Gli studi di Eugenio Battisti, qui raccolti e in parte ancora inediti, hanno illustrato, attraverso le lenti della fortuna critica cresciuta attorno alla personalità e alle opere di Michelangelo, un caso esemplare di creazione storica e ideologica del mito sul maestro, che ha percorso secoli di cultura artistica, in un dialogo mai esaurito, anzi risorgente ancor oggi alla controluce del gusto e dell'estetica del mondo contemporaneo.
Le fertili riflessioni sulla dimensione umana del costruire e dell'abitare di uno fra i più grandi storici dell'arte del novecento
Il testo raccoglie una serie di saggi che Eugenio Battisti scrisse tra il 1958 e il 1989 riferiti all'architettura e ai suoi sconfinamenti, attraverso esplorazioni che ne aggirano, come in un vortice o in un caleidoscopio di riferimenti, le infinite sfaccettature tematiche. Con un linguaggio piano e nello stesso tempo fermo nelle posizioni, l'autore, tra i massimi storici dell'arte del nostro secolo, taglia e riduce fili e trame dell'architettura, con l'occhio sempre pronto a carpire l'infinitamente grande con l'infinitamente piccolo delle contraddizioni interne alla disciplina. Battisti anticipa argomenti come la Controstoria già avvertita nel 1952; il monumento come anticipazione dell'architettura; la casa come macchina in continua traformazione; l'inutilità degli schemi proporzionali; formula l'ipotesi di un'arte che non bisogna di diplomatici ma di profeti; definisce il ruolo della prefigurazione nell'immaginare l'architettura, lo scopo della città osservata in un ciclo di "autogenesi". I saggi qui raccolti sono testi mirati sul contemporaneo riordinati in quattro sezioni: per la casa oltre le cose; l'occhio globale; riorganizzando il caos; didattica e profezia. Come storico, Battisti introduce metodi e indagini ora alla portata di molti e con sorprendente preveggenza fa riscoprire il fascino degli esiti della ricerca quando essa è condotta in assoluta libertà. Battisti progettava con la storia, stabilendovi nessi e impensabili paradossi teorici. "Chi inventa", diceva, "bisogna che abbia la testa svagata, che trovi un suo ritmo biologico totalmente distinto dal tempo ufficiale, che faccia una quantità di esperienze inutili e superflue, che sprechi dunque vita, tempo, soldi, rapporti sociali e rinunci all'attendibilità in attesa di un miracolo".
L'autore considera l'aspetto visivo artistico-architettonico dei giardini rappresentati in dipinti o tuttora esistenti, le descrizioni poetiche di letterati e umanisti coevi e delle loro fonti, il rapporto con la devozione e l'immaginario mitologico, estendendo il metodo iconologico a famosi testi letterari, e ad opere artistiche e architettoniche, intese come strutture simboliche. Dall'odierno incontro tra iconologia ed ecologia nasce anche la rivalutazione dei giardini nel paesaggio urbano e la costituzione di parchi tutelati dalla legge.