Il volume indaga la filosofia morale di Luigi Sturzo (1871-1959) ritrovando nel suo pensiero storico-sociologico il valore della sintesi della persona quale asse del primato della libertà personale nella storicità del sociale. L'autonomia della persona, infatti, rende presente il trascendente nelle forme sociali e manifesta l'infinita vita di Dio a fondamento etico del personalismo spirituale sturziano. Entrare in comunione con Dio e con gli uomini nella verità dell'amore implica per Sturzo trovare il termine assoluto in quanto tutto il mondo, sia naturale che storico, si risolve in Dio.
La Società filosofica italiana (SFI) è la più antica istituzione della filosofia in Italia, che ha avuto una presenza costante nella sua cultura. Essa ha attraversato i tre grandi periodi della storia istituzionale italiana dall'Unità ad oggi: liberale, fascista, democratico, riuscendo a fare dei congressi il luogo di confronto tra i diversi orientamenti. Nata nel 1906, ha tenuto fino dagli anni Cinquanta al 2013 ben trentotto congressi (circa uno ogni tre anni), dei quali in questo lavoro si fornisce una cronaca delle relazioni e dei dibattiti, sottolineando il ruolo che ha avuto il contesto culturale e politico. Inoltre, la SFI ha sollecitato la nascita di sue sezioni in molte città, che in tempi e modi diversi hanno organizzato seminari, convegni, conferenze su argomenti filosofici. Essa ha promosso la presenza della filosofia nella scuola italiana, contribuendo a rinnovarne l'insegnamento e promuovendo corsi di aggiornamento e sperimentazioni.
I contributi raccolti in questo volume indagano tanto il campo degli enti matematici e fisici quanto quello degli oggetti sociali e fittizi, ma ampio spazio è dedicato anche alla prospettiva storica e non manca un'analisi dell'intreccio tra ontologia e politica. Per la rilevanza dei problemi posti e l'originalità delle soluzioni offerte, unitamente al rigore delle argomentazioni utilizzate e all'accuratezza degli apparati bibliografici, esso costituisce un utile strumento per orientarsi in uno dei più rilevanti dibattiti filosofici contemporanei.
Fra i molti meriti di questo libro di Stefania Mazzone, vi è quello di essere riuscita a inserire la trattazione del problema del corpo lungo un percorso che opportunamente muove da Platone e approda al contemporaneo pensiero della differenza sessuale, e dall'altro mostrando in maniera molto convincente la connessione fra la questione della corporeità, da un lato, e quella del desiderio e della sessualità dall'altra. È questo, infatti, il filo rosso che percorre pressoché tutte le pagine del libro, e che conduce poco alla volta il lettore alla perlustrazione di quella sorta di continente inesplorato che è appunto il corpo. Pur perfettamente "disincantata", perché intrinsecamente persuasa della grande lezione desunta dal "pensiero negativo", l'analisi di Stefania si misura non solo con gli autori che più esplicitamente hanno posto al centro il corpo desiderante, ma si confronta anche con i punti alti della tradizione occidentale, Aristotele e Spinoza soprattutto, riscrivendo per ampi tratti una storia troppo spesso trascurata o comunque non adeguatamente valorizzata.
I due saggi pubblicati in questo volume sono apparsi singolarmente nei volumi VII e VIII della "Storia della Sicilia" (Editalia 1999 e 2000). G. Bentivegna li ha raccolti perché insieme compongono una storia intellettuale della Sicilia moderna e contemporanea i cui esiti collocano l'Autore all'interno del più avanzato pensiero meridionalistico. Dopo le ricerche di Dollo, la Sicilia non si può più raffigurare come una landa deserta in cui lo storico del pensiero filosofico, scientifico, perfino morale e teologico, se proprio doveva transitarvi, vi si tratteneva lo stretto indispensabile; infatti, Dollo è riuscito nel tempo a ricostruire la storia culturale della Sicilia come momento non secondario e non marginale della storia d'Italia e dell'Europa.
La teoria antropologica cassireriana, sviluppata ampiamente durante il soggiorno svedese e americano, come attestano lettere, libri e conferenze del periodo, ha senza dubbio subito le maggiori influenze durante gli anni amburghesi (1919-1933) e non soltanto da parte della comunità di lavoro nota come Warburg Schule ma anche ad opera di personaggi apparentemente lontani dalle tematiche più strettamente filosofiche. A partire dalle ricerche del biologo Jakob von Uexküll e del neuropsicopatologo Kurt Goldstein sull'organismo e sul suo rapporto con l'ambiente, Cassirer giunse a definire in modo filosoficamente pregnante l'unicità dell'essere umano e della sua struttura simbolica. Il volume ricostruisce alcuni aspetti rilevanti del pensiero di Ernst Cassirer, soffermandosi sull'articolata riflessione antropologica cassireriana, trattata non soltanto nei suoi risvolti culturali ma anche in quelli biologici ed etici, non senza una particolare attenzione all'evoluzione delle vicende esistenziali del filosofo tedesco.
