Cosa accade nell’incontro con le vecchie e nuove povertà? Il racconto di esperienze concrete (e 'replicabili' anche in altri contesti) delinea percorsi possibili di condivisione, con un significativo intreccio di intelligenza e amore. A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II e nel decennio dedicato dai vescovi italiani all’educare, si testimonia inoltre la valenza formativa di rapporti con i poveri che mettono al centro la relazione, delineando il volto di una Chiesa che fa proprie «gioie e dolori». La documentazione di criteri per l’ascolto e l’accoglienza e la scrittura di Patti educativi e sociali esemplifica quindi le possibili reti che rendono la città degli uomini più attenta e più fraterna.
"Oggi è un grande dono." Sono le parole che Giusy si ripete ogni giorno dal 2005 quando, a causa di un banale incidente in automobile, un guardrail le ha tagliato entrambe le gambe all'altezza del ginocchio, strappandola a una vita invidiabile, piena di affetti, impegni di lavoro, sogni e amore. Di quel momento Giusy ricorda tutto: il dolore straziante, il terrore di morire e le preghiere rivolte alla Madonna, perché le dia forza. Forza che diventa la sua arma. Insieme alla famiglia e agli amici che le si stringono attorno, Giusy muove i primi passi nella sua nuova vita. Fra pianti, speranze, paure e momenti di gioia arrivano le protesi, "le mie nuove gambe". Prima quelle da passeggio, poi da mare, poi addirittura da corsa, nonostante qualche dottore le suggerisca di lasciar perdere. A un anno dall'incidente Giusy ha lasciato un fidanzato poco presente e si è buttata a capofitto in un futuro che le ha riservato sorprese e soddisfazioni: un nuovo lavoro, un nuovo amore, la creazione della onlus Disabili No Limits, che raccoglie fondi per donare ausili a chi non può permetterseli, l'oro e il record italiano sui 200 e 100 metri e il record europeo sui 100 metri. "Con la testa e con il cuore si va ovunque" è il racconto di una vicenda personale, ma anche di una scelta che riguarda tutti coloro che si trovano ad affrontare un grande cambiamento: guardare oltre e costruirsi un domani o continuare a rimpiangere un bel passato che non c'è più? Giusy non ha avuto dubbi.
Queste pagine narrano la storia quotidianamente e banalmente vera di Tommy, un simpatico e riccioluto adolescente autistico. E del suo straordinario rapporto con il padre, Gianluca Nicoletti. Di un bambino che a tre anni era tanto buono e silenzioso - forse persino troppo - e di suo padre che, quando un neuropsichiatra sentenziò: "Suo figlio è attratto più dagli oggetti che dalle persone", non trovò tutto ciò affatto strano. (In fondo, era stato così anche per lui: aveva cominciato a parlare tardissimo e ora si guadagnava da vivere proprio parlando; quindi, prima o poi, pure Tommy avrebbe iniziato a farsi sentire.) In seguito, con l'arrivo dell'adolescenza, le cose in famiglia improvvisamente cambiarono: quel bambino taciturno diventa un gigante con i peli, forzuto, talvolta aggressivo, spesso incontrollabile, e Gianluca, chiamato in causa dalla moglie sconfortata, si scopre - suo malgrado - un genitore felicemente indispensabile. "Il padre di un autistico di solito fugge. Quando non fugge, nel tempo lui e il figlio diventano gemelli inseparabili. Tommy è la mia ombra silenziosa" scrive Nicoletti. "È un oracolo da ascoltare stando fermi, e senza troppo arrabattarsi a farlo agitare sui nostri passi. Molto più interessante è respirarlo e cercare di rubare qualcosa del suo segreto d'immota serenità." E allora ecco il racconto dolceamaro, sempre franco e disincantato, di un piccolo universo quotidiano...
