Quella di Elton John è una vita straordinaria, costellata di incredibili alti e bassi. Finalmente ha deciso di condividerla con noi, senza reticenze, nei suoi momenti più spassosi ma anche in quelli più difficili, a partire dall'infanzia nel sobborgo londinese di Pinner e dal complicato rapporto con i genitori. Reginald Dwight, questo il suo vero nome, era un bambino timido con l'improbabile sogno di diventare una stella del pop. All'età di ventitré anni si esibì nel suo primo concerto in America, di fronte a un pubblico sbalordito dal suo abbigliamento: salopette giallo canarino, maglietta coperta di stelle e scarponi con le ali. Era nato Elton John, e il mondo della musica non sarebbe stato più lo stesso. "Me" è un racconto pieno di eccessi e colpi di scena: dal rifiuto delle prime canzoni scritte con l'amico Bernie Taupin alle follie da superstar in cima alle classifiche; dall'amicizia con John Lennon, Freddie Mercury e George Michael ai balli con la regina; dai tentati suicidi alla tossicodipendenza che, all'insaputa di tutti, lo avrebbe tormentato per oltre un decennio. Con il suo tono schietto e appassionato, Elton John ci parla del suo percorso di disintossicazione e della creazione della AIDS Foundation, delle vacanze con Versace e del funerale della principessa Diana. Racconta come ha conosciuto il vero amore grazie a David Furnish e descrive l'esatto momento in cui ha compreso di voler diventare padre, stravolgendo ancora una volta la propria vita.
«La musica è capace di far vivere esperienze e mondi che amplificano il reale e ciò è ancor più vero quando l'uomo unisce alla musica la sua voce per far nascere il canto. Nel canto spirituale, in cui le melodie e i ritmi si fondono con corpo, mente e spirito, l'uomo comunica se stesso ed entra in dialogo con lo Spirito del Dio Altissimo. Tanti sono i trattati di tecnica del canto, anche dal punto di vista teologico... La mia esperienza, che descrivo in queste pagine, è una sorta di sintesi di un po' di tecnica di base, un pizzico di teologia e di tanto amore per il canto come strumento di comunione tra gli uomini e con Dio» (fra Alessandro).
Alcuni anni fa il coro di una parrocchia di Forlì eseguì questi canti mariani ed io ne feci un commento storico e semantico. Oggi, nel riproporne il testo vorrei ravvivare la fiamma d'amore per Maria e l'interesse per questi canti, ormai classici, ma purtroppo accantonati, perché possano tornare nel repertorio sia pure accanto a quelli moderni.
Il volume in lingua latina, comprende inni, antifone e versetti del Proprium de Tempore e dell’Ufficio feriale per hebdomadam (dalle Lodi Mattutine a Compieta) secondo lo schema B (o ‘di Füglister’), le antifone ai cantici evangelici di tutte le domeniche dell’Anno Liturgico secondo i tre cicli A, B e C, insieme ad una sezione testuale comprendente il salterio latino festivo e domenicale (testi dei salmi secondo la Nova Vulgata). Completa l’edizione un piccolo fascicolo esterno comprendente il salterio festivo in italiano (trad. CEI 1974).
"Cosa cantiamo all'inizio della messa? E alla comunione? Non di rado la scelta è determinata dal "mi piace" o "non mi piace", ma questo non può diventare il criterio ultimo per la scelta dei canti. Il libretto di Suor Elena Massimi intende offrire criteri e schede utili , con suggerimenti legati anche Repertorio Nazionale della Chiesa italiana, a chi voglia mettersi al lavoro per celebrare in fedeltà alla sana tradizione e con nobile semplicità.
