"Lettere dalla terra" è una raccolta di lettere irriverenti che l'arcangelo Satana - esiliato da Dio sulla terra a causa dei suoi commenti impertinenti riguardo la creazione - scrive ai suoi compagni, gli arcangeli Gabriele e Michele. In "Lettere dalla terra" Mark Twain si prende gioco dell'uomo alle prese con la sua più grande invenzione, il Dio della Bibbia, illogico e geloso, il Padre distratto e cattivo che elargisce malattie e sciagure in quantità, e che pretende in cambio di essere venerato. Dietro la maschera di un Satana beffardo, bonariamente curioso e provocatoriamente ragionevole, è facile scorgere la personalità di Mark Twain, che smessi gli abiti universalmente noti dello scrittore per ragazzi, si cala nei panni del sottile osservatore delle ipocrisie e dei conformismi imposti dalla religione ai suoi poveri contemporanei, ridicolizzando il creazionismo e l'origine divina dell'universo. "Lettere dalla terra" è un'analisi ironica, dissacrante e distruttiva dei libri sacri e del comportamento religioso dell'uomo, e vi si scorge il Twain più sarcastico, solidamente scettico, geniale e irriverente di tutta la sua produzione postuma.
Moda e metropoli di Georg Simmel riunisce i due massimi capolavori del sociologo e filosofo tedesco: "La moda" e "Le metropoli e la vita dello spirito". Questi due saggi brevi vanno a costituire la summa delle riflessioni di Simmel sulla società moderna e sulle sue implicazioni: la moda, la vita libera e solitaria delle metropoli, lo strapotere del denaro e delle relazioni basate su di esso, la tendenza al conformismo e l'istinto alla distinzione sociale, sono alcuni tra i temi più importanti sviluppati con grande chiarezza dal sociologo tedesco. Sia "La moda" che "Le metropoli" parlano al lettore degli stessi sintomi e delle medesime conseguenze che ancora oggi caratterizzano la nostra società: la frammentazione sociale e la lotta tra differenziazione e omologazione, gli stravolgimenti dell'identità personale e i rapporti di potere e dominio all'interno della società, la nascita di alcuni caratteristici "tipi" sociali come l'indifferente, il forzato della moda, la massa acritica. E ancora l'indifferenza e la diffidenza della società metropolitana; il pragmatismo e il cinismo della vita condizionata dai ritmi e dai valori del denaro, il simulacro della metropoli e la chiave d'accesso alla moda. Moda e Metropoli contiene alcune tra le più lucidi intuizioni sulla società moderna.
"Denaro" di Charles Péguy è una straordinaria riflessione sulla modernità e sulla società fondata sul denaro, un saggio breve di grande lucidità su quello che eravamo e su ciò che siamo diventati. Ormai considerato un classico del Novecento, "Denaro" rappresenta forse l'apice stilistico e concettuale di tutta l'opera di Péguy. Alternando il registro autobiografico a quello saggistico, lo scrittore francese descrive con sconcertante chiarezza lo sfaldarsi della società tradizionale - della buona e vecchia società lavoratrice e contadina - a favore della società moderna, pervasa e completamente plasmata dal denaro: nei suoi ritmi, nelle sue consuetudini, nel suo modo di intendere il lavoro e la stessa esistenza. Denaro rappresenta ancora oggi una mirabile cronaca in presa diretta di un passaggio epocale nella cultura e nella civiltà europea. La sua critica durissima e implacabile al sistema "borghese", "moderno", rimane ancora oggi insuperata per genuinità e chiarezza. Il lavoro, la morale, il rispetto: tutto viene inevitabilmente assorbito dal mondo del denaro, dal tempo che il denaro esige.
Torna in tutte le librerie d’Italia l’Esegesi dei luoghi comuni del “terribile” Léon Bloy, mistico, infaticabile “giustiziere” dei contemporanei, caustico e livoroso critico della modernità. L’Esegesi dei luoghi comuni è una tra le opere più impressionanti e dure di tutta la letteratura europea del Novecento. Un libro senza mezze misure né peli sulla lingua, dove le frasi fatte, i luoghi comuni, la sciocca banalità dei contemporanei è svuotata di ogni pretesa assennatezza o presunto buonsenso: Niente e' assoluto, tutto e' relativo; Gli affari sono affari; Nessuno al mondo e' perfetto; Sono come San Tommaso; Solo la verita' offende; Il denaro non fa la felicità, ma...; sono solo alcuni dei modi di dire attraverso cui Bloy demolisce il mondo e il tempo del borghese.