Attraverso il racconto di ogni protagonista, i fatti, le emozioni, le botte, si svelano le cause scatenanti e le dinamiche di coppia. Episodi ripetuti di maltrattamenti alternati a "pentimenti" del partner. E la tragedia sempre in agguato. Tutto questo avviene nella "normalità" e nella convinzione che la violenza riguardi altri. Ma a un certo momento accade "qualcosa" per cui le donne capiscono che così non può continuare. Che cosa? Ogni storia ha una sua "chiave" che la tiene inchiodata alla violenza e una che la porta a non voler più subire. Qualche volta quel maledetto meccanismo si rompe prima che sia troppo tardi. Le protagoniste, raccontandosi, affrontano quella violenza subdola che colpisce le donne nel momento in cui dicono "no", sottraendosi ai ruoli imposti da qualcosa che è nato come amore. Ma che non lo è più. Violenza fisica e anche psicologica che attraversa le classi sociali e spesso coinvolge i figli.
Mario Melazzini, malato di SLA, è ormai da anni noto anche al grande pubblico per le sue battaglie per gli ammalati, perché siano messi nelle condizioni migliori possibili. Alla luce di quanto elaborato dall’Onu circa la disabilità, che introduce il concetto di “persona con disabilità” - disabilità che può toccare ogni persona – Melazzini ha portato la Regione Lombardia a elaborare un piano decennale d’Azione per le disabilità estremamente innovativo, sia per contenuti che per modalità.
Il volume, scritto da Mario Melazzini e Emma Neri, è un mix di racconti, testimonianze e interventi che hanno portato appunto ad elaborare coloro che hanno aiutato Melazzini nel suo compito.
“Nella camera di Daniele, arredata con un amore che i colori, il cestone di pupazzi, gli omini della Playmobil non bastano a descrivere, c’è un grande disegno appeso alla parete. Lo ha fatto Daniele: al centro, c’è lui, con una corona reale sulla testa. Intorno, la mamma e il babbo, le sorelle, la nonna. Perché Daniele è un bambino felice: ogni sua mossa comunica una gioia di vivere che incanta e stupisce. Daniele che alla sua famiglia dà molto più di quanto chieda: «Qualche volta ha un attimo di tristezza, ma il suo bello è che è sempre allegro» dice Paola. «Se è contento lui, non posso dire di essere triste io. Se è felice lui, possono esserlo tutti: questo è il grande insegnamento che ti danno bambini come lui e tanti altri che ho conosciuto»”.
Mario Melazzini è nato a Pavia il 10 agosto del 1958. Il 17 gennaio 2003 gli viene confermata la diagnosi di SLA, che lo obbliga ad affrontare un lungo percorso verso l’accettazione dei propri limiti e a raggiungere la consapevolezza che a volte può accadere che una malattia che mortifica e limita il corpo possa rappresentare una vera e propria medicina per chi deve forzatamente convivere con essa senza la possibilità di alternative.Tra i vari incarichi che ricopre ricordiamo quello di Presidente della Consulta Ministeriale delle Malattie NeuroMuscolari. Dall’aprile 2006 è Presidente Nazionale AISLA e dal novembre 2008 è Presidente di AriSLA. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Ma che cosa ho di diverso? Conversazioni sul dolore, la malattia e la vita (2009) e Io sono qui (2011).
Emma neri, giornalista professionista, critico cinematografico, ha lavorato al Sabato e in Rai. È autrice di filmati e saggi. Collabora con diverse testate, si occupa di comunicazione. Ha pubblicato Il Meeting. La storia e i testimoni (2004), Erano ridotti a desiderare l’officina. I ragazzi della riforma lombarda (2008), Lavorare è il miglior modo di imparare (2012).
