Dopo più di un secolo, il pensiero di John Henry Newman (1801-1890) non ha ancora potuto mostrare appieno la sua fecondità. Radicato nella conoscenza della Bibbia, dei Padri e dei teologi dei primi secoli del cristianesimo, nonché delle tradizioni anglicane e riformate, traccia un itinerario in cui l'azione e le decisioni si nutrono di riflessione. Il protagonista più eminente della rinascita religiosa nell' Inghilterra del secolo XIX fu sacerdote anglicano che si convertì al cattolicesimo, scrisse fra le altre un' opera di potente originalità che è il vertice della sua produzione speculativa. Sostanziata da una profonda assimilazione spirituale della tradizione cristiana e dall'intima comunicazione tra ragione e fede, l'ermeneutica elaborata da Newman ha un solo referente: la verità della conoscenza, radicata nell'originaria evidenza della realtà che si manifesta attraverso tutta la gamma delle possibili forme dell'esperienza e del pensiero. Newman possiede una straordinaria attualità per la cultura, spesso segnata dal nichilismo e dalla sfiducia radicale. L'atto di fede, adesione alla verità soprannaturale, è uno dei maggiori problemi della teologia del secolo XIX. Il cristiano è come teso tra le due correnti maggiori del suo tempo: l'apprendimento intuitivo e, talvolta, vago del romanticismo e la via razionale e deduttiva sostenuta dalla fiducia, a volte esagerata, nella scienza. Il testo newmaniano - pubblicato nel 1870, anno del Concilio Vaticano I in cui venne formulata la dottrina dell'atto di fede -, proponeva un suo approccio personale al problema che testimonia la maturità del suo pensiero, e forgiava appositi concetti e persino un vocabolario.
«Summa» della vicenda speculativa di Newman (1801-1890) che sostanzia con singolare coerenza e continuità tutto l’arco della sua lunga, intensissima esistenza, la Grammatica dell’assenso (1870) presenta ancora e soprattutto oggi una straordinaria attrattiva ideale. Il nichilismo contemporaneo proclama l’impossibilità e dunque l’inutilità di ogni tentativo di individuare il senso dell’esistere; Newman propone uno scavo paziente, tenace e aderente alla realtà data per rintracciare le radici a cui si ancora l’itinerario dell’uomo, dalla prima aurorale consapevolezza alle forme più alte e complesse dell’intuizione di universi e mondi che da ultimo si proiettano al di là dell’orizzonte stesso del mondo presente. La domanda iniziale circa la natura e la validità della conoscenza di fede porta così a un cammino a ritroso armoniosamente e coralmente articolato secondo le nervature interne della realtà verso il fondamento primo dell’esperienza, in cui l’esistere e il conoscere si congiungono in un misterioso saldissimo connubio. Sta in ciò la novità e l’unicità di questo testo capitale, manifesto del metodo naturale del pensare, richiamo all’immediatezza del dialogo con la realtà, invito a ritrovare la semplicità e lo stupore dell’infanzia spirituale, da cui soltanto nasce ogni forma di autentica edificazione umana.
Il meglio dello spirito degli umanisti del secolo XVI da parte di uno di quegli intellettuali cristiani, insieme critici e idealisti, che credono nella forza dell'educazione. Questi Colloqui, in forma quasi teatrale, erano destinati a far riflettere, senza annoiare, studenti e un più vasto pubblico.
La bellezza e il sacro sono nel cuore dell'uomo dalle origini. Era impossibile per la Chiesa non assumerli. Ma hanno risentito del fatto che sono stati considerati concetti ambivalenti e perciò giudicati anche pericolosi e soggettivi. Per duemila anni i rapporti tra Chiesa e arte, mai interrotti, a volte difficili, hanno risentito di questa difficoltà. Gli svariati aspetti dell'appassionante vicenda sono delineati in modo brillante e documentato.
La diplomazia di una Chiesa, con il suo personale, le sue tensioni, le sue scelte politiche, a volte non appare lineare e può porre reali questioni ecclesiologiche. Ma oggi, per l'osservatore della scena internazionale, la diplomazia della Santa Sede è un fatto e l'importanza del suo ruolo è riconosciuta. Ma, poco o male conosciuta, giudicata a volte affrettatamente, era importante averne una visioni che attraversa i secoli del cristianesimo: Michael F. Feldkamp ne rievoca qui molto chiaramente lo sviluppo con le sue continuità e le sue rotture.
Nella prefazione, Bruno Neveu l'apre sull'avvenire.
L'invio dei rappresentanti del vescovo di Roma ha avuto innanzitutto come ragione d'essere la preoccupazione dell'unità della fede e dell'impulso missionario. In seguito si vedono questi emissari divenire lo strumento della riforma interna della Chiesa, nellXxI e poi nel XVI secolo.
Da Roma a Gerusalemme a Compostela, grandi luoghi di pellegrinaggio nel Medioevo, fino a Lourdes, Fatima o Medjugorje, da sant'Elena a Eteria nel IV secolo, fino alle giornate mondiali della gioventù di Giovanni Paolo II: tra le grandi manifestazioni della fede e della ricerca di Dio nel corso della storia della Chiesa, figura in posizione rilevante il fenomeno dei pellegrinaggi ai grandi santuari, del cammino e delle sue avventure che, d'altronde, non riguarda solo il cristianesimo, dal momento che tutte le grandi religioni lo conoscono e ne esistono anche forme secolarizzate.
Nel corso della storia della Chiesa, il volume ripercorre tutte le forme con cui clericalismo e anticlericalismo si sono identificati, fronteggiati, scontrati, verificandone in termini essenziali gli aspetti caratteristici e mettendo il dito su errori e reazioni.
Il centro dell'intuizione di Antonio Rosmini, esposta sinteticamente nelle "Cinque piaghe della Santa Chiesa" sta nel collegare direttamente la missione della Chiesa - che è difendere e promuovere la vera libertà - al suo rinnovamento interiore nel senso della forza spirituale e della formazione delle coscienze, unica garanzia della sua libertà verso i governi e gli Stati.