Una storia dei molteplici percorsi in cui il concetto religioso di Gloria assume precise funzioni estetiche, antropologiche e di rappresentazione sociale e politica, contribuendo alla creazione di nuovi linguaggi e narrazioni, e di nuove pratiche religiose e culturali.
Io = sesso. Io s'esso, tu s'essi. noi sessistiamo. Tutta un'alchimia precede questo montaggio così complesso. Alchimia, magia, chimica, processi o manovre o anche incontri fortuiti, combinazioni e ricombinazioni, mutazioni - poco importa. I1 sesso mostra di per sé fino a che punto esso si preceda indefinitamente (perché dove comincia - e dove finisce - la partizione dentro/fuori?) e allo stesso modo fino a che punto esso si succeda. Esso si precede in un'indifferenziazione sessuale del sesso stesso e si succede in una
pluralizzazione sessuale che ormai tende anche verso una dissociazione crescente delle funzioni generatrici e degli agenti sessuali. Il giorno in cui è stato detto che uno sguardo di desiderio equivale già a commettere adulterio il sesso ha assunto apertamente l'ampiezza illimitata che conteneva.
"Cos'è l'esperienza mistica e quale credito si deve accordarle? Non ci sono individui che son detti mistici, i cui pensieri sembrano irragionevoli e disordinati? Non ci si può procurare, con delle droghe, le esperienze cosiddette mistiche?". Così s'interrogava Simone Pétrement mentre scriveva la biografia di Simone Weil, a proposito di alcune intense esperienze che l'amica aveva vissuto e raccontato a un sacerdote. A fronte d'interrogativi tanto radicali e pressanti che riguardano un vasto e complesso insieme di vicende, pratiche, dottrine a lungo considerate assolutamente centrali, malgrado la loro problematicità, in contesti culturali anche molto diversi e distanti, i contributi di questa miscellanea ad opera di alcuni tra i maggiori studiosi italiani che si sono occupati del fenomeno religioso non pretendono certo di dare risposte esaustive. E tuttavia offrono al lettore attento un'occasione propizia per un viaggio attraverso due millenni di vita spirituale che, pur lasciando inevitabilmente fuori importanti passaggi storici e testimonianze, consentono di far emergere almeno a tratti il corso più profondo della storia dell'Occidente, laddove più chiaramente e produttivamente si è di volta in volta concentrato il travaglio di un'epoca, filtrato e come purificato in vite e parole connotate dall'esperienza di un indicibile che, senza contraddire le esigenze della ragione, conduce a un ordine di conoscenze orientate verso un oltre o il profondo dell'anima. Vite e parole un tempo percepite come nutrimento per la convivenza sociale, ma oramai rese marginali dallo sguardo oggettivante dei saperi, nonché in gran parte remote all'esperienza comune.
"Chiedersi 'Lacan è uno dei nuovi sofisti postmoderni?' significa porre una domanda che va ben al di là di una noiosa discussione accademica specialistica. Si può quasi rischiare un'iperbole e affermare che, in un certo senso, tutto, dal destino della cosiddetta 'civiltà occidentale' fino alla sopravvivenza dell'umanità nella crisi ecologica, dipende dalla risposta a quest'altra domanda, connessa alla precedente: è possibile oggi, nell'era postmoderna dei nuovi sofisti, ripetere mutatis mutandis il gesto kantiano ?" (Slavoj Zizek)
"Diritto naturale e storia" è l'opera fondamentale di Leo Strauss. La tesi provocatoria secondo cui la filosofia politica degli antichi pensatori greci è di gran lunga superiore alla scienza politica dei moderni, viene sostenuta e esposta nel corso di un'ampia trattazione che ha per oggetto la storia del concetto di diritto naturale. Strauss vuole dimostrare che la teoria classica del giusnaturalismo è l'unica capace di conferire un genuino fondamento filosofico non solo ai diritti inalienabili dell'uomo e del cittadino sanciti nelle costituzioni delle democrazie occidentali, ma anche ai nuovi diritti di cui la società contemporanea avverte l'esigenza.
Il volume raccoglie le relazioni tenute in occasione del convegno "Martin Heidegger treni'anni dopo", svoltosi a Bologna nei giorni 13-15 dicembre 2006 e organizzato dal Dipartimento di Filosofia dell'Università di Bologna e dal Centro Italo-Tedesco di Villa Vigoni, con il patrocinio dell'AISE (Associazione Italiana degli Studiosi di Estetica). L'occasione del trentennale della morte di Heidegger (26 maggio 1976) ha fornito lo spunto per una riflessione che si è tuttavia tenuta lontana dalla tentazione di un bilancio, articolandosi piuttosto secondo le molteplici prospettive aperte dal pensiero heideggeriano: dal versante fenomenologico-ontologico al piano della riflessione etica, della filosofia del linguaggio e dell'estetica, fino all'analisi dei rapporti di Heidegger con i pensatori della tradizione europea.
Fino a non molto tempo fa, era opinione comune credere che il giudaismo fosse nato prima del cristianesimo. Oggi gli studiosi riconoscono che il quadro storico è decisamente più complesso. Questo volume fornisce una nuova interpretazione dei rapporti tra nascente cristianesimo e nascente giudaismo, dimostrando che si trattò di un parto gemellare, e non di una genealogia in cui uno fu padre dell'altro. Attraverso una lettura comparata di testi cristiani e talmudici, l'autore fa emergere le affinità e le differenze tra cristiani ed ebrei in merito al concetto di martirio, mettendo in luce come gli intensi e complessi scambi culturali che legarono indissolubilmente le due "nuove" religioni contribuirono non poco a definire e a rafforzare le diverse identità di mondo ebraico e mondo cristiano.
