Trent’anni fa si discuteva di politica quando si voleva rendere serio un dibattito, ma per ridere si parlava di religione. La situazione oggi si è rovesciata: nel migliore dei casi la politica suscita un’impietosa alzata di spalle, ma riguardo alla religione non si ride più. L’inquietudine si insinua negli animi di fronte ad alcune sue forme e alla violenza che talvolta ne discende.
In questo libro Rémi Brague evita accuratamente la psicologia e la sociologia del fenomeno religioso per indagare ciò che fa di una religione quello che è; ciò che fa in modo che i cristiani siano cristiani, gli ebrei ebrei, i musulmani musulmani. Questa essenza delle religioni può essere definita come la loro dogmatica, indipendentemente dal fatto che abbia trovato una formulazione esplicita o perfino obbligatoria, o se sia semplicemente presupposta dalla pratica.
Brague riflette su ciò che la religione dice di Dio e dell’uomo, ne osserva i rapporti con il diritto e la politica e mostra come essa possa preservare o minacciare ciò a cui l’uomo d’oggi tiene in modo particolare, la sua libertà morale e la sua integrità fisica.
Sommario
Prefazione. 1. Religione, una parola. 2. Ci sono tanti dèi quante sono le religioni? 3. La matrice biblica del «monoteismo». 4. Religione e ragione. A proposito del discorso di Regensburg. 5. Diritto e religione. 6. La Chiesa e lo Stato sono mai stati separati? 7. Dio e libertà: le radici bibliche dell’idea occidentale di libertà. 8. Violenza e religioni. 9. I libri sacri sono violenti? Origine dei testi. Indice analitico.
Note sull'autore
Rémi Brague è professore emerito di Filosofia medievale e araba all’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne. È titolare di una cattedra all’Università Ludwig Maximilian di Monaco ed è stato professore invitato in numerosi atenei, tra cui la Pennsylvania State University, la Boston University, il Boston College, l’Universidad de Navarra di Pamplona e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Bartolomeo I, capo spirituale di oltre 300 milioni di cristiani ortodossi in tutto il mondo e «primo tra pari» in una confederazione di quattordici Chiese ortodosse indipendenti, è patriarca ecumenico da un quarto di secolo. Nel venticinquesimo anniversario della sua elezione, questo volume ne ripercorre l'attività e l'intuizione profetica, attraverso le riflessioni di: Joseph R. Biden jr., già vicepresidente degli Stati Uniti; ppa Benedetto XVI; David Rosen, Direttore degli Affari interreligiosi del Comitato ebraico americano; Rowan Williams, direttore del Magdalene College di Cambridge e già arcivescovo di Canterbury; Al Gore jr., già vicepresidente degli Stati Uniti; Jane Goodall, messaggero di pace delle Nazioni Unite; George Stephanopoulos, caporedattore e conduttore di ABC News. Prefazione di Papa Francesco.
L'omelia è il tipo di comunicazione pastorale più praticato e con un numero di interlocutori di gran lunga maggiore rispetto a qualunque catechesi o incontro biblico.Eppure l'esito della predicazione non è scontato: se ne ipotizza la crisi fin dai tempi di Benedetto XV. La sua enciclica Humani generis redemptionem (1917) apre questa raccolta di interventi che giunge a papa Francesco passando per la svolta decisiva del Concilio Vaticano II.Questo volume propone una selezione dei principali documenti che negli ultimi cento anni sono stati dedicati all'omelia offrendo una riflessione che è al tempo stesso una sfida per i predicatori e un'apertura di orizzonti per chi partecipa alle liturgie. Domenica dopo domenica.
L'indissolubilità del matrimonio, l'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati e la posizione della Chiesa nei confronti degli omosessuali sono alcuni dei punti caldi affrontati dal Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia nel 2014 e dal Sinodo ordinario del 2015. I documenti di questi appuntamenti ecclesiali, che si sono segnalati all'opinione pubblica anche per le novità di metodo e la franchezza del dibattito, riflettono i testi del magistero, ma anche il pensiero e la sensibilità di Papa Francesco, fiducioso che la Chiesa sia ingrado di superare lo «sguardo severo e legalista» sui problemi del mondo. Accanto all'«agenda problematica», i documenti evidenziano, infatti, la possibilità che dietro gli scenari complessi vi siano molte domande di senso e prassi positive che andrebbero meglio approfondite e valorizzate.
Una navigazione tra le tante isole dell'Italia multireligiosa consente di esplorare il pluralismo confessionale che si sta faticosamente affermando anche nel Paese in cui "non possiamo non dirci cristiani". È una ricerca sui ponti di comunicazione e sui luoghi di incontro che favoriscono l'integrazione e la coesione sociale in un tempo attraversato anche da radicalismi e fondamentalismi, ma anche un'indagine per cogliere gli elementi di continuità, le fratture e le novità nelle espressioni religiose degli italiani. A partire dall'"effetto papa Francesco", che ha avviato dinamiche sorprendenti e inedite sia all'interno della comunità cattolica sia nei circuiti del dialogo ecumenico.
La dottrina dell'indissolubilità del matrimonio, la possibilità per i divorziati risposati di accedere ai sacramenti, la posizione della Chiesa nei confronti degli omosessuali sono alcuni dei punti caldi affrontati dall'Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia.
