Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
Un itinerario affascinante verso l'interiorità e la visione di Dio, sotto la guida di un antico monaco: infatti, il tesoro nascosto della conoscenza divina è sepolto nel campo dell'interiorità, a cui si accede dalla via dello stupore, della meraviglia e dello sgomento. I destinatari diretti delle Lettere di Giovanni erano dei monaci, tuttavia chiunque è assetato di Infinito trova coinvolgente la lettura di questi testi, che cantano con una lirica appassionante l'esperienza d'incontro con Dio. L'esperienza di Giovanni, seppur vissuto in tempi e latitudini così distanti, risulta ancora molto significativa e capace di coinvolgere e suscitare desideri di ricerca.
Per incarnare e concretizzare il vangelo nella storia, nella realtà nella quale il Signore ci ha chiamato a vivere, dobbiamo darci delle regole, regole per poter vivere la comunione, per coordinare le membra del corpo che è la comunità cristiana; ma regole, ordinamenti, statuti, per quanto necessari, sono sempre tutti subordinati alla grande regola del vangelo: per Basilio, infatti, l'unica regola del cristiano sono le Scritture. Viene qui presentata una nuova edizione italiana dei testi che sono all'origine del monachesimo cenobitico: la tradizione ha dato loro il titolo di "Regole", ma in realtà sono solo le risposte a domande poste dai monaci a Basilio in occasione delle sue visite alle comunità da lui fondate.
Personaggio quasi sconosciuto in occidente, Ners?s detto Snorhali, "ricolmo di grazia" (1100-1173), è una delle figure più importanti della chiesa armena. Monaco, presbitero, vescovo e infine catholicos di tutti gli armeni, Snorhali fu un raffinato teologo e un originale autore spirituale. Protagonista di importanti contatti con le chiese latina, greca e siriaca, nei suoi scritti è abbozzata una vera e propria teologia ecumenica, che fa di lui un precursore assoluto del movimento ecumenico contemporaneo. La sua grande preghiera in ventiquattro strofe, qui tradotta con testo originale a fronte e accompagnata da un commento esegetico e spirituale, è stata per secoli il manuale di orazione del popolo armeno. Composta con un ritmo poetico intenso, questa accorata preghiera in cui si intrecciano riferimenti biblici, liturgici e teologici, costituisce un vero capolavoro della letteratura spirituale armena.
Isacco il Siro (VII secolo), uno dei massimi autori spirituali di tutti i tempi, è stato amato e letto ben oltre i confini della sua chiesa di appartenenza, autentico caso di santo ecumenico. Monaco originario del Qatar, quindi vescovo di Ninive presso l'attuale Mosul, e poi ancora monaco, è autore di alcune collezioni di Discorsi, tre delle quali sono giunte sino a noi. La Prima collezione, qui tradotta, ha conosciuto una fama eccezionale fin dall'antichità, come attestano le antiche versioni in tutte le lingue parlate da cristiani, d'Oriente e d'Occidente. Il suo insegnamento semplice e profondo ha affascinato i lettori di ogni tempo e di ogni condizione, semplici monaci e laici o intellettuali della levatura di Dostoevskij.
La lettera a Patrizio, qui tradotta per la prima volta in italiano, presenta il confronto tra Patrizio, un giovane "solitario" della regione di Edessa, e Filosseno di Mabbug, padre siriaco vissuto tra il V e il VI secolo. Essa propone un vero e proprio itinerario spirituale destinato non solo a chiunque percorra la via monastica, ma anche a ogni cristiano. Cifra fondamentale del pensiero del vescovo di Mabbug è il realismo: a una vita cristiana tendente alla tiepidezza, Filosseno sapientemente risponde con un richiamo a sperimentare la radicalità della vita in Cristo generata dal battesimo; a una vita monastica frutto di un illusorio sforzo intellettuale, Filosseno oppone un itinerario di osservanza dei comandamenti e di purificazione dell'anima.
Non c'è sapienza più grande di quella che riguarda le proprie passioni: è questa l'intima convinzione che spinge Giovanni il Solitario - monaco siriaco del V secolo - a intrattenersi con i suoi visitatori su varie questioni spirituali. Ascoltando il suo discorrere, proveniente da un mondo lontano eppure intrigante, perché intessuto di acute intuizioni affiorate nella meditazione dell'esperienza vissuta, siamo accompagnati nel cammino di crescita dell'uomo interiore. In questi Dialoghi sulle passioni dell'anima, si individua a poco a poco con lucidità la condizione dell'uomo veramente "spirituale", che trascende quella dell'uomo "giusto" stimato per le sue virtù e la sua ascesi.
Omelie pasquali inedite
O Pasqua divina!
Per te è stata annientata la tenebrosa morte
e su tutte le cose si è dispiegata la vita.
