
Grazie a questa esposizione consacrata a Sandro Botticelli scoprirete circa 55 opere maggiori di questo artista, uno dei grandi maestri del Rinascimento fiorentino. L'eleganza del tratto, la raffinatezza dell'esecuzione, la luminosità cristallina, la trasparenza dei colori caratterizzano i suoi affreschi, i suoi ritratti e le sue pitture religiose o allegoriche. Questo linguaggio personale traspare nelle opere celebri come la "Primavera", la "Nascita di Venere" o la "Madonna del Magnificat".
Il furto della Gioconda di Leonardo, avvenuto il 21 agosto 1911, ha rappresentato la più famosa sottrazione di un'opera d'arte. Lo Una dettagliata ricostruzione del clamoroso evento ha permesso di riscrivere un'altra storia: l'indiscusso ideatore ed esecutore del furto, Vincenzo Peruggia, quel 21 agosto non entrò mai al Louvre. Nuovi scenari e nuovi personaggi si prospettano all'orizzonte, come il marchese Edmondo de Valfierno, un falsario francese che accende i riflettori su una possibilità finora remota: la Gioconda esposta al Museo del Louvre è l'originale o siamo di fronte a un falso?
Per il cinquecentenario della scomparsa di Leonardo da Vinci (1452-1519) e della mostra dei suoi disegni organizzata dal Royal Collection Trust, Martin Clayton racconta la vita di Leonardo attraverso le sue principali opere.
Nessuno come lui ha infatti saputo esercitare attraverso il disegno la sua vena artistica. Ancor più che i suoi dipinti, i numerosi schizzi mostrano quanto ampiamente e in modo vario Leonardo si sia esercitato nella professione di pittore, scultore, architetto, ma anche di ingegnere, costumista, anatomista, botanico, cartografo, inventore di macchinari e strumenti di guerra e molto altro ancora.
A guardarli attentamente, però, i disegni sono ben più della testimonianza dei suoi progetti: ci offrono la sua percezione del mondo, le esplorazioni della sua mente, la sua immaginazione, il suo modo di pensare. Insomma, pongono in risalto un universo straordinario, dalla prospettiva di un genio.
E a ogni sguardo, ci insegna Clayton, si possono cogliere sempre nuove e inaspettate connessioni.
Il Vangelo viene raccontato per bocca dei personaggi con un linguaggio poetico ma anche popolare. Si alternano racconti epici e comici, poetici e buffi che attingono al pozzo della saggezza e della commedia: dalla caduta delle mura di Gerico al tumulto di piazza in cui Zaccheo stava per essere ucciso. Gli incontri si mescolano con le parabole e sulla scena si materializzano paesaggi e identità diverse, si accende la luce del miracolo e sgorga l'acqua della vita: uomini e donne si trovano a confronto fra loro e con Gesù.
Voi che rimanete, amate la vita, custoditela,
rendetela preziosa nel nome del Signore.
Verranno tempi bui in cui i valori di questa vita saranno calpestati,
ma ci sarete voi per il mondo, e la luce dell’uomo
potrà sempre brillare…
(san Francesco da “L’uomo dei sogni”)
La commissione di uno spettacolo sulla vita di san Francesco entra nel percorso di vita di un artista, lo costringe a un esame profondo su di sé, la sua vita, il tempo che stiamo vivendo.
Luca Mauceri prima racconta la sua storia di musicista, di attore e di uomo alla luce dell’incontro con Francesco, poi indossa la vita del Santo di Assisi. E nel testo teatrale conduce il ‘suo’ Francesco a dialogare con ciascuno di noi.
Con il bisogno d’amore che portiamo dentro. E che vorremmo liberare.
Luca Mauceri. Per chi lo segue a teatro è un attore che sa anche comporre e suonare. Per chi predilige i suoi concerti è un musicista con il dono della recitazione. Luca Mauceri è l’uno e l’altro, e ancora di più: un artista capace di imboccare tutte le strade che lo portino a trasmettere la sua passione per la vita.
