La riflessione su alcuni testi biblici, dai quali si traggono suggestioni anche laddove non ci aspetteremmo di trovarle, e la concretezza di alcuni nodi problematici riguardanti la politica ed il diritto, finiscono per incontrarsi, e difficilmente distinguersi, nello sguardo "strabico" dell'autore. Il libro diventa così il tentativo di porsi lungo un confine stretto ma fecondo, tra l'irruzione nella storia di un modo differente di vivere, reso evidente dalla vicenda di Gesù di Nazareth e così pensato da Dio "all'inizio" della storia umana, e la necessità di continuare a servirsi, per costruire un mondo più giusto, di quelle "istituzioni della convivenza" (politica e diritto, appunto), destinate però a dissolversi nell'orizzonte del regno.
Tante donne e tanti uomini, dopo il ?68, scoprono l'Africa. Per molti si tratta di un sogno, per altri di uno spazio di impegno, per tutti di un modo per sfuggire alle strettoie spirituali dell'Occidente. Giovanni Piumatti, Gianni Losito e Concetta Petriliggieri appartengono alla schiera di quei giovani degli anni settanta, che - insieme, a nome e col sostegno di tanti decidono di partire per il Congo, imparando in una sperduta parrocchia del Nord Kiwu il dono della compagnia e della condivisione. Lo stesso che Gesù di Nazareth, in fila con i peccatori sulle rive del Giordano, ha lasciato in consegna alla comunità dei credenti. È la storia che questo libro racconta: memoria di ieri, speranza per ciò che deve venire.
Il racconto dell'agonia di Gesù a Getsemani allude ad un evento sempre contemporaneo ai suoi ascoltatori. Come aveva capito Pascal ("Cristo è in agonia, nell'orto degli ulivi fino alla fine del mondo"), esso si prolunga nella nostra storia in ogni grido umano piantato nell'abbandono da parte del Padre, in ogni silenzio di Dio di fronte al dolore e alla morte. In questo senso Getsemani è davvero un accadimento rivolto verso la fine del mondo, dove si dimora come compagni del soffrire di tutti e si spera che il mondo dell'ingiustizia e del sopruso finisca. Ma ciò può accadere solo là dove si è amato fino all'estremo dell'amore ("li amerò fino alla fine") e ci si è affidati nel silenzio ad un tu inafferrabile e presente.
Con questo libro l'autore propone una visione innovativa della liturgia e dei sacramenti, ponendo al centro della riflessione teologica il tema del gesto e del rito, che appaiono elementi decisivi dell'agire liturgico cristiano. Nutrito di antropologia e di competenza semiotica, oltre che di notevole sensibilità storica e filosofica, il libro si propone anzitutto di aiutare i credenti a riscoprire, in un tempo difficile come il nostro, il senso profondo e attuale, nonché la gioia della vita celebrata in Cristo.
Il Concilio Vaticano II ci ha riportato alla grande Tradizione della trasmissione del Vangelo, affidata - nella Chiesa nascente e nella storia della santità umile e nasconsta - in primo luogo alla testimonianza, allo stile, al racconto. Oggi, a cinquant'anni dal Concilio, ci sono ipotesi e prassi diverse rispetto a quelle che privilegiano la fede e restano radicate nel Vangelo: c'è chi si affida al ritorno del sacro o alla funzione sociale della Chiesa; c'è tanto attivismo spesso privo di pensiero; c'è una ricerca di presenza e di consenso molto diversa dalle logiche evangeliche del seme e del lievito. La memoria del Concilio - arricchita dall'esperienza di un Sinodo diocesano che ne ha riproposto e attualizzato messaggi e stili - permette di continuare a pensare con semplicità che invece il Vangelo lo trasmettiamo anzitutto con la vita e con ciò che lo Spirito ci ispira nelle "piccole vie" della vita di ogni giorno. Tale è la materia di questo libro: i giorni concreti della vita, guardati e sentiti nella loro incidenza, nella loro forza, nella loro gioia, nel loro dolore anche. Con la sola preoccupazione di mantenere vivo il filo (e la domanda) su che cosa abbia rappresentato il Concilio nell'esistenza cristiana, su quello che soprattutto può e deve essere per il futuro che ci attende. Nella gioia di sintonie inaspettate con le parole, i gesti e gli stili del nuovo Vescovo di Roma Francesco, potendo con lui "sognare" una Chiesa povera e per i poveri.
