La nascita del Redentore e la sua Passione, morte e Risurrezione con gli occhi dei personaggi piu disparati della cultura, da Socrate a Ulisse, da Antigone al fra Cristoforo di Manzoni. C'erano oggi i Magi non e la favola bella del Natale, tanto bella perche tutta sogno e niente realta; e invece il dramma di tutti gli uomini che sono provocati dalla Sua venuta a prendere posizione: pro o contro Cristo, con superficialita, ma anche con passione, quella che sfocia nella gioia della fede, come per i Magi e la bella Ester, o nel doloroso rifiuto di Erode, che non perde per questo la sua grandezza". In Perche e giorno i "quadri" di un'impensata visione di Socrate sono scolpiti nella luce. Dal Natale alla Pasqua Lei (Maria? La Chiesa?) presenta a Socrate il Santo Felice e il Santo Angosciato, Antigone e Lodovico-Ulisse-Cristoforo... Il pane e il vino del dramma redentivo trovano il loro tragico avversario nella coppa della cicuta. "
Nei primi mesi del 1972 Nicole Stéphane, che possedeva i diritti cinematografici di "Alla ricerca del tempo perduto", chiede al regista Joseph Losey se gli sarebbe piaciuto lavorare ad una versione cinematografica del libro. E Losey ne propone la sceneggiatura ad Harold Pinter, già suo stretto collaboratore per "Il servo", "L'incidente" e "Messaggero d'amore". Dopo aver letto la "Recherche", nell'estate del 1972 Pinter compie numerosi viaggi in Francia: a Illiers, a Cabourg, a Parigi, per "impregnarsi" dei luoghi proustiani. In novembre la sceneggiatura è terminata e, dopo ulteriori tagli e limature, agli inizi del 1973 la versione rivista è pronta e definitiva.
Unico romanzo del commediografo inglese, I nani è stato scritto nei primi anni '50, e poi abbandonato per quasi quarant'anni. Nel 1960 Pinter ne ha tratto una commedia e soltanto nel 1989 lo ha ripreso in mano, lasciandolo sostanzialmente immutato, ma decidendo di pubblicarlo. È un testo denso ed impegnativo, che anticipa molti dei temi della produzione teatrale dell'autore. Dominato dai dialoghi, discorsi fatti di salti, silenzi, argomenti abbandonati e ripresi, sullo sfondo della Londra cupa dell'East End, mette in scena quattro personaggi, tre uomini e una donna, alle prese soprattutto con la loro impossibilità di comunicare.
Il teatro è forse la produzione meno frequentata di Natalia Ginzburg, ma non rappresenta affatto un'attività minore della scrittrice. Il volume propone undici commedie scritte fra il 1965 e il 1991, da "Ti ho sposato per allegria" al breve dialogo "Il cormorano", ultimo testo di invenzione della Ginzburg. Protagonisti sono persone generalmente sprovvedute, ignare della realtà e di se stesse: perlopiù figli diventati autonomi senza entusiasmo e senza grandi capacità di cavarsela. I genitori sono spariti. Le madri si manifestano solo come presenze all'altro capo del telefono, a loro si ricorre per sfogarsi o chiedere soldi urgenti; i padri, invece, non compaiono nemmeno come personaggi assenti.
Curato da uno dei maggiori studiosi di Shakespeare, Giorgio Melchiori, il volume "Le commedie romantiche" presenta il testo critico inglese a fronte delle traduzioni eseguite da specialisti come Sergio Perosa, Masolino D'Amico, Antonio Calenda, Antonio Nediani, Orazio Costa Giovangigli. Un ricco apparato di note accompagna il volume che comprende tutte le opere appartenenti al genere, da "Il mercante di Venezia" a "Le allegre comari di Windsor".
Stefano Benni legge, Umberto Petrin, al pianoforte, dialoga con lui infilandosi fra le parole o prendendosi spazi. Né Benni né Petrin giocano a mettere didascalie. Tutti e due "sentono" Thelonious Monk come un fantasma amico da interpretare, reinterpretare, contaminare, lasciar esplodere. Il dvd restituisce intatta la forza dello spettacolo messo in scena in più di venti piazze italiane.
Con questo volume l'autore intende ricostruire la storia dell'attore di teatro, prevalentemente nell'ambito della cultura occidentale. Vi si trovano nella loro esemplarità - i grandi protagonisti, da Tespi a Molière, da Eleonora Duse a Dario Fo, ma in realtà il testo è più una storia del ruolo dell'attore nella società e nei meccanismi dello spettacolo delle diverse epoche e culture, una storia delle poetiche d'attore, degli stili recitativi, delle estetiche, delle tecniche. Il tutto, con una impostazione didattica ma rigorosa, in grado di dar conto più delle ragioni che delle storie personali, più delle estetiche e del contesto sociale che dei singoli fenomeni.
Tra il 1824 e il 1825, nella solitudine inquieta della tenuta dove è stato confinato dallo zar Alessandro I, Puskin concepisce il "Boris Godunov", la prima "tragedia romantica" russa: nel far rivivere le tumultuose vicende dinastiche nella Moscovia dei secoli XVI e XVII, egli indaga la natura intrinseca del potere. Risalgono invece all'autunno del 1830 i quattro atti unici - o piccole tragedie - che mettono a fuoco altrettanti vizi: avarizia, invidia, lussuria, empietà. A queste opere teatrali sono affiancate in questo volume le "Favole" che Puskin scrisse nell'ultimo periodo della sua vita.
Alla vigilia della "Guerra dei sei giorni" un uomo si ritrova con l'ex moglie e il suo nuovo marito. Scaveranno nelle ragioni del loro divorzio, con il fratello pazzo e la madre che lo sta diventando: una commedia cadenzata dalle notizie radiofoniche dell'ineluttabile guerra che li ha riuniti. Questa commedia si situa nell'ambito della drammaturgia israeliana legata alla formazione dello Stato d'Israele, ma nello stesso tempo ne definisce la specifica direzione di ricerca e di unicità. Spicca la tendenza a fotografare i personaggi in situazioni estreme di sensibilità nervosa, a portarli sull'orlo di qualche disastro o esplosione patologica di forze psichiche sopite, ad acuire il conflitto tra memoria, isolamento e oblio.
Tre eccezionali firme - Galiani, Lorenzi e Paisiello -, portarono nell'ottobre del 1775 sul palcoscenico del Teatro Nuovo una famosa commedia in musica, il "Socrate immaginario". Una Napoli intelligente che trova nella grazia e nella follia del sorriso la sua chiave di interpretazione del mondo, riuscendo con lo sbuffo di una risata amara a rasciugare il tragico dalle sue lacrime e a restituirgli echi forse ancor più struggenti. Con i "Prolegomeni al Socrate immaginario", e un altrettanto acuto esercizio d'ironia, Roberto De Simone propone la sua rilettura dell'opera originale. Nasce così un testo che è surreale luogo narrativo in cui due opere teatrali, con antica intelligenza napoletana, conversano tra loro in un'armonia quasi alchemica.
Nel volontario esilio in campagna, nel possedimento di Boldino, Puskin scrisse le "piccole tragedie" di cui fa parte anche questo poemetto drammatico qui riletto da Erri De Luca, che afferma: "Puskin scrive la piccola tragedia in versi 'L'ospite di pietra' contro se stesso... Scrive di don Juan contro se stesso. Non ne fa un fuggiasco, un clandestino, sì, a ribelle all'esilio del re".