Questo sintetico profilo definisce dapprima ambiti e oggetti di indagine dell'estetica musicale; poi presenta una breve storia del pensiero musicale dall'antichità ai giorni nostri. Questa edizione aggiornata offre preziosi spunti per ulteriori approfondimenti, in particolare sui rapporti tra natura e cultura nella musica e sulla fruizione dei nuovi linguaggi del nostro tempo.
Nella cultura occidentale, principio, creazione e comando sono strettamente intrecciati. L’arché, l’origine, è sempre già anche il comando, l’inizio è sempre anche il principio – il «principe» – che governa e comanda. Questo è vero tanto in teologia, dove Dio non solo crea il mondo, ma lo governa e non cessa di governarlo attraverso una creazione continua, quanto nella tradizione filosofica e politica, in cui principio e creazione, comando e volontà formano insieme un dispositivo strategico senza il quale l’edificio della nostra società crollerebbe.
I cinque scritti qui raccolti cercano di disinnescare questo dispositivo attraverso una paziente indagine archeologica dei concetti di opera (Archeologia dell’opera d’arte), creazione (Che cos’è l’atto di creazione), comando e volontà (Che cos’è un comando). Il territorio dell’arché viene percorso ed esplorato in ogni senso alla ricerca di una via di uscita an-archica. Finché, nel testo che chiude il libro (Il capitalismo come religione), l’anarchia appare come il centro segreto del potere, che si tratta di portare alla luce, perché un pensiero che abbia deposto tanto il principio che il suo comando diventi possibile.
Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea.
Fu lo stesso Vincent van Gogh – nelle lettere che scrisse lungo gli anni – a parlare minuziosamente dei suoi dipinti. Spiegò come e perché li fece; ne descrisse i colori e le emozioni che provava nel realizzarli; disse pure cosa sperava e voleva che suggerissero in chi li guardava. Precisò a quali pittori del passato si ispirava e a quale genere di nuova arte mirava, impegnandosi con tutte le sue forze per realizzarla. Creò tutto un universo visionario che – lui vivo – solo pochissimi seppero comprendere; ma che costituì un linguaggio quanto mai originale: anticipò e fondò l’evoluzione della pittura moderna. Le sue lettere a familiari e amici sono una testimonianza preziosa, di grande valore letterario, critico e umano. A distanza di più di un secolo, Van Gogh è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori artisti della sua epoca. Eppure quando morì, a soli trentasette anni, Vincent era ancora un artista «esordiente», che aveva partecipato a pochissime mostre ed era riuscito a vendere appena qualche decina di opere. Strano destino in vita, per un artista che dopo la morte si sarebbe ritrovato, in pochi decenni, a essere considerato uno dei pittori più importanti della sua generazione, e il vero anticipatore dell’arte moderna. Van Gogh è diventato anzi un mito, tanto che le immagini da lui dipinte sono note a tutti, e i suoi quadri hanno ispirato artisti di ogni genere. Questo libro presenta in un modo assolutamente originale ventuno tra i suoi capolavori, uno per ciascun capitolo. Il libro è rivolto a quanti desiderano scoprire di più, e più da vicino, la complessa vicenda dell’artista: l’uomo che è stato, non solamente il pittore «folle» descritto da una critica imbarazzata e attardata, o da giornalisti a caccia di facili scoop. Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea.
I mosaici di Ravenna sono considerati patrimonio artistico tra i più importanti del mondo. La loro qualità e gli splendidi colori hanno incantato appassionati e visitatori fin dai tempi della loro realizzazione, tra il V e il VII secolo. Il presente volume si propone di analizzare il valore profondo di questa arte figurativa, le sue peculiarità e i messaggi veicolati agli spettatori attraverso i secoli. Esplora la funzione dei mosaici nei vari edifici che li ospitano e il loro significato nel rilevante contesto liturgico dell'epoca tardoantica. Numerosi esempi comparativi inseriscono i mosaici nel quadro dell'arte tardoromana. Scritto in un linguaggio semplice e chiaro, sulla base dello stato attuale delle conoscenze, il volume offre una nuova analisi di uno dei più suggestivi cicli di immagini del cristianesimo delle origini, il cui ultimo ampio studio risaliva a quarantanni fa. La campagna fotografica, appositamente realizzata per questo libro, ci immerge nello splendore e nella varietà di questi mosaici, che le fotografie ci consentono di ammirare da vicino, in un'esperienza visiva altrimenti impossibile in situ.