Nato nel 1975 a Frosinone, ha studiato e vissuto a Roma prima di trasferirsi a Bologna, dove attualmente vive. Da molti anni percorre un personale sentiero di ricerca attraverso musica e teatro. Ha recitato da protagonista in numerosi spettacoli, ha partecipato a festival internazionali prestigiosi, è stato l’attore di punta del teatro di Guido Ceronetti, lavora stabilmente con il regista siciliano Vincenzo Pirrotta, ha pubblicato nove album tra musiche originali e colonne sonore.
“L’uomo dei sogni” è la prima opera di drammaturgia che ha scritto e interpretato.
Di Luca Ronconi (1933-2015), uno dei grandi intellettuali del secondo Novecento, è nota la proverbiale riservatezza. Qui, a differenza dei molti libri su di lui, è Ronconi stesso a parlare di sé. Ascoltiamo dunque sulla pagina la voce del regista, che - raggiunti i sessant'anni - ripercorre la propria esistenza, non inseguendo gli aneddoti o i capricci della memoria, ma cercando di arrivare alla scoperta del senso della vita. Si vedono così scorrere l'infanzia, negli anni della guerra, in un collegio svizzero, la Roma dell'apprendistato all'Accademia d'arte drammatica (che è anche quella della "Dolce vita"), il passaggio da attore a regista, il trionfo europeo dell'"Orlando furioso", la direzione del Settore Teatro della Biennale di Venezia, tra Grotowski e Wilson, l'esperienza politica e culturale del Laboratorio di Prato, nella Toscana "rossa", l'approdo alla direzione di un teatro stabile, con il senso di responsabilità che questo comporta e la volontà di istituire una scuola per attori. Tutto è raccontato in maniera piana e accompagnato da un corredo fotografico - sia nel testo, un centinaio di foto per buona parte inedite, sia in un inserto a colori - e da note di servizio, messe a punto da Giovanni Agosti, che sciolgono le allusioni, identificano i personaggi, mettono a tema le linee di fuga e costituiscono un viatico per comprendere chi, più di ogni altro regista, è andato alla ricerca delle proprie ragioni espressive. Il manoscritto, raccolto da Maria Grazia Gregori, è stato ritrovato nell'archivio di Ronconi, ereditato da Roberta Carlotto e oggi depositato presso l'Archivio di Stato di Perugia.
L'ora d'arte, che in tanti vorrebbero cancellare dai programmi scolastici, dovrebbe invece essere la più importante di tutte. Perché l'ora d'arte serve a diventare cittadini, a divertirci e commuoverci. Serve a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani. Dalle mura degli etruschi ai writers contemporanei, passando per Michelangelo, Raffaello, Velézquez e Goya, Tomaso Montanari dà voce a quadri, sculture e graffiti e ci racconta così il fondamentale ruolo civile che, oggi più che mai, la bellezza è chiamata a ricoprire. Nelle sue parole, rigorose e coinvolgenti, la storia dell'arte non assomiglia al manuale dei grandi nomi che dobbiamo venerare «perché sì», ma è l'impasto delle nostre vite quotidiane. In queste pagine Giuseppe regge Gesù appena nato, in uno schizzo del Guercino, non come fosse un santo ma con l'imbarazzo e la paura di un qualunque goffo neopapà. Paolo III ritratto da Tiziano perde la sua imponenza, rivelandoci tutto l'orrore che da sempre si accompagna al potere. E in uno sguardo colto da Botticelli ritroviamo l'infinita malinconia che si portano dietro i migranti, costretti a fuggire e privati ovunque della libertà.
