Descrizione
Tra i problemi posti dalla critica letteraria al Protovangelo di Giacomo c’è l’autonomia dei capitoli 22-24 rispetto ai precedenti e l’eventuale loro fonte: infatti queste ultime pagine, occupandosi quasi esclusivamente di Zaccaria, sembrano discostarsi dai personaggi che finora avevano animato la narrazione protogiacobea (Anna e Gioacchino, Maria e Giuseppe), assieme a qualche altra figura di contorno (Ruben, Giustina, i figli di Giuseppe, il sommo sacerdote, Annas, l’ostetrica, Salòme, i magi...). Secondo alcuni studiosi di ambito tedesco, seguiti da diversi altri, i capitoli finali proverrebbero da un documento a parte, che è stato chiamato Apocryphum Zachariae, inserito tardivamente nel corpo del testo e del quale costituirebbe una delle tre sezioni corrispondenti ad altrettanti documenti: il primo, il più ampio, riguarderebbe la vita di Maria (cc. 1-16), il secondo si occuperebbe di Giuseppe e di qualche altra persona al momento della nascita del figlio di Maria (cc. 17-21) e il terzo sarebbe appunto l’Apocrifo di Zaccaria (cc. 22-24).
Sommario
Ingresso. I. Il comando di Erode e la paura delle madri (Protev. 22). II. La morte di Zaccaria (Protev. 23). III. Il dolore e l’elezione (Protev. 24). IV. L’autore e il titolo (Protev. 25). V. Il congedo. Bibliografia. Indice degli autori recenti. Indice delle citazioni.
Note sull'autore
Gilberto Marconi, docente di Letteratura cristiana antica all'Università degli studi del Molise, è membro del collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Poesia greca e latina in età tardo antica e medievale dell’Università degli studi di Macerata e delegato responsabile dell’Università degli studi del Molise presso il Centro Internazionale di Poesia Greca e Latina in età tardo antica e medievale. Collaboratore di Biblica, Gregorianum, Rivista biblica e Henoch, per EDB ha pubblicato Lettera di Giuda – Seconda lettera di Pietro (introduzione, versione, commento, 2005), Anna e Gioacchino. I nonni materni di Gesù. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 1-5 (2017), La nascita del Messia. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 17-21 (2017); L’infanzia di Maria. Dal tempio alla casa di Giuseppe. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 6-10 (2019); Dall’annunciazione al processo. Una gravidanza tra trepidazione e pianti. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 11-16 (2020).
Da figura di contorno nelle prime narrazioni del cristianesimo nascente, incentrate sulla passione di Cristo, Maria comincia a diventare importante nella visione teologica di alcune comunità già con il Vangelo lucano dell’infanzia. Tuttavia i vangeli canonici nulla avevano lasciato scritto della vita condotta della Vergine prima dell’annuncio della sua gravidanza, mentre si suppone crescesse sempre più il bisogno, soprattutto nelle classi popolari e meno abbienti, di conoscere il contesto e le vicende della vita, dalla nascita alla morte, di una donna che sempre più veniva affermandosi a fianco del figlio e come figura di riferimento per le numerose adepte della nuova religione. Sarà proprio la letteratura popolare – nel caso specifico il Protovangelo di Giacomo – ad assumersi l’onere di una risposta adeguata, narrandone il concepimento, la nascita e la crescita, come per altro era avvenuto per il figlio nei vangeli di Matteo e Luca.
Gilberto Marconi, docente di Letteratura cristiana antica all'Università degli studi del Molise, è membro del collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Poesia greca e latina in età tardo antica e medievale dell’Università degli studi di Macerata, nonché delegato responsabile dell’Università degli studi del Molise presso il Centro Internazionale di Poesia Greca e Latina in età tardo antica e medievale. Collaboratore di Biblica, Gregorianum, Rivista biblica e Henoch, per EDB ha pubblicato Lettera di Giuda – Seconda lettera di Pietro (introduzione, versione, commento, 2005), Anna e Gioacchino. I nonni materni di Gesù. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 1-5 (2017) e La nascita del Messia. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 17-21 (2017).
L'esigenza di comporre mitezza e fermezza, presente nelle pagine dei Padri della Chiesa, tra cui Gregorio di Nazianzo e Agostino, viene qui osservata nell'opera di Ambrogio. Il primo capitolo studia i brani che il vescovo di Milano dedica al Petto di Cristo, sorgente che consente di attingere alla combinazione di mitezza e fermezza. Il secondo inquadra il tema all'interno del comportamento paterno di Dio lungo la storia e nell'agire di Gesù. Il terzo immette la ricerca in molteplici ambiti: il mondo della natura, che agli occhi di Ambrogio costituisce un serbatoio di preziosi insegnamenti per la vita, alcune grandi figure dell'Antico e del Nuovo Testamento e, infine, il tempo in cui il vescovo di Milano vive e opera. L'accento è posto sulla diretta fruizione dei testi, che sono puntualmente riportati, talora con alcune pregnanti espressioni latine dell'originale.