A trentadue anni, dei quali gli ultimi dieci passati a nascondersi dalla verità, Emma Woolf ha finalmente deciso che era tempo di affrontare la sfida più importante della propria vita. Per la prima volta ha ammesso di soffrire di una patologia subdola e feroce: l'anoressia "funzionale". Emma infatti si era costruita con volontà ferrea una carriera di successo e conduceva un'esistenza apparentemente normale, ma era intimamente tormentata da un controllo ossessivo sul cibo, dall'esercizio fisico esasperato e da un rapporto morboso con la fame. Dopo aver finalmente incontrato l'uomo giusto, e desiderando un futuro e un figlio con lui, ha deciso di affrontare i suoi demoni, di smettere di accanirsi sul suo corpo, gettare i vestiti taglia XXS e riscoprire la sua femminilità. In sostanza, ha deciso di liberarsi dalla trappola mortale dell'anoressia e di ricominciare a vivere pienamente. Come se non fosse abbastanza, Emma ha preso l'impegno di tenere un diario di questa sua lotta estenuante su una colonna settimanale del Times. Presto la sua rubrica è diventata uno degli appuntamenti più seguiti dai lettori: il numero di email, commenti e messaggi ha superato ogni aspettativa, e le ha dato nuova forza per andare avanti. Da questa esperienza è nato "Alla fine di un lungo inverno". Coraggioso e lucido nella sua sincerità, questo libro è una testimonianza a tratti scioccante, un messaggio di speranza e una emozionante storia d'amore.
Michela Marzano è un'affermata filosofa e scrittrice, un'autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all'università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all'insegna del "dovere". Un diktat, però, che l'ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. "Lei è anoressica" le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent'anni. "Quando finirà questa maledetta battaglia?" chiede lei anni dopo al suo analista. "Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene" le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa. "L'anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L'anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. (...) Oggi ho quarant'anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè... sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente. In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità." (Michela Marzano).
È il diario di Lara, madre di un figlio disabile grave. Lei e il marito, entrambi in pensione, gestiscono il figlio fra mille difficoltà, supportati dal Centro Diurno Disabili dal gruppo di auto-mutuo aiuto, dall’ANFFAS e dal sostegno saltuario del loro secondo figlio, sano.
Lara raccoglie i suoi pensieri in prima persona, intercalati da rime giocose e leggere, con uno stile particolare di dialogo tutto interiore, in cui lei è interlocutrice di se stessa e in cui i personaggi ruotano come attori di una sceneggiatura che è la sua vita quotidiana.
L’autrice racconta la propria esperienza di ex professoressa di Lettere, tra impegni di volontariato e momenti di svago, colloqui con la psicologa e visite dei suoi ex studenti. La sua è una vita a contatto, giorno dopo giorno, con il figlio malato e con le tensioni che ciò comporta, sempre in bilico fra la tenerezza per il figlio, il desiderio di essere ancora utile alla società e la necessità di trovare spazi di solitudine per ritemprarsi dalle fatiche.Alla situazione già precaria, si aggiunge l’età che avanza e che rende tutto più faticoso. Eppure il fil rouge del suo diario sono l’ottimismo, la speranza e l’ironia. Perché una risata ci salverà.
La gran parte dei condannati a pene carcerarie torna a delinquere; la maggior parte di essi non viene riabilitata, come prescrive la Costituzione, ma semplicemente repressa, e privata di elementari diritti sanciti dalla nostra carta fondamentale - come ne vengono privati i loro cari; la condizione carceraria, per il sovraffollamento, la violenza fisica e psicologica, è di una durezza inconcepibile per chi non la viva, e questa durezza incoraggia tutt'altre tendenze che il desiderio di riabilitarsi; la cultura della retribuzione costringe le vittime dei crimini alla semplice ricerca della vendetta, senza potersi giovare di alcuna autentica riparazione, di alcuna genuina guarigione psicologica. È possibile pensare a forme diverse di sanzione, che coinvolgano vittime e condannati in un processo di concreta responsabilizzazione? Gherardo Colombo indaga le basi di un nuovo concetto e di nuove pratiche di giustizia, la cosiddetta giustizia riparativa, che lentamente emergono negli ordinamenti internazionali e nel nostro. Pratiche che non riguardano solamente i tribunali e le carceri, ma incoraggiano un sostanziale rinnovamento nel tessuto profondo della nostra società: riguardano l'essenza stessa della convivenza civile.