Riflettere sui vizi capitali è come fare un viaggio dentro il mistero dell'uomo, un'esplorazione nell'«abisso del cuore» di cui parla il Salmo, dove bene e male si confrontano. E quale guida migliore dell'arte? Questo libro riccamente illustrato racconta come artisti di varie epoche abbiano interpretato i sette vizi capitali. Attraverso gli occhi dell'arte e soprattutto dell'arte di ispirazione cristiana - che ha prospettato per immagini i grandi temi della vita dell'uomo con il costante riferimento alle Sacre Scritture - ogni vizio capitale viene indagato grazie alle opere di grandi maestri come Giotto, Dürer, Correggio e di autori poco noti al grande pubblico, ma non per questo meno interessanti e stimolanti.
La Cappella Sistina è l'attrazione fatale, è l'oggetto del desiderio per l'internazionale popolo dei Musei, per i migranti del cosiddetto turismo culturale. Tuttavia la Cappella Sistina, pur facendo parte di un percorso museale, non è un museo. È uno spazio religioso, è una cappella consacrata. Di più, essa è il vero e proprio luogo indennitario della Chiesa romano-cattolica. Perché qui si celebrano le grandi liturgie, qui i cardinali riuniti in conclave eleggono il pontefice. La Sistina è, allo stesso tempo, la sintesi della teologia cattolica. La storia del mondo (dalla Creazione all'Ultimo Giudizio) vi è qui rappresentata insieme al destino dell'Uomo redento da Cristo. La Sistina è la storia della Salvezza per tutti e per ognuno, è l'affermazione del primato del papa di Roma, è il tempo sub Gratia della Chiesa che assorbe, trasfigura e fa proprio il tempo sub Lege dell'Antico Testamento. È l'arca della nuova e definitiva alleanza che Dio ha stabilito con il popolo cristiano.
Patrimonio inestimabile della nostra cultura e della nostra civiltà, i musei vaticani sono uno scrigno prezioso contenente tesori d'arte e storia di ogni tempo e luogo. All'intento originale dei Musei dello Stato del papa di accrescere lo splendore della città di Roma e di affermare la verità della religione cristiana attraverso la raccolta e la custodia di innumerevoli capolavori, va aggiunto un valore di testimonianza: quello dell'uomo nella sua storia, del suo rapporto terreno con i suoi simili e con il mondo, del confronto con la propria interiorità e con la ricerca di sacralità e bellezza.
Come sappiamo dalle sue strepitose lettere, nonché dalla leggenda che circonda la sua carriera di attore, Groucho Marx era Groucho in ogni sua manifestazione, e la comicità che irradiava sullo schermo si nutriva delle ricche assurdità della sua vita. Così, un'autobiografia di Groucho non poteva certo somigliare alle tediose elencazioni di travolgenti successi che spesso costituiscono le vite delle star. E alla fine, usciremo da questo libro storditi e felici come dopo aver visto uno dei suoi migliori film.
«Chiamatemi Tiresia. Per dirla alla maniera dello scrittore Melville, quello di 'Moby Dick'. Oppure Tiresia sono, per dirla alla maniera di qualcun altro. Zeus mi diede la possibilità di vivere sette esistenze e questa è una delle sette. Non posso dirvi quale. Qualcuno di voi di certo avrà visto il mio personaggio su questo stesso palco negli anni passati, ma si trattava di attori che mi interpretavano. Oggi sono venuto di persona perché voglio raccontarvi tutto quello che mi è accaduto nel corso dei secoli e per cercare di mettere un punto fermo nella mia trasposizione da persona a personaggio. Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi, sono stato regista teatrale, televisivo, radiofonico, ho scritto più di cento libri, tradotti in tante lingue e di discreto successo. L'invenzione più felice è stata quella di un commissario. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant'anni, ho sentito l'urgenza di riuscire a capire cosa sia l'eternità e solo venendo qui posso intuirla. Solo su queste pietre eterne». La "Conversazione su Tiresia" scritta e interpretata da Andrea Camilleri è stata messa in scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa i giugno 2018 nell'ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall'Istituto Nazionale del Dramma Antico.