In questo volumetto sono raccolti una serie di articoli che furono scritti e rivisti nel corso di vari anni. Essi furono pubblicati prima sulla rivista "La Vita in Cristo e nella Chiesa" e poi ripubblicati con molti aggiornamenti ne "Il messaggio del cuore di Gesù". Con essi si vuole offrire una piccola guida alla celebrazione della Messa nella sua forma ordinaria e al ruolo che in essa ha la musica sacra, ruolo che si è andato sempre più confondendo e diradando nel corso dei decenni che hanno seguito il difficile postconcilio che stiamo vivendo. Si è consultata anche una letteratura ampia, senza preclusioni ideologiche, anche facendo riferimento ad autori e correnti che non sono tra i riferimenti liturgici e culturali dell'autore di questi articoli. Si spera essi saranno un punto di partenza per poter celebrare "in spirito e verità", ripieni di quella bellezza che è sempre stata cifra privilegiata del culto nell'ambito della Chiesa Cattolica.
La musica classica è di tutti. Per troppo tempo l'abbiamo considerata noiosa, adatta a vecchi ricchi intellettuali, lontano dal suono dei tempi; l'abbiamo legata al flauto dolce a cui ci costringevano a scuola; alle occhiatacce per un applauso sbagliato a teatro; a simboli incomprensibili annotati su fogli ingialliti. Per troppo tempo abbiamo lasciato che pregiudizi e cliché ci tenessero lontano dalla bellezza che per secoli ha sedotto uomini e donne, di tutte le classi e di tutte le età. Beatrice Venezi, neppure trent'anni, non si è lasciata sopraffare da questi luoghi comuni: ha scoperto la bellezza istintiva di una composizione classica fin da piccola, l'ha inseguita sugli spartiti, l'ha studiata e oggi, cerca di portarla in ogni orchestra che dirige in tutto il mondo. Beatrice non ha dubbi: chiunque, anche oggi, può innamorarsi della musica classica, proprio come ha fatto lei. Forse basta farsi condurre dalla giusta guida. La melodia diventa così un mezzo per scoprire il mondo, il ritmo un tentativo di ascoltare noi stessi e l'armonia una prova di vita sociale. E a ben guardare le trame dell'opera sembrano ricalcare la nostra attualità: così "Carmen" diventa un simbolo per combattere la violenza sulle donne, e la "Bohème" una trasposizione parigina di serie tv di successo come "Friends" o "How I met your mother". Tra spartiti e semiminime, biografie di compositori e di direttori d'orchestra, Beatrice Venezi ci mostra come la musica classica, una volta libera dagli stereotipi, sia un bene globale: una bellezza che appartiene a tutti. Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2019.
Come quando copriamo col cemento un corso d'acqua e la sua forza trova lo sbocco per uscire verso la foce, così è cantare, per la sua originaria e universale bellezza. Una bellezza intrinseca che genera, alimenta e accoglie tutta la nostra vita. E quando Cristo, l'eterna bellezza, ci viene incontro, il canto trova nella dimensione rituale la forma e lo spazio che gli dà senso. Un senso che la stessa liturgia darà alla vita, perché verrà trasformata, trasfigurata, redenta dall'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
"Cosa c'era nell'animo di Mozart? Non valgono con Mozart consueti metri di misura. La sua genialità credo consistesse nell'esser lui uomo del tutto comune, uomo qualsiasi, ma di quelli che vivono senza rendersene conto due vite: la vita del volto, con cui si affacciano quotidianamente presso il volto degli altri, e la vita della propria intimità profonda o della propria verità. Questa rimane loro sempre sconosciuta, o forse gli appare in sogno e, sepolta nelle ore notturne, altrimenti non affiora se non pari a un fortuito e trascurabile trasalire. L'animo di Mozart era un abisso: l'abisso della quotidianità dove ogni differenza sparisce e a galla salgono passioni di breve momento, ricordi casuali, propositi mediocri [...] Il delirio di scrittura che imbeve le sue lettere è fatto apposta per piacerci, affascinarci. Mozart vi mette pari seduzione fisica e immaginazione erotica, capacità stilistica e vezzi ecolalia: potremmo parlare di un Rabelais che civetta senza scopi filosofici se, sempre sotterraneamente, non avvertissimo estri infantili, una specie di psicologica timidezza rovesciata in aggressività. Ho detto fosse uomo comune, ma non ho detto fosse mediocre. Esser 'comune' vuol dire anche essere pura natura, e l'imprevedibilità è sostanza della natura: che è, di fronte alla ragione che l'osserva, in uno stato di perenne pubertà. Il genio di Mozart è confitto in una perenne pubertà: in essa trovava cibo il suo demone dongiovannesco." (E. Siciliano)
Un volume di indicazioni tecniche e consigli di prassi per l’accompagnamento canoro e, più in generale, musicale dei vari momenti e delle preghiere che scandiscono le liturgie domenicali e festive. Alcune brevi indicazioni sono fornite anche in riferimento a celebrazioni particolari quali matrimoni e funerali. L’intenzione dell’autrice di invitare il lettore a concepire la scelta dei canti e delle musiche non come fine a se stesso o a un esclusivo piacere estetico ma finalizzato all’accompagnamento spirituale dell’assemblea di volta in volta presente in Chiesa, favorendo la preghiera e il raccoglimento e sottolineando il valore teologico di ogni momento.
