L'Impero è necessario al buon governo del mondo? È esclusivo appannaggio di Roma? Infine: la sua autorità deriva da Dio o dal papa? È Dante stesso a porre le questioni dottrinali che intende affrontare nel suo trattato. Forme e lingua - il latino - sono quelle tradizionali della trattatistica del suo tempo; rivoluzionarie invece le tesi sostenute, quelle intemptate veritates che fanno della "Monarchia" l'espressione dell'eterna tensione tra due poli, lo spirituale e il temporale, e l'innovativa, originalissima rielaborazione di un ampio retaggio d'idee e di dottrine. Il testo dantesco è qui presentato con il ricco commento di Diego Quaglioni, noto studioso di diritto medievale.
«Questa versione del più antico poema greco presenta felicissimi elementi di novità: Franco Ferrari ha ripensato alla radice il problema del ritmo con cui rendere la duttile e variegata struttura dell'esametro greco e ha ripensato a fondo ogni espressione o parola dell'originale cercando di coglierne il senso esatto, storicamente motivato, abbinando a questo scrupolo storicistico un deciso impegno a rendere lucida, semplice, attuale la resa del poema. E, ancora, si è chiesto non solo come ma anche che cosa tradurre, affrontando tutti i problemi testuali. Questa Iliade è dunque una straordinaria realizzazione critico-artistica in cui la maestria filologica si è messa senza pedanteria al servizio dell'interpretazione: l'affascinante eleganza della resa italiana non solo non fa violenza all'originale greco ma ad esso si sottomette con la docile fedeltà di chi per molti anni lo ha pazientemente sondato e appassionatamente ammirato.» Gian Biagio Conte.
Scritte durante gli ultimi anni di vita, le «Lettere morali a Lucilio» costituiscono la più geniale opera di Seneca sotto il profilo del pensiero filosofico e la più significativa della sua personalità. Seguace del pensiero stoico, senza però assumerne le posizioni estreme, il grande erudito latino raccomanda in queste epistole la supremazia della ragione e il sacrificio dell'individuo a vantaggio della collettività, rivelandosi psicologo sensibile e raffinato, che conosce l'arte della persuasione e si rende conto di come il dialogo sia la forma letteraria più consona per raggiungere il perfezionamento morale.
Meditata a partire dal 1863, più volte rivista e riscritta fino alla versione del 1886, "Guerra e pace" è l'opera più nota di Tolstòj e una delle più lette e amate della letteratura universale. In queste pagine di altissima scrittura, in cui spiccano le celeberrime figure della contessina Natàsha Rostòva e del principe Andréj Bolkònskij, si narrano le vicende di due famiglie dell'aristocrazia russa, i Bolkònskij e i Rostòv appunto, sullo sfondo della Russia patriarcale e contadina devastata dalle guerre e dall'invasione di Napoleone, ma ancor più sconvolta dall'influsso, borghese e civilissimo, dell'Europa occidentale. Della Grande Russia di inizio Ottocento "Guerra e pace" è infatti insieme il magnifico epos e la struggente elegia. Un capolavoro che esce dagli angusti confini del romanzo, per ampliarsi e trasformarsi al di là di ogni definizione di genere, e diventare di volta in volta romanzo storico, cronaca familiare, trattato storiografico, pamphlet, testo filosofico. Postfazione di Heinrich Böll.
Summa delle concezioni filosofiche di Rousseau sulla natura umana e sull'influsso esercitato dalla società, "Emilio" costituisce una chiave di volta nello sviluppo della sua dottrina: vagheggiato l'ideale di una società perfetta, è in queste agube che vengono gettate le basi concretre della civiltà rinnovata. "Emilio" percorre le tappe della formazione intellettuale e morale di un individuo destinato a vivere nella società, ma capace di resistere alal sua influenza corruttrice. Un progetto ispirato ai principi di natura, libertà, rispetto dell'individualià del fanciullo, destinato a influenzare la riflessione pedagogica dal settecento in poi e a diventare il punto di partenza della pedagogia moderna. Con un saggio di Claude Lévi-Strauss.
Agostino tornò in Africa dall'Italia sul finire del 388. Ne era partito con la speranza di successi mondani, vi rientrava cristiano dopo eventi drammatici. Nove anni più tardi pensò di redigere il racconto di quei primi tempi della sua esistenza, descrivendo il processo attraverso cui Dio conduce un'anima alla Verità. Quel testo, rievocazione pungente del proprio passato e meditazione profonda sul mistero della vita e dell'uomo, è noto come le Confessioni: un capolavoro assoluto nella storia del pensiero, non solo religioso, in cui si riflettono tutti i grandi temi della filosofia agostiniana, dalla natura di Dio all'esistenza del male, dal libero arbitrio al ruolo della Grazia, al concetto del tempo. Postfazione di Mario Dal Pra.