Le sue braccia sempre aperte è una raccolta di omelie in cui il padre Salonia parla a cuore aperto dell'amore infinito di Dio, della sua voglia di salvarci a tutti i costi, di darci quella pienezza che il nostro cuore cerca. Attento allo stile relazionaledi Gesù, al suo farsi da parte per mettere al centro chi soffre, da fine psicoterapeuta, esperto della fatica del vivere, Salonia coglie nei vari scenari evangelici ogni gesto che possa indicarci strade nuove per una relazionalità più profonda ed autentica: attenta ai bisogni dell'altro, che guardi al cuore e non alla legge, che si nutra di speranza e coraggio. Sono riflessioni che sgorgano da quella sapienza della vita che l?autore ha maturato in anni ed anni di ministero e di attività terapeutica, nel sostegno delicato e profondo a quanti fanno l'esperienza inevitabile, ma a volte devastante, del dolore dell'anima.
"Una fede narrata da voce a quell'evento relazionale che per tanti e intensi anni è stato fragrante pane domenicale per la vita di ogni giorno. Per noi una grazia, un tesoro e un impegno: di gratitudine e di fedeltà".
(don Corrado Lorefice, parroco di San Pietro in Modica)
Una Chiesa - la diocesi di Noto - si interroga a partire dai documenti dell'episcopato italiano sul Mezzogiorno e sull'educazione. Gli interventi sociologici di Piero Fantozzi e di Gaetano Giunta situano la riflessione nella compagnia degli uomini, contrastando paradigmi economicistici e prospettando percorsi per una speranza che si incarni nei territori. Il vescovo Mons. Antonio Staglianò focalizza, con tratti originali, gli orizzonti teologici e lancia l'idea di un Laboratorio pastorale e sociale. Il direttore della Caritas Italiana don Vittorio Nozza traccia passi educativi per la comunità ecclesiale e per la città degli uomini. Il biblista don Nisi Candido riprende dai testi biblici intuizioni e messaggi perché il cammino abbia sempre al centro Dio che ci educa nella Parola, nella Eucaristia, nei poveri. Si offrono così materiali e proposte che "danno da pensare" e indicano concrete possibilità di cammini di rinnovamento educando alla vita buona del Vangelo,aiutando così a reagire ai problemi odierni e a ricostruire insieme tessuti di umanità vera, giusta, fraterna.
È ancora possibile credere? Ha ancora un senso una vita di fede in un mondo come il nostro? Si può fare esperienza di Dio, incontrarlo, parlargli come si fa con un interlocutore vivo e intimamente presente? In Se il tuo cuore crede... Jean-Pierre Jossua risponde a queste domande non da grande teologo (qual è), ma raccontando con lucida affabilità e incredibile intensità la storia vissuta della sua fede amante, della sua scoperta di Dio. Ne viene fuori un libro bellissimo, di eccezionale attualità, aperto e disponibile ad accogliere le domande di ogni credente e la ricerca di ogni uomo. Per questo, ogni pagina di Se il tuo cuore... sembra come attraversata da un fluido impalpabile, dall’aria inconfondibile di una fede passata al vaglio, posta al di là di ogni illusione, pienamente umana e dunque pervasa dall’alito del divino. A partire dal racconto di fede e dall’esplorazione sottile del senso del ‘fidarsi’, il libro si confronta con i grandi testi della tradizione biblica e patristica (la prima lettera di Giovanni e Agostino su tutti) e finisce con la preghiera, umile e accorata, di un credente che mentre adora e loda il suo Dio, non smette di inquietarlo e di lottare con Lui dinanzi al mistero del male e della morte. Perché la memoria inesausta dell’esistenza e del dolore dei fratelli mantiene un primato nel cuore di chi ha appreso, alla scuola di Abramo e di Mosè, quella solidarietà con il destino del mondo culminata nell’incarnazione e nella croce di Gesù di Nazareth.