Si potrebbe dire di Medea ciò che dice Omero della nave Argo su cui essa ha viaggiato: è stata «raccontata da tutti». Tutti però l'hanno raccontata in modo differente. Nessuna delle più di quattrocento riletture letterarie, operistiche, cinematografiche, pittoriche ne ha restituito l'immagine completa e definitiva. Il suo nome è associato per sempre a un gesto inconcepibile - il figlicidio - ma Medea non ha una sola dimensione: è umana, ma è depositaria di saperi e poteri che trascendono quelli umani; è una donna, ma è più virile di tanti uomini; è passionale, ma non perde mai la sua lucidità; è una barbara, ma tiene testa a quanti passano per civilizzati, è portatrice di una cultura arcaica ma è emancipata più di qualunque donna greca, è una carnefice ma anche una vittima. Il suo segno è l'ambiguità. Medea incarna il diverso; compendia tutto ciò che è sospetto, inquietante, repulsivo, inaccettabile, e proprio per questo ci interpella sulla nostra capacità di includere nel nostro quotidiano ciò che non ci appare immediatamente omologabile. È una profuga che viene respinta da una nazione dopo l'altra e che uccide i figli forse anche volendo scongiurare loro una vita di vagabondaggio e di umiliazioni. Il destino di quest'antica migrante tocca nell'Europa di oggi dei nervi scoperti. Quando rivendica i suoi diritti di donna e di madre o quello di rimanere fedele alla sua cultura d'origine proviamo simpatia per lei; ma quando si spoglia della sua umanità per consegnarsi a un'alterità assoluta e insondabile non siamo più disposti a immedesimarci in lei. Trasferire, in tutto o in parte, sulle spalle degli 'altri' - ossia le nostre -le colpe di Medea equivale ad ammettere che Medea non è poi cosi 'altra'. Serve a esorcizzare il pensiero disturbante che Medea è, o potrebbe essere, una parte oscura di noi stessi. Del resto, le cronache di tutti i giorni ci dicono che le madri assassine non esistono solo nel mito, ma sono attorno a noi.
Prendendo spunto dagli avvenimenti di scottante attualità, la mostra, a cura di Guido Curto, intende sviluppare il tema del viaggio e delle migrazioni attraverso una selezione di opere, provenienti da musei del territorio, nazionali ed esteri, che testimoniano la condizione dinamica dell'uomo, in perenne cammino sulla Terra. Una mostra sul tema del viaggio e delle migrazioni. Un excursus tra storia e contemporaneità che parte dall'"Odissea", passa attraverso le invasioni barbariche e le crociate, i viaggi dei primi esploratori e la scoperta dell'America, per arrivare fino all'emigrazione verso il nord e sud America di poco più di un secolo fa e concludersi con l'analisi delle migrazioni di oggi.
Un saggio illustrato che si legge come un romanzo, in cui Marcello Simoni svela i segreti nascosti negli affreschi che decorano l’abbazia, una vera e propria “Bibbia di pietra” in cui convivono diavoli, mostri ed episodi dalle scritture. Simoni rintraccia le fonti di questo labirinto di simboli, e suggerisce una lettura sorprendente di uno dei capolavori dell’arte medievale. Un viaggio - illuminato dai disegni dell’autore - nella bellezza di un luogo dal fascino immutato, che racchiude mondi letterari e artistici tutti da scoprire, rivelati dalla scrittura appassionante dell’autore italiano di thriller più tradotto al mondo.
Questo libro prosegue nella linea di studi aperta dal volume Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità, XVI-XIX secolo, curato da Assunta Di Sante e Simona Turriziani e pubblicato nel 2016, dove un’ampia sezione era dedicata ai lavori delle donne per la ricostruzione e decorazione della basilica vaticana. L’enorme successo riscontrato dalla tematica, tanto originale quanto attuale, ha spinto le curatrici a presentare un lavoro monografico sull’argomento, approfondendo alcuni profili di donne precedentemente solo accennati. Nel cantiere petriano sin dal Cinquecento ampi e variegati furono gli impieghi femminili in ambiti considerati da sempre appannaggio esclusivo degli uomini, se non altro per l’impegno fisico richiesto. La vivacità e l’imponenza del cantiere aveva favorito a Roma la concentrazione di artigiani e fornitori di materiale edile, i quali tendevano ad individuare nel rapporto coniugale la loro forza, alimentato anche dalle forme di assistenza nei confronti dei propri lavoratori messe in atto dalla Fabbrica. Nel cantiere vaticano le donne ebbero dunque un ruolo importante: figlie e mogli partecipavano in diverso modo all’attività di famiglia, garantendone la prosecuzione e lo sviluppo in caso di morte del padre o marito, e potendo godere di una sostanziale parità economica rispetto all’uomo. Tuttavia il lavoro delle donne nella basilica vaticana non è stato sempre un completamento di quello del capofamiglia, ma anche un’esperienza autonoma vissuta da donne scelte per le loro rare capacità artistiche, e non perché eredi di un defunto padre o marito. Riemergono così, dalla documentazione dell’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, le figure di carrettiere, ‘mastre muratore’, ‘pozzolaniere’, ‘capatrici’ di smalti per i mosaici, ‘fornaciare’ di laterizi e vetri, stampatrici, ‘vetrare’, ma anche intagliatrici di legno e pietre dure, fino ad arrivare alle ‘patentate’, ovvero le fornitrici accreditate presso l’Istituzione. Questa originale raccolta di saggi ha il merito di raccontare dunque, senza affanno, la presenza femminile nel cantiere vaticano, qualificando tale presenza attraverso la ricostruzione di alcuni interessanti profili biografici.