Il Corano (in arabo "lettura") si è riproposto all'attenzione del mondo di oggi in tutta la sua straordinaria e spesso drammatica attualità. Letto e meditato in ogni continente del pianeta, questo libro rappresenta per più di un miliardo di fedeli dell'Islam la parola di Dio, il riferimento ideale dell'agire quotidiano, l'unico canone di comportamento etico e sociale. La sua conoscenza si impone a chiunque voglia cercare di capire i valori fondanti e gli odierni, evidenti disagi della seconda religione del mondo. Ma il Corano non è solo un codice di leggi, un'arida summa di obblighi e divieti, come vuole un'immagine tanto distorta quanto sin troppo diffusa. Il lettore potrà scoprire con sorpresa che il suo contenuto strettamente giuridico è modesto se confrontato con gli argomenti predominanti, che sono di natura teologico-religiosa. Il Corano è soprattutto un testo ispirato, un libro di rivelazioni nel quale prevalgono nettamente gli ammonimenti spirituali, le visioni apocalittiche, le storie dei profeti del passato, le prospettive dell'aldilà. Questa nuova traduzione, che ha l'obiettivo di presentare il Corano al grande pubblico con la maggior chiarezza possibile, rende la lingua araba originale in un italiano semplice e moderno, mentre il poderoso commento - fra i più ampi mai realizzati in una lingua occidentale e opera di un gruppo internazionale di specialisti - fornisce tutte le chiavi per penetrare nel ricco e complesso mondo dell'Islam.
Arte, letteratura, sensualità si intrecciano nelle pagine di "Venere in pelliccia", dove si racconta la relazione del giovane aristocratico galiziano Severin con Wanda Dunajew, una nobildonna vedova, ricca e bella. Con lei, antesignana di tanti personaggi femminili della letteratura decadente, il protagonista sottoscrive un vero e proprio contratto: sarà il suo schiavo, con il nome di Gregor, e lei la sua dea, con potere di vita e di morte purché, ispirandosi alla "Venere allo specchio" di Tiziano, indossi una pelliccia. Pubblicato nel 1870, e in una nuova versione ampiamente rivista (che qui si pubblica) nel 1878, "Venere in pelliccia" è un romanzo pervaso da forti toni autobiografici che non va però letto come un "diario", perché assai accentuato è l'aspetto di letterarietà: Sacher-Masoch fonde infatti gli elementi più tipici della cultura germanica, dal mito romantico dell'innamoramento per un'opera d'arte al tema faustiano del patto con una forza infernale, fino alla contrapposizione tra civilizzazione decadente (l'uomo, il Nord, il castello in Galizia di Wanda) e natura primigenia (la donna, il Sud, l'Italia dove i due compiono un viaggio). È in questo che risiede il fascino dell'opera, e la sua estetizzante, colta, ma non per questo meno potente, carica sensuale.
"Un'illustrazione di vastità universale, un'illustrazione che sia anche un microcosmo": così Jorge Luis Borges descrive il poema di Dante, e aggiunge: "non c'è cosa sulla terra che non sia anche lì, ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà, la storia del passato e quella del futuro". Come non pensare che lo scrittore argentino avesse in mente, parlando della Commedia, le incisioni di Gustave Doré? Questo volume le riproduce in forma integrale, legando le immagini con didascalie narrative che consentono di ripercorrere il viaggio dantesco "leggendo" le tavole. Pubblicate, grazie all'opera di decine di artigiani incisori, tra 1861 e 1868, le centotrentacinque illustrazioni (più una, il ritratto di Dante) riscossero da subito un grande, meritato successo, tanto da disegnare i regni d'oltretomba nell'immaginario di più generazioni. Forse solo Michelangelo, nelle sue illustrazioni perdute per la Commedia, aveva saputo rendere con energia paragonabile la plasticità tormentata dei corpi dei dannati, solo Botticelli la grazia e la leggerezza angelica dei beati. Impareggiabile resta la capacità di Doré di creare paesaggi inediti, dai mostruosi antri infernali mai toccati dal sole alla luminosità rarefatta dell'Empireo.
In queste pagine si racconta la vicenda di una fanciulla, Effi Briest appunto, che sposa giovanissima un antico spasimante della madre, salvo poi tradirlo più per noia che per passione. L'amore clandestino ha vita breve ed Effi ritorna a essere una sposa devota e fedele. Ma il destino è in agguato, e dopo anni di serena vita coniugale il marito scopre l'antico adulterio. Nei tragici sviluppi della vicenda a Effi, innocentemente colpevole, rimarrà solo l'affetto del padre cui aggrapparsi.
Di stampo fortemente autobiografico, l'opera narra la vicenda della bella poetessa Corinna della quale, durante un viaggio in Italia sul finire del Settecento, si innamora Lord Nelvil. Le peripezie sentimentali dei due protagonisti sono lo spunto per una descrizione incantata dell'Italia, delle sue glorie artistiche e dei suoi costumi.
Pubblicato nel 1528, dopo una tormentata storia di riscrittura, Il Cortigiano diventa subito uno dei libri più letti e amati nell'Europa delle corti. In questa edizione, in cofanetto, viene presentato il testo e un volume di guida alla lettura curato da Amedeo Quondam.
Un antico profeta persiano, che aveva visto nella lotta tra il Bene e il Male l'asse intorno a cui ruotano le umane vicende, torna in un mondo moralmente lacerato per porre riparo al suo fatale errore. Zarathustra diventa così profeta della saggezza dionisiaca, che è gioiosa accettazione della vita in ogni suo aspetto e affronta una difficile esperienza tra gli uomini, deciso a redimerli e soprattutto a liberarli dalla morale cristiana. Con una prefazione di Carlo Sini.
Nella Roma decadente e crudele dell'epoca di Nerone, centro del mondo e del crogiuolo di tutte le razze e religioni dell'antichità, il giovane patrizio Vinicio si innamora della timida Licia, figlia di un re svevo, allevata a Roma e educata alla religione cristiana. Una passione drammatica e tormentata su cui la storia rovescia tutta la folle ferocia della prima grande persecuzione contro i fedeli del nuovo culto. Introduzione di Witold Gombrovicz.