Com'è possibile pensare insieme ad una scienza degli scienziati e alle scienze funzionali alla società nella cosiddetta "società della conoscenza"? Fino a che punto possono spingersi le aspirazioni dei politici nell'indirizzare la scienza in modo da farne il volano dell'economia, senza mettere a rischio gli equilibri propri di una razionalità che invece conserva il marchio di una creatività libera e visionaria? Il modello di società della conoscenza così come presentato dall'agenda di Lisbona 2000 rappresenta per l'Europa un valido modello di sviluppo? Questi i temi più rappresentativi trattati in questo volume che alcuni membri del gruppo di ricerca di MIRRORS, coordinati da Francesco Coniglione e facenti parte dell'Università di Catania insieme e di altre istituzioni internazionali, hanno individuato allo scopo di indagare per indagare le relazioni tra scienza e società dal punto di vista epistemologico e delle sua ricadute nella società della conoscenza.
In cosa consiste l'ipermoderno? Cosa diviene il bene comune quando la logica individualista predomina? Quale benessere e quale saggezza si possono intravvedere quando tutto è pervaso dal consumismo? Quale cultura e quali esigenze salvaguardare in un mondo obnubilato dall'egalitarismo? Come pensare l'umanesimo di fronte all'alluvione tecnologica? Questi gli interrogativi che costituiscono il cuore di quest'opera, che fa dell'ipermoderno più che un problema, un destino.
Gli scritti raccolti in questo volume si propongono di attraversare, lungo un arco temporale più che trentennale (1881-1916), il progetto filosofico di Roberto Ardigò di dar luogo ad un nuovo modello di filosofia, capace di dialogare attivamente con i risultati delle scienze particolari e di avere, al contempo, una funzione euristico-regolativa del concetto di scienza. Tenendo ben distinti di due campi, e rimarcando gli errori compiuti dall'idealismo e dal razionalismo, Ardigò assume una posizione particolare anche nell'ambito del positivismo europeo, riformando non poco le posizioni di Spencer e di Comte.
Le teorie sociali, filosofiche e scientifiche rappresentano, soltanto, i modi attraverso cui il pensiero umano ha cercato di comprendere e trasformare l'esistente, non sono certo espressione di una "natura intrinseca della cose". Credere, invece, in una verità oggettiva ha pericolose conseguenze su concetti quali la libertà, la responsabilità, e, in campo pratico, su attività quali quelle esplicate dalle scienze mediche.
Vengono qui riproposti gli scritti metodologici di Mario Calderoni, che figurano nell'edizione completa delle sue opere del 1924 o in altre rare edizioni ormai lontane negli anni e sono, proprio per questo, di difficile reperibilità, nella certezza che chiunque si accingerà a leggerli avrà largamente agevolata la sua fatica dalla limpidezza dello stile e sarà sicuramente coinvolto in una sorta di complicità con l'autore per il fascino delle questioni accostate e discusse.
Il Proemio, per quanto si richiami alla tradizione filosofica nazionale, si inserisce all'interno del dibattito europeo sulla fondazione storicistica della conoscenza dell'agire umano. Opera maggiore di Castiglia, edita a Palermo nel 1841, essa costituisce il tentativo più fecondo di fondare l'enciclopedia delle scienze dell'umanità su basi non metafisiche e in autonomia dai paradigmi delle scienze della natura, attraverso l'adozione del metodo storico.
Gli scritti raccolti in questo volume, larga parte dei quali tradotti in italiano per la prima volta, o proposti in una traduzione aggiornata, mettono in luce il tentativo d'insieme compiuto da Lorenz di costruire un modello di conoscenza perfettamente in linea con gli indirizzi della filosofia della scienza contemporanea. Tenendo ben saldo il legame con la teoria dell'evoluzione, Lorenz ribadisce la necessità di considerare la cultura come vincolata alla base biologica, di cui ne riproduce in forma simbolica e ritualizzata processi e tappe. Per questi motivi tanto i conflitti generazionali e parentali, quanto le più severe questioni metodologiche della scienza e della storia possono essere meglio compresi se ricondotti alla domanda fondamentale della biologia "A cosa servono?", piuttosto che chiedersi, più scontatamente, perché esistano.
Che cos'è la filosofia in pratica nella forma professionale della consulenza? Quali competenze e qualità umane deve avere il consulente filosofico? Come distinguerlo dallo psicoterapeuta? Docenti e "filosofi pratici", impegnati professionalmente dentro e fuori le istituzioni, si sono confrontati sulla nuova ragion d'essere della filosofia come consulenza, verificandone i percorsi anche alla luce delle più recenti acquisizioni in Italia. Prospettive differenti contribuiscono a rendere interessante il discorso, inteso a ripensare la filosofia come autentica esperienza di saggezza pratica.