Essere in Affari significa essere nell’Assoluto. Un vero uomo d’affari è uno stilita che non scende mai dalla colonna. Non deve aver pensieri, sentimenti, occhi, orecchi, naso, gusto, tatto e stomaco se non per gli Affari. L’uomo d’affari non conosce padre, né madre, né zio, né zia, né moglie, né figli, né bello, né brutto, né pulito, né sporco, né caldo, né freddo, né Dio, né diavolo. Ignora perdutamente le lettere, le arti, le scienze, la storia, le leggi. Non deve conoscere e sapere altro che gli Affari.
Luogo comune xii, Gli affari sono affari
Attraverso l’interpretazione di centottantatré luoghi comuni, Bloy da vita a qualcosa più di un “semplice” sciocchezzaio o di un “moderno” bestiario sulla banalità del mondo contemporaneo: l’Esegesi vuole essere un’opera di radicale smascheramento delle falsità e delle ipocrisie su cui si fonda la società moderna. È infatti contro il borghese, suo nemico designato, che Bloy e la sua Esegesi si scatena: egli è per Bloy la mortificazione stessa della parola e del pensiero, schiacciato dalle sue merci, dalla sua meschinità, dalle sue formulette di presunta saggezza quotidiana. E la ferocia con cui aggredisce i loro affetti più cari – il denaro, gli affari, la ricchezza – le loro inespresse, malcelate fedi – la tecnica, la salute, l’intrattenimento – fa crollare tutto il mondo del borghese sotto i colpi dell’invettiva viscerale e oltraggiosa di quest’opera insolitamente affascinante – ostile.
Amar ben altro che ciò che è ignobile, puzzolente e stupido; bramare la Bellezza, lo Splendore, la Beatitudine; preferire un’opera d’arte a una porcheria e il Giudizio Universale di Michelangiolo a un inventario di fine anno; aver più bisogno di saziarsi l’anima che di riempirsi l’intestino; credere infine alla Poesia, all’Eroismo, alla Santità, ecco quel che il Borghese chiama “esser fra le nuvole”
Luogo comune xxiv, Esser fra le nuvole
Il misticismo ispirato, che a tratti diviene addirittura violento, esasperato, il richiamo costante all’Assoluto come irriducibile termine di confronto attraverso cui intendere il mondo e il tempo del borghese è infatti elemento ineliminabile in tutta l’opera e la biografia di Bloy. E l’Esegesi del “terribile” reazionario Bloy, rappresenta ancora oggi, nonostante l’“inattualità” – e la diffidenza – che ha da sempre accompagnato l’autore e l’opera in questione, la difesa di un modo e un tempo del pensiero irriducibile a ogni etichettatura; e a una lettura odierna rimane intatta e non di rado ancor più pregnante la portata disperatamente morale e filosofica – mai moralistica – della sua critica radicale alla società, all’umanità stessa e al suo orizzonte di progresso.
Dedicato alla sua inseparabile compagnia di ozi, la pipa, "Pensieri oziosi di un ozioso" è una raccolta di quattordici brevi saggi, articoli e pensieri sparsi, in cui l'umorismo e la satira proverbiali di Jerome affrontano i temi più variegati e diversi: la vanità, la pigrizia, l'amore, i soldi e così via, sempre colti da una visuale ironica e dissacrante capace di sintetizzare, divertendo e intrattenendo il lettore, i grandi vizi e le piccole virtù della moderna borghesia europea. Quattordici saggi satirici grazie a cui Jerome mostra tutto il suo talento arguto, vivace e intelligente, riuscendo a dar vita a un vero classico del genere satirico e umoristico, distante dalla battuta facile e triviale, ma piuttosto frutto dell'osservazione delle situazioni paradossali e divertenti che si danno spontaneamente nel vissuto quotidiano. Dall'amore alla malinconia passando per cani, gatti, appartamenti, vanità, pigrizia, timidezza e soldi, tutti temi trattati con leggerezza e profondità, riuscendo a far sorridere e a far riflettere allo stesso tempo.
Oltre la porta magica. La biblioteca di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle,propone in onore al creatore del più famoso investigatore di tutti i tempi, uno scritto inedito in Italia ma oggetto di regolari ristampe nel mercato anglosassone dove è considerato un libro cult per gli appassionati di Conan Doyle e per gli amanti della letteratura in genere. Oltre la porta magica (Through the magic door) viene pubblicato nel 1907, dopo la prima serie delle avventure di Sherlock Holmes e la successiva serie The Return of Sherlock Holmes. In Italia non esistono informazioni dettagliate, a parte qualche nota bibliografica, su questo volume.
