A 45 anni, nel pieno della sua maturità artistica e professionale, Charles Dickens è profondamente insoddisfatto: della famiglia, del lavoro, della propria immagine. Nasce così, contro il parere di tutti, il progetto di reinventarsi come "lettore" delle proprie opere e di portare in scena, in stupefacenti one man shows, alcune pièces tratte dalla sua produzione narrativa: i Readings appunto, o copioni, che qui presentiamo nella prima traduzione italiana. Fu un successo travolgente. Per poco più di dieci anni, prima in tutto il Regno Unito e poi negli Stati Uniti, Dickens compie tournées entusiasmanti, che riempiono le sale di migliaia di spettatori ipnotizzati davanti ai quali egli "recita" il mondo variegato e ricchissimo della sua narrativa, riportando in vita - condensati, riadattati e reinterpretati - i momenti, le scene e i personaggi più amati, da lui e dal suo pubblico. Da grande attore qual era, trasporta nella voce tutta la ricchezza inesauribile del proprio linguaggio, dalle sfrenatezze del comico alle melodrammatiche intensità del patetico, alle oscure pulsioni del tragico, in spettacoli di indimenticabile intensità emotiva di cui rimangono attonite e appassionate testimonianze. Niente, naturalmente, potrà restituire l'incanto di quei momenti; ma questi "copioni", che conservano tutte le tracce del parlato e del processo di drammatizzazione, mostrano intatto l'affascinante percorso di un autore maturo che ritorna su se stesso accogliendo e negando, scegliendo e spostando trame, personaggi e temi di tutta la sua lunga vita creativa. Rivisitazioni trepidanti e anche per lui sconvolgenti che lo sfiniscono, ma che pure continua a mettere in scena, fino all'ultimo tour, pochi mesi prima della morte.
Le fertili riflessioni sulla dimensione umana del costruire e dell'abitare di uno fra i più grandi storici dell'arte del novecento
Il testo raccoglie una serie di saggi che Eugenio Battisti scrisse tra il 1958 e il 1989 riferiti all'architettura e ai suoi sconfinamenti, attraverso esplorazioni che ne aggirano, come in un vortice o in un caleidoscopio di riferimenti, le infinite sfaccettature tematiche. Con un linguaggio piano e nello stesso tempo fermo nelle posizioni, l'autore, tra i massimi storici dell'arte del nostro secolo, taglia e riduce fili e trame dell'architettura, con l'occhio sempre pronto a carpire l'infinitamente grande con l'infinitamente piccolo delle contraddizioni interne alla disciplina. Battisti anticipa argomenti come la Controstoria già avvertita nel 1952; il monumento come anticipazione dell'architettura; la casa come macchina in continua traformazione; l'inutilità degli schemi proporzionali; formula l'ipotesi di un'arte che non bisogna di diplomatici ma di profeti; definisce il ruolo della prefigurazione nell'immaginare l'architettura, lo scopo della città osservata in un ciclo di "autogenesi". I saggi qui raccolti sono testi mirati sul contemporaneo riordinati in quattro sezioni: per la casa oltre le cose; l'occhio globale; riorganizzando il caos; didattica e profezia. Come storico, Battisti introduce metodi e indagini ora alla portata di molti e con sorprendente preveggenza fa riscoprire il fascino degli esiti della ricerca quando essa è condotta in assoluta libertà. Battisti progettava con la storia, stabilendovi nessi e impensabili paradossi teorici. "Chi inventa", diceva, "bisogna che abbia la testa svagata, che trovi un suo ritmo biologico totalmente distinto dal tempo ufficiale, che faccia una quantità di esperienze inutili e superflue, che sprechi dunque vita, tempo, soldi, rapporti sociali e rinunci all'attendibilità in attesa di un miracolo".