale continua. Le famose suole consumate sulla strada di qualche decennio fa non bastano più a garantire un'informazione di qualità. Bisogna avere una buona preparazione di base, che non è solo padronanza della lingua o competenza tecnica. È anche sensibilità etica e senso del limite, perché dietro ogni notizia ci sono persone con i loro diritti e le loro ragioni. Ecco, dunque, la necessità di questi volumi non solo per chi si accinge a intraprendere il "mestiere" più bello del mondo, ma anche per quei colleghi che vogliono tenersi al passo con i tempi.
Il mondo, già provato dalla crisi dei subprime, è alle prese con lo spettro di una nuova recessione mondiale se non addirittura con una seconda Grande Depressione dagli sviluppi, anche sociali, imprevedibili. Le crisi di susseguono ormai con regolarità impressionante mettendo a dura prova Stati, unioni economiche e continenti interi. Quali sono le cause di queste crisi? Che cosa frena realmente l'economia? Come eliminare gli ostacoli allo sviluppo? Come riportare l'accento sull'economia reale schiacciata negli ultimi due decenni dall'economia finanziaria? Tante domande, un'unica certezza: la via d'uscita è l'adozione di un'etica della responsabilità che punti con decisione su sussidiarietà, solidarietà e sostenibilità dell'azione di politica economica e dell'agire di imprenditori e delle altre parti sociali.
Il terzo incontro promosso dal Centro di Bioetica "Luigi Migone" ha concluso il discorso sui "fondamenti" della bioetica. È stato messo a fuoco il problema del rapporto fra persona e vita alla luce delle più recenti posizioni della filosofia e della bioetica. La relazione di base di Salvatore Natoli, presenta un'ampia riflessione sugli interrogativi posti oggi dall'interpretazione del termine "persona". Due successivi contributi sono stati presentati dagli studiosi locali Umberto Regina e Vittorio Franciosi. Ai tre interventi dell'incontro fa seguito un importante "annesso" di Giorgio Campanini su un tema di grande attualità, quello dei "rapporti fra salute, affetti e famiglia".