Per te sono state aperte le porte dei cieli,
Dio si è mostrato come uomo
e l’uomo è asceso quale Dio.
Per te sono state infrante le porte degli inferi
e i catenacci d’acciaio sono stati spezzati.
Le dodici brevi omelie qui raccolte sono antichi testi pasquali che la chiesa ha composto in un periodo compreso tra la fine del ii e il vi secolo. In essi risaltano la vastità di pensiero teologico, la radicalità di fede e la profondità di lettura biblica ai diversi livelli messi in opera dalla chiesa antica intorno al mistero pasquale. La lettura di queste omelie diventa oggi occasione per gettare nuova luce sulla comprensione che la chiesa antica aveva della Pasqua e sulla cura con la quale ne aveva studiato ogni aspetto, giungendo a un’amplissima intelligenza di un mistero che ingloba tempo, spazio, storia, vita e morte, per ricapitolare tutto in Cristo.
La carità è figlia dell’impassibilità;
l’impassibilità è il fiore della praktiké;
la praktiké, a sua volta,
poggia sull’osservanza dei comandamenti;
di questi è custode il timore di Dio,
che è un prodotto della retta fede.
La via della praktiké, la via delle virtù, è ciò che Evagrio vuole delineare in quest’opera indirizzata agli anacoreti, agli asceti che vivono soli nel deserto, ma nella quale ogni uomo riconoscerà descritte le proprie paure, le proprie ossessioni, le proprie sconfitte, ma anche le proprie aspirazioni più nobili. Attraverso un attento esame di ciò che ostacola il cammino di sequela, l’autore suggerisce un metodo per sostenere la lotta contro le potenze avversarie, le passioni, i vizi, attingendo dall’insegnamento dei padri e della Scrittura. Solo chi attraversa questa lotta quotidiana può giungere alla purificazione e raggiungere il fine a cui essa tende: la conoscenza di Dio. Di Evagrio – monaco nel deserto egiziano nel iv secolo – le nostre edizioni hanno già pubblicato Contro i pensieri malvagi. La presente opera, uno dei classici della spiritualità cristiana, è arricchita da un ampio commento di Gabriel Bunge, uno dei maggiori esperti di Evagrio, noto per i suoi saggi Akedia: il male oscuro, Vino dei draghi e pane degli angeli e Vasi di argilla.
Il cenobio è una moltitudine dedita a Dio,
una comunità di viaggiatori al seguito di Cristo
che tengono saldamente la croce
e sono sostenuti dalla croce.
Teolepto, metropolita di Filadelfia (città dell’Asia Minore) tra la fine del xiii secolo e l’inizio del xiv, in anni difficili per la sua città che dovette affrontare ben tre assedi turchi, fu monaco molto stimato per la sua santità e il suo coraggio. Con le Lettere e i Discorsi qui pubblicati si rivolge a un pubblico monastico, e in particolare alla comunità femminile guidata dalla principessa Eulogia: per Teolepto – che forse iniziò all’hesychía il giovane Gregorio Palamas – la vita del monaco deve essere caratterizzata dal silenzio e dalla pratica delle virtù, in particolare dalla sopportazione, dall’obbedienza e dall’umiltà, cioè da quella “vita nascosta in Cristo” di cui parla san Paolo.
Per chi ascolta con orecchi sensibili,
il discorso catechetico
è ciò che l’aratro è per la terra e l’acqua per chi è assetato
... dove ci sono pace e tranquillità,
là lo Spirito santo riposa.
Le Piccole catechesi, qui presentate per la prima volta in una traduzione italiana, sono una raccolta di 134 brevi omelie rivolte da Teodoro Studita, igumeno del monastero di Studio a Costantinopoli, ai monaci della sua comunità. Il contesto in cui furono pronunciate è particolare: la comunità studita, infatti, per la sua aperta presa di posizione in difesa del culto delle immagini, si trovava in esilio, nella miseria materiale e nel continuo timore di una possibile ripresa delle persecuzioni da parte dell’imperatore. Il martirio era una possibilità reale. E forse sta proprio qui il segreto della loro grande fortuna nel monachesimo orientale: le generazioni successive di monaci non solo vi hanno potuto riconoscere una sintesi autentica dell’intera tradizione dei padri, ma nell’esperienza vissuta dalla comunità studita e riflessa in queste catechesi hanno potuto leggere la verità ultima della propria vocazione cristiana e monastica: il martirio vissuto per amore “eis télos”, fino alla fine.
