
Nel panorama europeo Frédéric Debuyst non è solo un testimone e un interprete autorevole del cammino dell’architettura liturgica dal dopoguerra ai nostri giorni, ma anche un ispiratore ascoltato e influente, attraverso intuizioni teologicamente nette e spiritualmente intense. La misura umana dell’architettura cristiana è la cifra sintetica del pensiero di Frédéric Debuyst, un pensiero e un’opera che sono la testimonianza spirituale di un uomo sedotto dalla bellezza, maestro del genio cristiano del luogo. Un volume omaggio al principale esperto del legame tra liturgia e architettura, monaco benedettino amico fedele della Comunità di Bose: l’ultimo suo libro scritto proprio come “testimonianza personale”.
Christian fu un giovane come molti altri; Christian fu unico nel suo genere. Tra queste due frasi sta l’esistenza di un ragazzo precoce, che fin da adolescente fu poeta dell’amore (divino e umano) e che volle coltivare la propria vocazione di musicista, percepita come dono per sé e per gli altri; la vita di un ragazzo di oggi che, per realizzare il suo sogno, mise in atto passione e rigore in ogni istante della propria vita, consumata ancora giovanissima, ma capace di lasciare un segno straordinario in chiunque abbia incontrato lui o la sua eredità (oggi testimoniata e portata avanti dalla Fondazione e presso il liceo classico e musicale, voluti dai suoi genitori): siano essi stati gli amici e la fidanzata, ma anche personalità della musica e della chiesa, come Mina, Red Canzian, padre Spadaro, Sua Eminenza monsignor Ravasi; fino alla testimonianza misteriosa della mistica Natura Evolo.
L’affascinante e commovente parabola di Christian è qui raccontata lungo tredici capitolina attraverso una serie di testimonianze di chi gli è stato accanto nelle varie fasi della sua vita. Le persone più disparate, di età, paesi, formazione completamente diversi, intervistate per realizzare questo libro, hanno tutte sottolineato la sua ricchezza umana e di fede, da cui spicca la capacità di cercare costantemente il contatto con l’anima altrui. Una capacità che la sua morte non ha sconfitto; un dono che appartiene a ogni giovane che voglia mettersi in cammino per non dare per scontata la propria anima e il suo destino.
Il testo si propone una indagine sulla raffigurazione di Cristo nell'arte dei secoli XV e XVI nell'Europa occidentale. Attraverso un percorso storico sulla religiosità dell'epoca, favorita dalla Devotio moderna, esamina i diversi soggetti - dalle Pietà al Vir dolorum al Trono di gloria - attraverso cui si è espressa la spiritualità cristiana, partendo dal Nord dell'Europa. Si sofferma in particolare sulla teologia della gloria nel polittico di Gand e della croce in quello di Grunewald a Colmar. Analizza poi il rinascimento italiano nelle sue opere cristologiche della "teologia del corpo in diverse espressioni d'arte: da Masaccio a Botticelli, da Bellini a Leonardo e a Raffaello, anche nei loro soggetti mariani. Una indagine specie è rivolta all'opera di Michelangelo come figura-sintesi delle varie stagioni del Rinascimento: dai giovanili David e Pietà alle Cappelle Sistina e Paolina alle ultime ricerche religiose. L'ultima parte tratta dell'arte della Riforma cattolica e del suo scopo evangelizzatore. Si esaminano in modo speciale due rappresentanti: il Tintoretto autore del ciclo "glorioso" del vangelo alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia e la spiritualità mistica tra Oriente ed Occidente in Spagna nei lavori di El Greco.