Il volume si rivolge a chi intende preparare l'esame di abilitazione alla professione di assistente sociale e assistente sociale specialista. Dopo un'introduzione sulle modalità di svolgimento dell'esame di Stato (le prove, le competenze e le conoscenze richieste), il testo passa in rassegna le principali tematiche del servizio sociale come scienza (rapporti con altre discipline, principali modelli teorici, strumenti e tecniche del lavoro sociale). Si analizza, quindi, l'organizzazione dei servizi istituzionali, in particolare nell'ente locale, e le politiche sociali a favore degli anziani, dei minori, degli immigrati, delle persone con disabilità, di quanti vivono in condizioni di disagio.Un capitolo a parte è dedicato alle competenze proprie richieste all'assistente sociale specialista. Infine, vengono proposti e sviluppati esempi di casi per la prova pratica per entrambe le sezioni dell'albo, quale utile allenamento per affrontare l'esame di abilitazione.
Non di rado il volto della povertà viene raccontato attraverso la povertà dei volti che dovrebbero comporlo; volti anonimi, stereotipati, vuoti come gli approcci generalizzati al fenomeno. Non di rado la voce della povertà si manifesta mediante il timbro sordo di chi la vita di strada l'osserva da lontano, certamente con onestà professionale, ma infine con distacco. Essere testimoni di un accadimento significa invece operare dalla giusta distanza, come un equilibrista in bilico tra l'eccesso di empatia (da cui scaturisce la retorica) e quello di alterità (da cui derivano gli stereotipi): ed è proprio da questa cautela che si sviluppa "Il volto (e la voce) della strada". Le precisazioni, storiche o statistiche, operate dai professionisti, accompagnano un viaggio intimo e personale all'interno delle nuove povertà, dove la macchina fotografica e un orecchio attento ci restituiscono i meccanismi di autorappresentazione di chi vive per strada. Un percorso che parte dal basso, rigoroso ma interessato, affinché un tema pericolosamente attuale non continui a nutrirsi del disinteresse sociale e politico. Immagini e parole strappate alla miseria senza morbosità, ma con una rispettosa complicità senza cui non potrebbe costruirsi alcuna riflessione sul disagio abitativo ed economico; un'occasione, infine, per vedere da vicino un profilo d'umanità con cui dovremmo confrontarci con maggiore diligenza. Prefazione di Paolo Pezzana.
Il testo, agile e sintetico, dallo stile giornalistico, vuole essere uno spunto per approfondire alcune tematiche di attualità al femminile, che attraversano rapidamente le cronache per poi cadere nell’oblio, una volta spenti i riflettori.
Le bambine, le adolescenti e le donne del Sud del mondo, restano spesso invisibili, poco note o addirittura ignorate.
L’autrice dà voce e volti ad alcune di queste storie, perché non restino solo numeri, statistiche, dati. Perché i ricordi di una ex bambina soldato o di spose forzate diventino patrimonio comune, che riguarda tutti. Perché le lotte delle donne che cercano di dare un futuro ad altre donne, garantendo istruzione e salute, diventino condivise. Perché le persone disabili possano coltivare sogni e speranze. E i femminicidi vengano finalmente archiviati.
Le «invisibili» aiutano a confrontarsi con la propria identità, ponendo interrogativi, richiamando all’autenticità e al senso profondo di ogni esistenza. Valori che si somigliano a ogni latitudine.
Punti Forti
• Testimonianze di bambine, adolescenti e donne del Sud del mondo, che vengono ridotte in schiavitù. Queste storie compaiono raramente nell’informazione mainstream.
• Il libro è stato scritto con la collaborazione di ong e associazioni che si occupano delle donne del Sud del mondo, anche delle immigrate in Italia.
Autrice
Laura Badaracchi, giornalista free-lance, collabora con diverse testate giornalistiche, tra cui il quotidiano Avvenire, i mensili Jesus e Mondo e Missione. Ha scritto, per le Paoline, la biografia Luigi Di Liegro. Profeta di carità e giustizia (2007), ha curato la revisione di Nel mondo di Karol Wojtyla. Incontri, tracce e ricordi (2012).