Affinché, nel tempo della battaglia,
quando i demoni combattono con noi
e lanciano su noi i loro dardi,
noi diamo loro una risposta a partire dalle Scritture
Per pregare “in spirito e verità”, per custodire un cuore libero, è necessario “replicare”, controbattere ai pensieri malvagi ripetendo testi della Scrittura, sull’esempio di Gesù tentato da Satana. Un metodo capace ancora oggi di ispirare questa lotta quotidiana che riguarda ogni uomo ci è fornito da un monaco del iv secolo: Evagrio Pontico. Quest’uomo di rara sapienza spirituale ci offre una serie di brani biblici per far fronte agli “otto pensieri” che turbano le nostre menti e le nostre vite. Il testo originale greco dell’Antirrhetikos (che significa “raccolta di repliche, confutazioni, risposte” al demonio) è andato perduto, ma ci è stato tramandato dall’antichissima versione siriaca di cui viene qui presentata la prima traduzione mondiale in lingua moderna.
Se il volto della persona amata
è in grado di renderci radiosi e pieni di gioia
che cosa non farà il volto del Signore
quando verrà a visitarci?
Composta verso la metà del vii secolo da un eremita di nome Giovanni, divenuto poi igumeno di un grande cenobio, La scala (Klímax, da cui l’appellativo di Climaco per indicare l’autore) è nota nell’occidente latino come Scala Paradisi. Opera di sintesi, è a un tempo frutto della tradizione e composizione originale: se da un lato raccoglie l’eredità spirituale dei padri precedenti (in particolare quelli del deserto egiziano e della Palestina), rivela dall’altro una sensibilità, una finezza e una profondità d’analisi assolutamente uniche. Non a caso l’opera ha goduto nell’oriente come nell’occidente cristiano di una popolarità ininterrotta fino ai nostri giorni. La Scala è l’invito a un pellegrinaggio: attraverso i suoi gradini ascendenti che culminano nella carità, “scandisce un cammino che porta alla somiglianza-partecipazione con Dio mediante l’imitazione del Cristo morto e risorto” (Olivier Clément).
Prima traduzione
in lingua moderna
dei testi inediti
Presentare ai lettori una nuova collezione di scritti, la “Terza collezione” appunto, è ancora possibile nella letteratura cristiana siriaca, anche quando l’autore è uno dei più noti esponenti di questa ricca tradizione spirituale, cioè Isacco di Ninive, solitario del vii secolo, nato nel Qatar e vissuto in regioni oggi parte di Iraq e Iran. Trasmessi da un manoscritto unico, fortunosamente rinvenuto a Teheran, questi quattordici discorsi ancora inediti e qui per la prima volta tradotti offrono nuove meditazioni sulla vita spirituale, sulla preghiera e sull’infinita misericordia di Dio per gli uomini. Nel linguaggio appassionato che contraddistingue il nostro autore, chi già ne conosce il pensiero potrà gustarlo in forme nuove eppure sempre fedeli. Per altri, questa lettura sarà l’occasione di incontrare un nuovo compagno di viaggio per la vita.
Semplice monaco, eletto vescovo di Ninive e dimessosi dopo soli cinque mesi per ritornare alla vita anacoretica, Isacco – vissuto in Assiria nel vii secolo – è stato un padre spirituale nel senso più profondo del termine, non solo per i pochi discepoli che ne ascoltarono gli insegnamenti, ma per monaci e cristiani di ogni situazione e di tutte le generazioni, fino ai nostri giorni: uomo provato dalla grazia di Dio, avendo gustato la dolcezza del perdono, è capace di generare alla fede indicando alla creatura che geme il cuore stesso di Dio e predicando con insistenza l'amore della misericordia.
˛ˇ L u n g o l a s t r a d a c h e d a G e r i c o s a l e a G e r u s a l e m m e , l a s t r a d a p e r c o r s a d a l b u o n s a m a r i t a n o e d a G e s ® s t e s s o , s o r s e r o f i n d a i p r i m i s e c o l i n u m e r o s i m o n a s t e r i , t r a c u i i l p i ® f a m o s o fi a n c o r a o g g i q u e l l o d i S . G i o r g i o d i C h o z i b a , m e t a o b b l i g a t a d i t u t t i i p e l l e g r i n i i n T e r r a S a n t a . Q u i v i s s e , t r a i l v i e i l v i i s e c o l o , G i o r g i o d i C h o z i b a : n e l p e r i o d o d r a m m a t i c o d e l l i n v a s i o n e p e r s i a n a e p o i a r a b a , G i o r g i o f u u n a u t e n t i c o p a d r e s p i r i t u a l e c h e , s e n z a p r e s i e d e r e n È f o n d a r e a l c u n a c o m u n i t ‡ , s e p p e s o s t e n e r e s p i r i t u a l m e n t e i f r a t e l l i . A c c a n t o a l o r o n e l l a f e r i a l i t ‡ d e l l a v i t a c o m u n e , p r o n t o a c o n s o l a r e e i n c o r a g g i a r e c o n d i s c e r n i m e n t o e m i s e r i c o r d i a , G i o r g i o f u u o m o d i c o m u n i o n e , l i e v i t o n e l l a p a s t a c a p a c e d i r i d a r e v i t a e s p e r a n z a a o g n i u o m o . L e a h C a m p a g n a n o D i S e g n i , d e l l U n i v e r s i t ‡ E b r a i c a d i G e r u s a l e m m e , c i r e n d e c o n t e m p o r a n e i d i q u e s t a f i g u r a a f f a s c i n a n t e , c o s ˝ c o m e d i G e r a s i m o , r i f o r m a t o r e d e l m o n a c h e s i m o p a l e s t i n e s e . I n a p p e n d i c e l ' a n t i c h i s s i m a t e s t i m o n i a n z a d e i m i r a c o l i d e l l a V e r g i n e d i C h o z i b a .
