A quattrocento anni dalla nascita, il romanzo di Bruna Peyrot e Massimo Gnone ripercorre, integrando alcune fonti storiche, la straordinaria vicenda, a metà tra mito e storia, del montanaro-condottiero Giosuè Gianavello che con strategica ostinazione lottò in difesa delle "eretiche" comunità valdesi del Piemonte dalle persecuzioni armate dei Duchi di Savoia. Piccolo proprietario contadino con il ruolo di anziano di chiesa nel Concistoro di Rorà, in val Pellice, nel Piemonte occidentale, Giosuè Gianavello si trasformò lentamente in «bandito» sia in quanto si batté in difesa delle popolazioni valdesi vessate dai Savoia sia, rispetto alla sua stessa comunità, in quanto il suo esilio fu lo scotto per una pace dopo cento anni di persecuzioni. Convinto credente e abile stratega, uomo comune ed eccezionale a un tempo, la sua vicenda illustra la complessità di un periodo storico - la seconda metà del Seicento, il «secolo di ferro» - in cui le Valli valdesi, a un tiro di moschetto da Torino, erano diventate territorio disputato dalle potenze dell'epoca, prima tra tutte la Francia del re Sole.
Il romanzo su Gesù dello studioso Theissen.
L'antenato Jean all'alba della domenica 16 agosto del 1716 s'incamminò in compagnia del cugino Étienne e della di lui moglie dal suo villaggio, alto sopra Fenestrelle, portando con sé il primogenito nato due giorni innanzi.
Marina Jarre
Basato su rigorose fonti documentarie anche inedite, il nuovo libro di Marina Jarre - ultimo della trilogia valdese che comprende Ascanio e Margherita e Neve in Val d'Angrogna - racconta degli abitanti dell'alta Val Chisone del Piemonte, che con la revoca dell'editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non essere costretti a emigrare, come invece decisero altri, verso paesi di fede protestante.
La storia del vano tentativo di ritornare alla fede valdese di parte della popolazione locale è la testimonianza di una coraggiosa e disarmata resistenza civile, unica nella storia italiana. Al piccolo Gioele Orcellet, inconsapevole discendente di questi montanari, è dedicato il libro.
«Vivo in un equilibrio instabile. Non ho un’unica tana, un sicuro punto di riferimento, una mia identità. Ho tutto doppio o diviso a metà. Niente mamma, due domicili».
Maria Girardet Soggin
Diversi per carattere, origini ?e confessione religiosa – protestante lui, cattolica lei –, Alberto e Hilda si sposano dopo un lungo fidanzamento subito dopo la fine della prima guerra mondiale.
Ma dopo due figli maschi e a sei mesi dalla nascita di Pupina – in un’Italia ormai fascista –, la giovane mamma muore.
Affidata inizialmente alla zia materna, che diventa per lei una seconda madre, la piccola è contesa, per affetto e con affetto, dalle due famiglie.
Cresce, interiormente dibattuta ?e nel mistero della morte della madre, finché dal passato lettere e diari gettano luce sulla sua identità ?e la sua storia.
Se la morte del grande poeta cileno Pablo Neruda, di cui ricorre il 40° anniversario, fu naturale o indotta saranno a breve i risultati delle analisi sui suoi resti a svelarlo. Ma è storia che, a una manciata di giorni dal golpe militare, il suo funerale raccolse, nonostante il coprifuoco, una folla sterminata, trasformandolo da atto d'amore e stima per il cantore della cultura latinoamericana nell'unica manifestazione di massa di quei giorni contro il regime.
Il Caino di Koffka, dramma espressionistico sulla colpa
La lotta tra il bene il male, la violenza e il dolore e la domanda di giustizia...
Il dubbio sulla colpa, e la sensazione di un'incolmabile scissione che attraversa l'essere umano
Scritto nel 1907 e rappresentato per la prima volta ai "Kammerspiele" di Max Reinhard nel 1918, il Caino di Friedrich Koffka resta di sconcertante attualità: Caino, scuro, minaccioso e tormentato, e Abele, biondo, solare e sicuro di sé, s'indagano a vicenda in un faccia a faccia denso e inquietante che mette in discussione la tradizionale e troppo spesso indubitata scissione tra male e bene.
Vittima di quel morso alla mela dell'albero della conoscenza, Caino mostra la duplicità delle cose del mondo e porta il peso di uno sguardo maledetto, che non riesce a salvare e perdonare ciò che vede, mentre Abele, sguardo indiviso e integro, non può vedere il male, neanche là dove lo compie: due metà di una stessa condizione umana (Eloisa Perone).
Una spia della Stasi nella Germania dell'Ovest, che ha sempre nascosto la sua attività alla famiglia, rischia di essere scoperta e decide di fuggire all'Est con moglie e figli. Michael e Thomas, però, soffrono per la perdita della loro "vera" vita, senza riuscire ad adattarsi alla nuova. Mentre la situazione si fa sempre più insostenibile anche per i genitori, la famiglia decide di tentare il ritorno in Occidente. Ma la strada verso casa sarà lunga, irta di pericoli, forzose battute d'arresto e, purtroppo, non aperta a tutti: la storia drammaticamente vera di una famiglia tedesca in trappola tra due sistemi politici contrapposti.
Tutto inizia con la telefonata in cui Giacomo, che ha sempre cercato di nascondere la sua omosessualità alla propria religiosissima famiglia, informa i genitori che è finalmente convolato a giuste nozze. Ma non con la fantomatica fidanzata, bensì con Miguel... In un carosello di situazioni a volte divertenti e a volte drammatiche, la difficoltà di confessare l'amore per una persona dello stesso sesso.