unday bloody Sunday, Pride (In the name of love), Where the streets have no name, One, New year’s day, Sometimes you can’t make it on your own: non sono solo titoli di canzoni, non sono solo parole, sono manifesti di un’epoca musicale e non segnata dagli U2, il gruppo irlandese fondamentale per la storia del rock e vera bomba atomica fino alla metà degli anni Novanta. Ma come è iniziato tutto ciò? Federico Russo in questo volume ci racconta una passione, quella per la musica e in particolare per la band guidata da Bono – di cui tra l’altro cerca di analizzare la sfaccettata personalità divisa tra musica e impegno sociale –, attraverso gli album e le canzoni, sin dal primo Boy, uscito il 20 ottobre del 1980, e pone l’accento sui molti riferimenti e rimandi al sacro e alla spiritualità che le canzoni che coprono una carriera ormai più che trentennale non hanno mai nascosto.
FEDERICO RUSSO Nato a Montecatini Terme, in Toscana, nell’anno in cui uscivano The Dark Side of The Moon e Jesus Christ Superstar. All’età di 15 anni compra un disco degli U2 scoprendo l’esistenza della musica rock e decide di imparare a suonare la chitarra. A 23 anni risponde alla chiamata del Signore iniziando il cammino di formazione nell’Ordine dei Frati Minori di san Francesco. Durante gli anni della formazione capisce che la musica, una passione mai spenta, poteva diventare anche un eccezionale strumento di evangelizzazione. Nel 2001 compone una canzone ispirata al Libro di Isaia, intitolata Il Canto Dell’Amore, che in pochi anni e attraverso principalmente il passaparola è riuscita a diffondersi e a essere cantata un po’ dappertutto nelle parrocchie e nei gruppi giovanili cattolici. Nel 2002 partecipa alla scrittura di un musical sulla vita di san Francesco intitolato Hai guardato me, le cui canzoni sono state poi pubblicate nell’omonimo cd. Nel 2007 pubblica un secondo cd di brani inediti, dal titolo Una storia da inventare, e nel 2012 un terzo, intitolato L’ombra e la grazia, realizzato insieme a una band costituitasi per l’occasione, gli Shiny Clouds. Infine, nel marzo 2015 esce l’album La verità delle parole, contenente 10 canzoni inedite e composto insieme a una nuova band, i Redemption Sons. L’album è stato anticipato dalla pubblicazione su YouTube del video della canzone Cercami nel cuore.
Il saggio offre una presentazione critica di tutta la produzione musicale di Roberto Vecchioni, dagli esordi all'ultimo album "L'infinito", in uscita nell'autunno 2018. Il cantautore milanese nei suoi cinquant'anni di attività artistica ha ripercorso con profondità e lucidità i temi fondamentali dell'esistenza, dall'amore all'amicizia, dalla riflessione esistenziale e religiosa alla polemica culturale e politica. Dall'analisi attenta di Jachia, amico e collaboratore di Vecchioni, emerge con forza, da un lato, il vastissimo reticolo artistico e letterario – con citazioni da film, leggende, romanzi, poesie – che innerva i testi di Vecchioni e, dall'altro, la profonda ricerca spirituale che li caratterizza.