La Madonna della Madia di Monopoli: guardarLa e sentirsi guardato non è un semplice gioco ottico, è una preghiera silenziosa che nasce per fede convinta, qui riscaldata dallo sguardo dolcissimo, appena implorante, della Theotòkos, della Madre di Dio. Per questo in un certo senso la Città di Monopoli non avrebbe bisogno di sapere di più del linguaggio della sua Icona: per la sua natura di città di mare e per un destino segnato, Monopoli da secoli vi-ve e si sviluppa confermata e confermandosi nel Patto di Bellezza che la lega alla Sacra Immagine di Maria. Ma pure si può tentare di aprire e leggere di più di questo stupendo libro iconografico (tale è sempre un'icona). Per tradizione antica è giunto dal mare, una notte di dicembre, per regalare l'immagine di una Madre che porta un messaggio di salvezza, Suo Figlio: saperne di più sarebbe un atto di conoscenza che arricchirebbe il dialogo di ognuno con le Sacre Figure. Ecco allora la ricerca di una lettura più attenta dei segni e dei simboli con cui l'Icona è stata segnata dall'arte e dalla fede orientali. Se poi la ricerca permette di intravvedere sull'Icona i segni della storia di una grande reliquia della Chiesa, la Sacra Sindone di Torino, allora la ricerca può diventare necessaria. E può diventare più incisiva l'opportunità di parlare d'ora in avanti dell'Icona della No-stra Signora della Madia, della Città di Monopoli
L'"Amleto" rappresenta uno dei più grandi capolavori di Shakespeare. Composta agli inizi del '600, mette in scena una grande metafora della vita in cui bene e male si affrontano costantemente coinvolgendo l'omonimo protagonista in un vortice di dubbi e di incertezze esistenziali. Le domande che si pone Amleto sono le stesse che si pone l'uomo moderno: vivere o morire, agire o non agire? Proprio questa caratteristica rende questa tragedia un'opera sempre attuale che grazie alla sapiente drammaturgia shakespeariana, attenta soprattutto a far emergere le sfumature psicologiche dei suoi personaggi, coinvolge ogni tipo di lettore, trasportandolo in una dimensione profonda e complessa. Saggio introduttivo di Luigi Weber.
Luigi Pirandello, uno dei massimi geni del Novecento, seppe, forse meglio di chiunque altro, illuminare ed esplorare le angosce, le dissociazioni e i contrasti interiori che lacerano la coscienza e lo spirito della modernità. In "Sei personaggi in cerca d'autore", questa visione tormentata si traduce in un vero e proprio "teatro della mente" nel cui allucinato e straniato spazio scenico la coscienza osserva e tortura ossessivamente se stessa. In altri termini, si traduce nella geniale innovazione del "metateatro", del teatro "su" e "nel" teatro, della rappresentazione che rappresenta se stessa proprio nel momento e all'atto del proprio farsi, del proprio divenire, del proprio prender forma nel tumultuoso groviglio che avvolge e intreccia la vita e la forma, la realtà e la sua ombra, l'esistenza e la maschera, la "vita nuda" e il suo illusorio fantasma.
Che cosa succede nella mente quando ascoltiamo la nostra canzone preferita? Il cervello come elabora l'informazione musicale? Suonare uno strumento favorisce lo sviluppo del bambino? Che cos'è la musicoterapia? E a che cosa è dovuto il suo successo? Il volume, in edizione rivista e aggiornata, risponde a queste e altre domande, presentando le diverse teorie sulla psicologia della musica e gli sviluppi più recenti nell'ambito delle neuroscienze cognitive.
Giovanni Bietti ci accompagna, pagina dopo pagina, in un viaggio in quella sorta di lingua cosmopolita che è la musica: una lingua capace di mescolare, intrecciare, fondere le diverse tradizioni a qualsiasi latitudine. Da Orlando di Lasso agli ideali pacifisti e universali che hanno ispirato musicisti settecenteschi come François Couperin, ottocenteschi come Beethoven o novecenteschi come Béla Bartók, fino alle sperimentazioni contemporanee che coinvolgono le culture e le sonorità extraeuropee, la musica si rivela un mezzo di scoperta del mondo. Un modo per imparare a valorizzare le differenze, un'esperienza di sintesi e di arricchimento. Perché la musica può dirci molto su di noi, sugli altri, sul mondo.