La Santa Famiglia, costituita da Gesù, Maria e Giuseppe, ha dovuto affrontare, come molte persone dell'epoca contemporanea o dei secoli scorsi, l'immigrazione verso un paese straniero? Questo libro d'arte e di teologia risponde a tale domanda attraverso l'analisi di opere scelte, rappresentative delle diverse interpretazioni che la Fuga in Egitto, evocata dall'evangelista Matteo, ha ricevuto, in Oriente e Occidente, dalle origini dell'arte cristiana fino ai nostri giorni. Come fu presentato quell'esodo forzato, quali furono le tappe, quanto tempo durò il viaggio e il soggiorno in Egitto? Il silenzio dei testi canonici ha lasciato carta bianca all'immaginazione. Alcuni pittori composero su questo tema delle opere artistiche nelle quali la dose di meraviglia fu considerevole, al punto che alcuni dipinti, i più numerosi, hanno reso la Fuga in Egitto un viaggio dai tratti quasi turistici, scortato dagli angeli e arricchito di miracoli, segnato dall'accoglienza calorosa delle popolazioni locali. Altri dipinti, invece, in particolare dalla fine del Medioevo, suggeriscono, talvolta in modo commovente, la solitudine dei genitori di Gesù, il loro senso di spaesamento nel Paese dei faraoni.
L'arte dell'Oriente cristiano è fiorita, a partire dal IV secolo, in un'area che abbraccia la Georgia, l'Armenia, la Cappadocia, la Siria, il Libano, Israele (l'antica Palestina), l'Egitto copto, la Nubia e l'Etiopia. Questi territori, dov'è sorta la cristianità, hanno beneficiato di una rete di chiese e monasteri (dal V al XV secolo) straordinariamente fitta e precoce, della quale i nove decimi, se non di più, sono scomparsi. Questi edifici erano decorati con affreschi e sculture, arricchiti da icone e oggetti liturgici, e custodivano eccezionali manoscritti miniati. Le ricerche dell'autrice hanno permesso di definire l'originalità di questa iconografia orientale, la sua coerenza, il suo rapporto con le dottrine religiose e le credenze dei popoli interessati. L'autrice mostra come queste regioni, che facevano parte dell'area di influenza bizantina, costituissero un'entità a se stante in termini di arte e iconografia, condizionate principalmente dall'Egitto dei faraoni e dalla Persia. Questo lavoro capitale è necessario anche per comprendere le conseguenze delle distruzioni odierne. Si tratta della scomparsa, tra l'Occidente e Bisanzio, della terza tradizione artistica del mondo cristiano.
Nella liturgia del Natale i Magi rappresentano una delle voci più misteriose ed affascinanti; venuti da un lontano Oriente al seguito di una stella, cercano il Salvatore tra mille difficoltà e (secondo la stessa narrazione evangelica) dopo averlo finalmente trovato, rischiano addirittura di metterlo in pericolo, se solo un angelo non li indirizzasse su un'altra strada ingiungendo loro di non fare ritorno dal perfido Erode. In principio né Re, né tre, i Magi hanno assunto molteplici identità, divenendo anche quattro, otto o dodici, ed hanno svolto una funzione ideologica cangiante a seconda delle distinte realtà in cui la storia che li celebrava si è affermata, magari solo attraverso la voce (meno nota, ma per questo non meno significativa) di una minoranza cristiana. Tale narrazione si è col tempo espansa grazie alla letteratura "apocrifa", in cui il tema dei Magi si è intersecato con quello della regalità, della mercatura, dell'ambasceria e della divinazione astrale, sempre conservando la "cifra" distintiva dell'universalismo cristiano come valore centrale, di cui tali viaggiatori si fanno testimoni, a conferma di una buona novella che viene per tutti. La ricchezza espressiva, teologica, concettuale e propagandistica che ha connotato tale ciclo narrativo non ha conosciuto confini nel mondo eurasiatico e successivamente anche negli altri continenti, generando una rete di tradizioni devozionali e spirituali straordinariamente ricca e variegata. Questa raccolta di saggi, curata da alcuni tra i maggiori specialisti della materia, propone, in armonia con la complessità del soggetto, una serie di percorsi interpretativi ed esegetici, volti a indagare l'eccezionale ricchezza espressa dal cammino dei Magi nella sua ininterrotta diffusione, nel tempo e nello spazio, tra simboli e riti capaci di ispirare ancora i moderni a dispetto della diversità delle lingue e delle distinte modalità espressive. Presentazione di Franco Cardini.