I documenti di questo appuntamento ecclesiale, che si e segnalato all'opinione pubblica anche per le novità di metodo e la franchezza del dibattito, riflettono i testi del magistero, ma anche la sensibilità di Papa Francesco, fiducioso che la Chi~sa sia in grado di superare lo «sguardo severo e legalista» sui problemi del mondo.
Logica della mediazione o logica della presenza, valori componibili o valori non negoziabili, partito unico o "tensione unitiva", alleanze omogenee o patti con il diavolo: la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana ha attraversato numerose fasi e ha collaudato schemi che oggi risultano superati. Ripercorrere le strade già battute serve a fare il punto, cioè a capire dove si è arrivati e a comprendere le glorie e le miserie delle imprese compiute. È la condizione necessaria, non sufficiente, per intraprendere un nuovo corso. Solo una ricognizione necessariamente sincera e, dunque, impietosa consente di guardare avanti liberi dall'incubo del già vissuto. Sapendo che il confronto è arduo. La posta in gioco è il mutamento della qualità dell'azione politica, il recupero della sua funzione di servizio anziché di pratica del potere. Con un fine di umanizzazione della vita che rigetta la cultura dello scarto insita nella logica mercantile che domina la produzione e gli scambi.
Il concetto di bene comune, categoria-chiave del pensiero politico e dell'insegnamento sociale della Chiesa, stenta oggi a essere assunto come punto di riferimento nelle società occidentali. Dopo la grande stagione solidaristica del secondo dopoguerra, l'accentuato individualismo che caratterizza la post-modernità tende a enfatizzare le rivendicazioni autoreferenziali e a ridimensionare l'intervento pubblico, interpretato come ostacolo nei riguardi del libero agire dei singoli. Confinato tra i concetti gloriosi di stagioni passate, anche a causa della frattura intervenuta tra etica e politica, il bene comune è tuttavia un'istanza destinata a riproporsi in uno scenario deturpato dall'esasperazione dei personalismi, dalle chiusure identitarie e corporativistiche e da una rete di privilegi riservati a pochi. Anche l'emergere di nuove problematiche, a partire da quelle ambientali, che non possono essere affrontate a livello locale ma esigono una visione globale, richiede di ripensare il concetto in una prospettiva universalistica capace di ricollocare l'uomo al centro della riflessione. Rivisitata in una nuova prospettiva, l'antica categoria di bene comune si presenta, in questo modo, come un fondamentale banco di prova dei diritti umani.
Le norme del concilio di Trento sulla sacra Scrittura e la loro interpretazione in senso restrittivo hanno finito per relegare la Bibbia in una posizione marginale nella teologia e ancor più nella prassi pastorale. Per oltre tre secoli il rilievo dato dal magistero a questo tema risulta assai scarno e circoscritto, e bisogna attendere l'ultimo decennio dell'Ottocento per assistere all'inizio di una stagione nuova e feconda che porterà, nel secolo successivo, all'elaborazione di tre testi fondamentali. Si tratta dell'enciclica Divino afflante Spiritu di Pio XII (1942), della costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei verbum (1965) e dell'istruzione della Pontificia commissione biblica L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993). Questi tre documenti hanno attribuito alla Scrittura un ruolo centrale, hanno prescritto agli esegeti l'utilizzo di metodi critici e hanno aperto la strada a una nuova autocomprensione della Chiesa nel dialogo con il mondo.
Sommario
Introduzione. Divino afflante Spiritu. Dei verbum. L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Documenti. 1. Pio XII. Divino afflante Spiritu. 2. Concilio Vaticano II. Dei verbum. 3. Pontificia commissione biblica. L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa.
Note sull'autore
Pier Luigi Ferrari è direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema-Cremona-Lodi e docente di Sacra Scrittura e Lingue bibliche negli Studi Teologici Riuniti di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano. Dal 1999 al 2003 è stato condirettore e capo redattore di Parole di Vita, bimestrale dell'Associazione biblica italiana. Tra le sue pubblicazioni recenti: La Dei Verbum (Queriniana 2005) e Il libro dell'Esodo (Messaggero 2012).
Pur risultando marginale rispetto ai grandi dibattiti del concilio Vaticano II, la revoca del divieto di sepoltura ecclesiastica a chi sceglie la cremazione, stabilita dal Sant'Uffizio nel 1963, assume un alto valore simbolico. La posizione della Chiesa cattolica passa, infatti, dalla netta condanna all'accettazione, purché la scelta non sia motivata da ragioni che contrastano con le verità della fede. L'opzione del cristianesimo antico per l'inumazione o la tumulazione e la reazione della Chiesa alla propaganda cremazionista, fortemente sostenuta dalla massoneria a partire dalla rivoluzione francese, non hanno impedito una riflessione che si è depositata, pur con tutti i distinguo, nel nuovo Rito delle esequie, nel Codice di diritto canonico, nel Catechismo e nei documenti ufficiali delle Conferenze episcopali di molti Paesi del mondo. Nell'ultimo mezzo secolo la riflessione si è dunque spostata sulla comprensione delle motivazioni religiose, estetiche, affettive o economiche della cremazione, ma anche sugli effetti personali e collettivi di prassi che prevedono la dispersione o la conservazione privata delle ceneri. Il desiderio di garantire il distacco o di assicurare il legame con i defunti rischia, infatti, di privatizzarne la memoria o, al contrario, di amplificarne il ricordo, rinunciando ad affrontare la morte in modo comunitario e relegandola nel cerchio talvolta soffocante degli affetti privati.