Apogeo e fine del Medioevo 1288-1431 (Corpus-Atlante della pittura medievale a Roma 312-1431, vol.VI) è un volume di straordinaria novità e qualità sia scientifica che editoriale. Offre un viaggio attraverso il linguaggio pittorico di Roma lungo un secolo e mezzo: dagli anni dell’assoluto fulgore, tra fine Duecento e inizio Trecento, quando le chiese e le basiliche cittadine si ricoprirono di nuovi affreschi e di mosaici splendenti, ai decenni in cui la sede pontificia si era trasferita ad Avignone; fino al primo Quattrocento, quando, con il ritorno del papa a Roma, la città diviene ancora una volta il centro del mondo, il luogo dove accorrono gli artisti che stanno facendo nascere la civiltà del primo Rinascimento. Le opere di Pietro Cavallini, Jacopo Torriti, Filippo Rusuti, Giotto, fino a Masaccio, Masolino e Gentile da Fabriano, miracolosamente conservate o documentate, appaiono nel volume con la ricchezza di apparati che è abituale all’opera del Corpus-Atlante, di cui sono già usciti quattro precedenti volume. Nuove campagne fotografiche che fanno conoscere dipinti e mosaici come mai prima d’ora, nuovi materiali d’archivio, ricerche approfondite su documentazioni storiche, fanno di questo volume uno strumento irrinunciabile per specialisti, studenti e amatori dell’arte e della città di Roma.
Il libro si compone di un’ampia introduzione e di 137 schede disposte in ordine cronologico. Il corredo fotografico è costituito da circa 550 fotografie, tutte a colori e di grande formato.
All'inizio del XX secolo la riforma liturgica ha trovato una duplice attuazione: nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) e, successivamente, nell'istituzione della Scuola Superiore di Musica Sacra (1911). Ispiratore delle due iniziative fu Angelo De Santi, S.I. Egli comprese che la musica liturgica nasce appunto dalla liturgia, e che il suo 'modello' è Cristo, presente in essa. Il volume ricostruisce la storia delle due attuazioni.
Le chiese contemporanee assomigliano spesso a capannoni industriali, piscine, bar, autorimesse. Non hanno quasi mai la facciata, e i campanili sono un labile ricordo. All'interno sono spaesanti e asettiche come sale d'attesa e al posto della cupola c'è il soffitto che fa pensare non a Dio ma all'inquilino del piano di sopra. I rosoni sono sostituiti dai lucernai e le immagini sacre da anodine opere d'arte astratta che rimandano a una vaga spiritualità senza trascendenza; in omaggio al minimal, gli altari sembrano usciti da un catalogo Ikea. L'orrore dei nuovi edifici di culto è il pegno che la Chiesa paga alla contemporaneità: dopo il Concilio Vaticano ii, essa ha dismesso le forme della tradizione preferendo le più ardite stravaganze architettoniche o, peggio, aderendo con giubilo alla burocrazia delle commissioni urbanistiche. Eppure sorgono ovunque nuove, magniloquenti cattedrali: sono i musei, progettati da celebrate archistar, volani di turismo e di investimenti miliardari, luoghi destinati non più a conservare le memorie bensì a fungere da packaging lussuoso dell'arte contemporanea, essi stessi opere d'arte, icone, luoghi dove sperimentare la cultura che si fa religione. Frotte di fedeli partono in pellegrinaggio: come un tempo verso Chartres ora vanno al Guggenheim di Bilbao o alla Tate Modern di Londra per adorare gli idoli e le reliquie della contemporaneità. In modo divertente e divertito, Angelo Crespi passa in rassegna le brutte chiese mettendole in relazione con la disciplina della Conferenza episcopale italiana che offre agli architetti un comico manualetto frutto non della fede, ma di una sorta di moralismo pauperistico postconciliare; dall'altro lato, si scaglia contro i progetti dei musei decostruzionisti, enormi astronavi aliene in vetro, ferro e cemento, che determinano sempre più spesso il paesaggio delle città, divertimentifici e fabbriche di senso e di consenso.
Virgilio Fantuzzi, gesuita, ha conosciuto i grandi maestri: Rossellini, Fellini, Pasolini. Si portano alla luce quei semi di trascendenza che a volte gli autori hanno sparso nei propri film.