Umanesimo e digitalizzazione, due termini che fanno capo a realtà complesse e a prima vista discordanti: da un lato il millenario percorso di scoperta da parte dell'uomo delle proprie risorse spirituali e cognitive, consolidatosi nell'autoconsapevolezza della propria specificità, dall'altro una rivoluzione tecnologica - opera anch'essa umana - che incide a tal punto sulle coordinate spazio-temporali dell'esperienza naturale da sovvertire l'umana autocoscienza e la percezione della realtà nel suo complesso. Se pure così distanti, umanesimo e digitalizzazione sembrano oggi avanzare un'incalzante pretesa di complementarità. Il sintomo più evidente, ma non certo l'unico, di questo processo in atto sono i nuovi percorsi disciplinari compresi nelle Digital Humanities e addirittura il formarsi di una nuova disciplina, il cui nome - Informatica umanistica - non lascia dubbi circa l'ordine di priorità fra i due termini. Ma in base a quali criteri tale priorità andrebbe accertata? Se uno dei tratti distintivi dell'umanesimo consiste nel far precedere la prassi da adeguata riflessione, allora è molto importante riflettere sia sulle implicanze della nuova simbiosi sia sulle sue diverse applicazioni. I contributi raccolti nel presente volume, affidati a studiosi di fama internazionale, intendono offrire un agile strumento non solo per orientarsi fra le applicazioni più significative della digitalizzazione nell'ambito delle discipline umanistiche, ma anche per formarsi un'opinione più circostanziata su un fenomeno sociale già ampiamente diffuso ma dai contorni ancora vaghi.
Ai due esimi filosofi dell'Atene del IV secolo Eric Voegelin dedica il terzo volume del suo opus magnum. Con Platone e Aristotele l'esperienza dell'ordine denominata "filosofica" - ampiamente ripercorsa nel volume II, Il mondo della polis - si fa scienza dell'ordine: umano, divino e cosmico. Pur saldamente radicata nella polis, la filosofia come scienza dell'ordine è destinata a travalicarne i confini e a diventare uno dei simboli imperituri di ordine nella storia, patrimonio comune dell'umanità. Oltre che rispondere al disegno unitario di Ordine e storia, questo volume presenta un ampio studio monografico del pensiero e dell'opera di Platone e, in misura più circoscritta alla componente politica, di Aristotele. Voegelin dimostra che perizia filologica e impiego avveduto del metodo storico-critico non debbano condurre all'impasse dell'interpretazione filosofica, che evoluzione del pensiero e coerenza teorica non vadano intese come alternative. Fin dall'antichità le opere di Platone e di Aristotele sono state fonte di perenne sfida per l'interprete. I dialoghi platonici variano nello stile, negli argomenti esposti e nel modo di presentarli e, in quanto rappresentazioni sceniche, danno voce al loro autore sempre e solo per bocca altrui. Donde l'enigma, da alcuni ritenuto insolubile, di riuscire a decifrare il pensiero dell'autore. Voegelin offre una ricostruzione che mira a ricavare il contenuto filosofico dei dialoghi ponendo attenzione alla loro struttura simbolica e al ricorso al mito, non lesinando il riferimento alla realtà storica in cui Platone viveva. Molte incongruenze vengono così appianate. Ciò vale tanto per la fase socratica del pensiero platonico, che termina con Repubblica, quanto per la traiettoria unitaria dei dialoghi tardi, dal Fedro alle Leggi. Per quanto riguarda Aristotele, Voegelin contesta la tesi secondo cui "la filosofia di Platone e quella di Aristotele sarebbero separate da un profondo iato". Egli parte dall'assunto che i trattati di cui si compongono le opere esoteriche siano stati redatti su un lungo periodo e assemblati dallo stesso Aristotele più o meno nel modo in cui ci si presentano nel corpus, secondo le unità tematiche in cui si articola il sapere (dialettica, retorica, etica, politica, metafisica, fisica, ricerche sugli animali...); che siano stati in parte lasciati com'erano, in parte integrati e adattati dal filosofo nel corso dell'elaborazione completa del suo pensiero. La differenza nel modo di presentare il contenuto sarebbe dovuta alla finalità dell'opera, come nel caso della Retorica, che intende offrire uno strumento di dialettica deliberativa al buon politico. Un ampio apparato di indici aiuta a contestualizzare il libro. In particolare, un indice dei termini greci, che riprende idealmente quello pianificato da Voegelin per l'edizione originaria, risponde all'esigenza di reperire agevolmente le molte interconnessioni fra la miriade di temi che l'opera tocca.
Dopo il primo volume, dedicato a Israele e a come prese forma in simboli la sua esperienza sullo sfondo degli imperi cosmologici del vicino Oriente Antico, il secondo volume di Ordine e storia, un grande classico della filosofia politica, si rivolge all'area greca. Anche qui si attuò una rottura con la prospettiva cosmologica, grazie a un "salto nell'essere" in cui il mito fu oltrepassato nell'ordine trascendente-divino. Si trattò di un passaggio graduale, scandito dalla transizione dal mito alla filosofia. Esso prese avvio nell'epica omerica, con la creazione del mito olimpico e il risveglio della coscienza di un comune ordine egeo che poggiava su un passato minoico-miceneo. Proseguì con la Teogonia esiodea, in cui il materiale mitico, soprattutto omerico, venne riplasmato secondo un'intenzione speculativa. Approdò infine mediante l'anello intermedio dei "filosofi mistici" Senofane, Parmenide ed Eraclito - alla metafisica di Platone e Aristotele. Il termine di questa transizione trova espressione nella formula "Dio misura invisibile dell'uomo". Questo lungo percorso viene scandito da Voegelin in due volumi: il primo dei quali (quello presente) inizia dal remoto passato minoico e termina con i rivolgimenti dell'età della Sofistica.