Un Conan Doyle inedito - in tutti i sensi - che abbandona i panni dello scrittore per mettersi dalla parte del lettore con una sorta di racconto sulla lettura dal tono affabile ed eloquente, che svela la passione dell’autore britannico per i libri, protagonisti principali e imprescindibili di questo scritto.
Un volume curioso e fuori dagli schemi, un libro per chi ama i libri, un bizzarro racconto biografico sul filo della biblioteca personale e sulla personalità poliedrica e geniale del padre di Sherlock Holmes.
Invitato a sprofondare su un divano verde di fronte a numerose costole di libri, il lettore è spinto a chiudere la porta dietro di sé, abbandonando il mondo esterno, per aprire un dialogo con le grandi e stravaganti personalità dei grandi scrittori amati da Sir Arthur Conan Doyle, che prendono vita insieme alle loro opere.
Insegnanti annoiati, studenti annoiati, genitori annoiati: «una scuola dove la vita si annoia insegna solo la barbarie», è l'incisivo incipit di questo saggio. Il libro destinato agli studenti e alle loro cicliche contestazioni, ma anche a insegnanti e genitori, presenta uno stile aforistico, incisivo, illuminante e provocatorio al tempo stesso. Così Vaneigem lancia l'allarme e denuncia la deriva "produttivistica" della scuola in un mondo governato da una logica consumistica inquinante e folle. «Da come una società organizza la scuola si capisce il livello di libertà a cui sono destinati i suoi soggetti». Una scuola che insegna il conformismo, basata sul più superficiale nozionismo, disposta a tutto pur di creare studenti indifferenti è una scuola che risponde solo a interessi di natura economica più che umana, ed è capace solo di soffocare la spontanea creatività dei bambini e dei ragazzi. Chiude il volume il breve saggio "Terrorismo o rivoluzione", dove Vaneigem propone una critica laica e radicale del capitalismo ormai volto alla sua fase tirannica. La tesi è quella di un'autogestione generalizzata perchè l'uomo si possa riappropriare della vita e della vera felicità. L'uomo si deve liberare da un'esistenza trasformata in valore di scambio, da una società fondata sulla merce, dove la felicità si identifica con l'immediatezza del profitto, e la forza vitale si trasforma in forza lavoro, che vanamente viene spesa in oggetti di consumo.
Sulla religione raccoglie una serie di brevi saggi, pamphlet e un dialogo dello scrittore e filosofo tedesco sul tema della religione. In Sulla religione si ripropongono saggi poco conosciuti al grande pubblico, ma che a pieno titolo stanno tra quelle cosiddette "opere minori" di Schopenhauer che hanno riscosso grande popolarità tra le più variegate tipologie di lettori. Sulla religione non fa eccezioni, e il rapporto tra uomo e Dio, con i suoi inganni ed autoinganni, verità rivelate e smentite, abusi e storture viene sviscerato con la consueta intelligenza e caustica ironia. L'ebraismo, l'islamismo e il cristianesimo sono analizzati, soppesati e giudicati con intelligenza e profondità. Grazie all'inconfondibile stile aforistico, acuto e al contempo semplice e chiaro il filosofo nato a Danzica fa luce su 5.000 anni di "storia di Dio", dall'induismo, di cui Schopenahuer fu primo e grande divulgatore in Europa, all'ebraismo, padre del fanatismo islamico e crociato. La certezza di Schopenhauer di vedere il cristianesimo (e le religioni tutte) prossime all'estinzione, le divagazioni illuminanti sul rapporto tra religioni e animali, tra dei e demoni, morale e potere e perfino la massima cardine di questo volume "si tratta di credere o di pensare" restituisce tutta l'attualità e la forza viva di questi scritti.
Il Freud psicoanalista della civiltà dà vita a un’analisi pessimistica, dura e spietata: la promessa di felicità, il miraggio su cui la società moderna poggia la propria superiorità e perfezione, è destinata a rimanere nient’altro che una promessa. Anzi, è proprio lo sviluppo della civiltà, con le sue norme, divieti e permessi, a comprimere l’individuo negando quella felicità a cui ognuno aspira. Arte, religione e scienza si rivelano enormi monoliti istituiti dalla civiltà per arginare le forze primordiali e le pulsioni che agitano l’uomo. In una società dove l’uomo è in apparenza pienamente libero di autodeterminarsi, dove sesso e ostentazione di forza imperversano incontrastati, quest’opera potrebbe apparire ingenua o inattuale. Ma la nostra civiltà ha preso un’altra e più sofisticata direzione: la società odierna, uguale a quella di un secolo fa, è impegnata a fornirci strumenti per rendere più tollerabile il compromesso con la nostra dimensione perennemente svuotata e inappagata...