
La nostra è l'epoca del vintage: la televisione è ostaggio dei divi degli anni sessanta e settanta, interi canali satellitari si dedicano alle repliche di vecchie trasmissioni, la rete pullula di siti, forum, blog con i cartoni animati, le sigle, i telefilm di venti-trent'anni fa. Buona parte dei prodotti culturali che ci circondano trae la propria forza dal rimpianto, o dall'allusione ironica e dolceamara ad altre immagini e altri simboli di un passato recente. Ma perché tanta nostalgia? In un'analisi a tutto campo dei media contemporanei, Emiliano Morreale guarda con disincanto a quelle che crediamo essere le emozioni più intime, illuminando, a partire dalla storia del nostro cinema, aspetti fondamentali della vita quotidiana. Sono i mass media infatti i creatori, ancor prima che i propagatori su vasta scala, di questa emozione collettiva. La nostalgia viene dai media, esiste grazie ai media e per i media. Le generazioni nate dagli anni sessanta in poi hanno infatti cominciato a sperimentare forme nuove di auto-percezione e auto-definizione: non più politiche, geografiche, sociali, ma trasversali, e a partire dalle proprie memorie di consumatori di merci e di spettatori. Il primo germe è nel cinema italiano sulla belle epoque degli anni cinquanta, per poi passare ai grandi autori dei primi anni settanta alle canzonette dei film di Nanni Moretti, al filone dei "Sapore di mare", fino alle saghe odierne sugli anni settanta
In occasione dell'anniversario goldoniano (trecento anni dalla nascita), la riproposta di tre delle commedie più famose e amate. Lelio, Mirandolina, Arlecchino (Truffaldino): tre protagonisti esemplari, tre personaggi tra i migliori del primo teatro di Carlo Goldoni (1707-1793), eppure figli "difficili" della riforma teatrale che egli propugnava. Un bugiardo, una seduttrice e una candida canaglia stanno a smentire quella parvenza di sanità che, nella sua opera, è rappresentata dalle leziose putte onorate o dai fin troppo saggi Pantaloni. Su tutti spicca l'unico servo maschile protagonista nel suo teatro, che è anche il fantasma festoso e multiforme di una tradizione recitativa secolare, quale la Commedia dell'Arte, che Goldoni non rinnegò mai, come testimonia nella postfazione l'attore Ferruccio Soleri, il grande interprete di Arlecchino.
Il documentario è vecchio come il cinema, ma a differenza delle opere di fantasia non ha mai conquistato il grande pubblico e ha occupato uno spazio marginale nella programmazione delle sale o nei palinsesti televisivi. D'altra parte è sempre stato il terreno privilegiato di una riflessione profonda sull'etica, l'estetica e la tecnica del mezzo cinematografico e ha impegnato la creatività di alcuni fra i massimi registi del '900. Recentemente, poi, anche grazie ai progressi della tecnologia che hanno molto semplificato il processo produttivo, ha conosciuto un nuovo sviluppo, accompagnato da una più acuta attenzione di operatori culturali e studiosi. In questo aggiornatissimo volume, Guy Gauthier effettua una ricognizione a 36O gradi, combinando storia e teoria, critica e analisi del documentario. Le questioni che affronta vanno dalla definizione di una terminologia specifica alla poetica dei grandi autori, dall'analisi del ruolo del cineasta al problema dei mezzi tecnici e della fruizione sociale dell'opera. Ne risulta l'articolato ritratto di una forma espressiva in evoluzione costante e ricchissima di voci e di esperienze, come dimostra la filmografia raccolta in appendice, in cui sono registrati quasi trecento registi di ogni continente, dalla Francia all'Italia, dalla Cina all'India, dall'Argentina agli Stati Uniti, agli stati africani.
Il volume suggerisce itinerari nell'area dei Castelli Romani e Prenestini in cui le tappe sono scandite da edifici religiosi, custodi eletti di capolavori sconosciuti al grande pubblico: tredici noti paesi - Cave, Colonna, Frascati, Gallicano nel Lazio, Poli, Genazzano, Grottaferrata, Montecompatri, Monteporzio Catone, Rocca di Papa, Rocca Priora, Palestrina e Zagarolo -, destinazione elette delle gite fuori porta, che vantano un patrimonio artistico che spazia dall'XI al XIX secolo. L'opera si propone di far riscoprire soprattutto la storia e lo sviluppo di queste terre che, per l'amenità e la tranquillità dei siti, per la piacevolezza del clima, per la rigogliosità della vegetazione, da sempre sono meta di visitatori che amano il raccoglimento e l'eremitaggio e un turismo meno scontato e di massa. Molti sono gli intereventi che, nei secoli, sono stati commissionati da feudatari, signori, cardinali e addirittura pontefici che hanno contribuito a valorizzare il patrimonio artistico e architettonico dell'area, regalando alla popolazione splendidi e monumentali edifici per il culto. E così accanto alle varie chiese parrocchiali ricche di devozione anche minuta, si trovano luoghi di culto e preghiera cresciuti attorno ai vari ordini religiosi che cercarono e trovarono in queste regioni la dimensione più confacente alla propria missione in cui la predicazione si doveva conciliare con la meditazione.
"La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più nulla. La storia è maestra, ma nessuno impara mai niente". Nel racconto di Travaglio sfilano i fatti che abbiamo visto scorrere sotto i nostri occhi e spesso sulla nostra pelle, negli ultimi 15 anni. Da Tangentopoli alle stragi di mafia, alla lunga "pax mafiosa" che dura a tutt'oggi, al prezzo di una interminabile normalizzazione fondata sui ricatti incrociati, sull'impunità e sul costante attacco alla costituzione da parte di un fronte politico sempre più trasversale e refrattario alle persone e alle voci libere. Il DVD "Promemoria. 15 anni di storia d'Italia ai confini della realtà" - con musiche dal vivo C-Project per la regia teatrale di Ruggero Cara e le musiche di Valentino Corvino - è il tentatvo di coniugare l'impegno giornalistico di Travaglio con il teatro in uno spettacolo che vede l'autore nel ruolo di narratore di un viaggio nella politica italiana.
Atelier Dante propone il testo di una conferenza, tenuta nell'ambito del festival Dante 09 (Ravenna, settembre 2008) in cui l'autrice ha raccontato i pittori e le figure del vedere dantesco, da Giotto a Cimabue, dagli affreschi ravennati ai chiostri bolognesi, fino alle immagini che il poema ispirò nei secoli successivi: Michelangelo, Rodin, Previati.
La ricerca dell'armonia e del benessere, del giusto e del bello, in senso individuale e sociale, è oggi, in modo più o meno consapevole, la mèta e l'obiettivo delle persone e delle comunità.
Luigi Balocchi (1776-1832): compositore, librettista (anche per Gioacchino Rossini), poeta per musica, traduttore, la cui opera tra Italia e Francia appare finalmente in tutta la sua complessità.
La tragedia del denaro: una variante mirata sulla struttura economica e finanziaria, del dramma borghese.
Un musical in Cd che rievoca, attingendo a pochi dati storici di fatto disponibili, ed elaborandoli, la vicenda del giovane Rocco di Montpellier (San Rocco).