Ispirandosi al grande Basilio – vescovo di Cesarea in Cappadocia nel iv secolo e autore delle Regole, da noi già pubblicate – i redattori di questi scritti intesero proporre un ritorno allo spirito che aveva animato gli inizi della vita monastica: il riferimento costante all’unica regola di vita, l’evangelo. A loro volta fonte di ispirazione per il monachesimo occidentale, questi testi offrono una preziosa testimonianza della continua istanza di conversione che percorre ogni cammino cristiano autentico: sempre, nonostante le cadute e le infedeltà, occorre ricominciare con rinnovato vigore la sequela del Signore.
Nella seconda metà del xii secolo Nerses – giovane vescovo armeno, nativo di Tarso in Cilicia – addolorato dalla divisione regnante tra i cristiani, interviene con evangelica franchezza al sinodo della sua chiesa per caldeggiare l’unione con la chiesa greca. Profondamente radicate nella preghiera di Cristo per l’unità della chiesa, le parole appassionate di Nerses – messe finalmente a disposizione del pubblico italiano – travalicano i secoli e risuonano attualissime ancora oggi per tutti i cristiani. Il suo pressante appello a spezzare la logica dell’inimicizia e a rinunciare alle ricchezze non essenziali pur di far prevalere la carità vuole essere balsamo di riconciliazione versato sulle lacerazioni inferte all’unico corpo di Cristo.
Le “Virtù” costituiscono una compilazione di materiali d’origine diversa concernenti una delle figure più venerate e più popolari del deserto egiziano, Macario il Grande. Secondo la tradizione copta il deserto nel quale Macario si ritirò a vivere ricevette il nome di Scete, cioè “bilancia del cuore”, dopo che un angelo discese dal cielo e pesò il cuore di Macario. Le “Virtù” ci parlano di questo monaco dal cuore grande, dilatato, che lasciatosi ammaestrare dalle sofferenze patite, divenne padre spirituale dotato di grande discernimento e di grande misericordia. Di lui si dice che come Dio copre il mondo con la sua protezione, così abba Macario copriva i peccati dei suoi fratelli con la sua dolcezza e la sua bontà. Per tutti aveva una parola di speranza e di incoraggiamento a perseverare nella sequela del Signore mite e umile di cuore, ricominciando ogni giorno il proprio cammino in un abbandono umile e confidente, fiduciosi nel perdono del Signore, resi saldi dall’invocazione incessante del suo nome. Nella comunione dei santi, Macario, l’uomo dal cuore grande, accoglie anche chi si accosta a queste pagine e lo guida con sapienza e amore sulle vie dell’umiltà e della misericordia.
Sotto la protezione di Macario il Grande, padre del deserto egiziano del iv secolo, sono giunte fino a noi diverse collezioni di “Omelie spirituali” attribuite oggi dalla critica a un autore siriaco del iv-v secolo, forse un certo Simeone di Mesopotamia. Le cinquanta omelie qui tradotte rappresentano la collezione più classica degli scritti dello Pseudo-Macario, quella che ha nutrito generazioni di cristiani. In oriente ha influenzato santi come Simeone Nuovo Teologo, Gregorio Palamas, Nil Sorskij, Serafino di Sarov. In occidente lo Pseudo-Macario fu amato e venerato non solo dalla chiesa cattolica, ma anche dalle chiese della riforma, tanto da essere definito “il grande santo del pietismo luterano”. Dinanzi a un cristianesimo ridotto a formalismo, a pratiche rituali, lo Pseudo-Macario vive e predica un ritorno al radicalismo evangelico, a un cristianesimo vero, a una fede autentica che consiste nell’avere nelle profondità del cuore la vita, cioè il Signore, e nell’ aprirsi al dono dello Spirito che in noi edifica l’uomo nuovo capace d’infiammarsi d’amore per gli uomini tutti. Sono testi che vibrano di intenso amore per il Signore e questo amore ridestano nel cuore del lettore.