Caratteristica peculiare dell'approccio arendtiano all'interpretazione dell'esperimento totalitario - di cui i campi di concentramento sono l'"istituzione centrale" - è la "cristallizzazione" storica di due elementi strutturali che troviamo alle origini della Grande Tradizione occidentale: da un lato la metamorfosi della politica in biopolitica; dall'altro la perdita della concezione del potere come dynamis e come spazio del tra a favore della razionalità onnipervasiva dell'homo faber. Dentro tale cornice si dipana il fil rouge che lega i saggi contenuti in questo volume: alcuni di essi ruotano intorno alla "teoria politica del giudizio" proposta da Hannah Arendt, relativa a quale forma etico-politica assuma l'atto prettamente umano del giudicare quando l'oggetto del giudizio sono esseri umani o azioni che sembrano aver perso del tutto ogni connotazione "umana"; gli altri esplorano il suo ardito tentativo di "ripensare il totalitarismo", sia in riferimento ai terrificanti e per tanti versi inconcepibili eventi che hanno marchiato indelebilmente il secolo scorso, sia applicando le categorie interpretative dell'ermeneutica arendtiana del totalitarismo alla contemporaneità e alle perverse dinamiche politiche del presente.
Sullo sfondo del primato etico e religioso dei principi di libertà e di eguaglianza si snoda con apertura europea, preceduta da un breve testo poetico di A. Zanzotto, la ricca teoria di Studi filosofici dedicata dagli amici e dagli scolari, a meno di un anno dalla scomparsa, alla memoria di Giovanni Moretto (1939-2006), sacerdote e filosofo, storico del pensiero religioso liberale. Il titolo "Etica, religione e storia", sotto il quale sono raccolti, nella varietà dei temi e delle prospettive, i saggi di insigni studiosi europei e italiani, allude insieme alle distinte e correlate linee problematiche lungo le quali si è sviluppato, nelle vicinanze dell'interrogazione di Giobbe e della domanda di Cristo sulla Croce, dei problemi del male, della sofferenza e della storia, l'itinerario filosofico e religioso di Moretto, ispirato, nella sempre rinnovata ricerca della destinazione ultima dell'uomo, al pensiero dei suoi due geni tutelari, Alberto Caracciolo (1918-1990) e Pietro Piovani (1922-1980), fedele fino alla fine al ricordo di eroismo e santità di Teresio Olivelli (1916-1945), martire a Hersbruck.
La vita di un pensatore si svolge su una pluralità di piani ed ha, perciò, molteplici aspetti: la vita privata, l'insegnamento, la vita pubblica. A volte, questi tre aspetti si intrecciano influenzandosi l'un l'altro. È così possibile rintracciare in una poesia della giovinezza i precorrimenti di un itinerario filosofico destinato ad esprimersi tanto nei corsi universitari, quanto nei pubblici discorsi; è altrettanto possibile rintracciare nelle opere e nei corsi universitari il riflesso di eventi che hanno caratterizzato la vita privata, e pubblica, del filosofo. Questo volume riunisce, accanto a tutti i discorsi pubblici tenuti da Martin Heidegger, testimonianze del suo cammino umano e filosofico.
Le "Lectures on Kant's Politicai Phiiosophy" tenute alla New School for Social Research di New York nell'autuno 1970 e pubblicate postume nel 1982, presentano per il lettore interessato alle grandi questioni della filosofia politica un duplice motivo di interesse. Da un lato esse segnano una svolta che non può passare inosservata nell'ambito della letteratura critica su Kant. Dall'altro anticipano e sintetizzano tesi che avrebbero dovuto trovare sistematica formulazione nella terza parte di The Life of the Mind - quella parte che, come è noto, l'autrice non fece più in tempo a scrivere.
I saggi raccolti nel volume esaminano il progetto cosmopolitico di Kant e affrontano il problema della praticabilità del suo modello giuridico, politico ed etico in riferimento sia alla situazione e alle prospettive del processo di unificazione europea sia alle attuali discussioni sui problemi della democrazia, della cooperazione e delle relazioni internazionali.
Dopo il rifiuto del giuramento al partito fascista, Piero Martinetti optò per un volontario esilio nella tenuta di Spineto di Castellamonte per dedicarsi interamente alla stesura della sua trilogia filosofico-religiosa (Ragione e fede, Il Vangelo, Gesù Cristo e il cristianesimo) e allo studio dei suoi filosofi preferiti. Tra questi Schopenhauer occupa un posto a sé, fertile ponte tra la saggezza antica e l'impegno etico quotidiano. In quest'opera, lucida introduzione storiografica accompagnata da un'oculata scelta antologica e dalla brillante prosa moralistica, l'autore testimonia le ultime propaggini della querelle sul pessimismo, scatenata da Eduard von Hartmann e destinata ad essere travolta anch'essa dall'imminente crisi bellica.
Queste lezioni del '29-30 - specie nei loro capitoli conclusivi - ci consentono di cogliere in fieri meglio di qualunque altro testo di Heidegger, come il progetto sistematico di ricondurre ogni genuina questione filosofica alla sua scaturigine e ai suoi presupposti originari nella finitezza dell'essere, cioè all'identità antimetafisica di tempo ed essere, abbia condotto Heidegger sulla via di una scepsi sempre più radicale e affine a quella intrapresa, in tempi diversi e con esiti altrettanto diversi, da Nietzsche. "Concetti fondamentali della metafisica" rappresentano perciò un capitolo essenziale nel cammino che avrebbe portato Heidegger, qualche anno più tardi, a decretare la fine della metafisica.