La nascita del Messia è al centro della sezione del Protovangelo di Giacomo presa in esame in questo libro. Il redattore dell’apocrifo - una delle fonti letterarie più autorevoli della tradizione giudeo cristiana - si rapporta ai racconti dell’infanzia di Matteo e Luca e, senza rinunciare all’originalità nella riscrittura, tratteggia un fresco e vivace racconto popolare. Si inizia sotto il segno della narrazione lucana della nascita del Cristo, in cui viene menzionato il contesto storico e geografico (il censimento ordinato dall’autorità romana e la regione della Giudea attorno a Betlemme) per terminare con il tratto matteano della venuta dei Magi dall’oriente. Le vicende si svolgono dunque in un preciso contesto geografico. Se alla periferia sono indicati nomi di regioni e paesi conosciuti, verso il centro si stringono luoghi, situazioni e personaggi nuovi: la grotta, il tempo sospeso, l’immobilità della natura, la levatrice Salome e un Giuseppe vivace come mai l'avevamo conosciuto prima, nonostante l’età avanzata.
Sommario
L’ingresso. I. Verso Betlemme (Protev. 17). II. La nascita taciuta (Protev. 18). III. Le suggestioni letterarie di Protev. 18,2-3. IV. L’ostetrica (Protev. 19,1). V. Il fanciullo (Protev. 19,2). VI. Salome (Protev. 19,3-20,4). VII. I magi (Protev. 21). Il congedo.
Note sull'autore
Gilberto Marconi, docente associato di Letteratura cristiana antica, è membro del collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Poesia greca e latina in età tardo antica e medievale dell’Università degli studi di Macerata. È inoltre delegato responsabile dell’Università degli studi del Molise al Centro Internazionale di Poesia Greca e Latina in età tardo antica e medievale. Collaboratore di Biblica, Gregorianum,Rivista biblica e Henoch, per EDB ha pubblicato Lettera di Giuda – Seconda lettera di Pietro (introduzione, versione, commento, 2005) e Anna e Gioacchino. I nonni materni di Gesù. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 1-5 (2017).
Una delle fonti letterarie più autorevoli della tradizione giudeo cristiana, il Protovangelo di Giacomo, tramanda le vicende delle nascite di Maria e del figlio. Nel testo, che rivolge l'attenzione ad Anna e Gioacchino, genitori della Vergine, la strada che attraversa le loro vicissitudini si arresta al capitolo quinto dell'apocrifo poiché con la nascita della figlia finisce il ciclo della coppia sterile e dal sesto in poi l'attenzione è incentrata su Maria. Di ogni passo l'analisi stabilisce il testo, ne offre la traduzione e, attraverso l'analisi delle fonti e della redazione, si propone di dare significato alle vicende narrate. Ognuno dei cinque capitoli del Protovangelo è trattato in un capitolo del volume in ragione della tematica imposta dall'apocrifo; solo il terzo si occupa di un argomento specifico: la veste da sposa: con un percorso a ritroso vengono prese in esame le vesti di alcune donne della tradizione antica, biblica ed extrabiblica (Giuditta, Tamar, Rebecca, Lia, Calipso) per un confronto con la veste indossata da Anna quando intona il proprio lamento.
Proveniente da una ricca famiglia pagana, Cipriano si convertì al cristianesimo, venne ordinato presbitero e poi vescovo di Cartagine. In quel ruolo si trovò subito alle prese con la persecuzione di Decio, che nel 250 emanò un editto per obbligare tutti gli abitanti dell’impero a compiere un atto pubblico di culto pagano. Poiché molti furono gli apostati, terminata la persecuzione Cipriano si trovò ad affrontare una situazione lacerante: coloro che si erano resi colpevoli di apostasia – i cosiddetti lapsi – chiedevano la riammissione nella comunità cristiana. Occorreva pertanto mettere in atto una prassi penitenziale adeguata alla grave situazione venutasi a creare.
La ricerca offre al lettore un’esplorazione degli scritti di Cipriano sulla paternità di Dio nelle Epistole e negli Opuscoli. Sebbene la sua opera di commento al Padre nostro, il De dominica oratione, sia stata molto letta e studiata, manca infatti una trattazione esplicitamente dedicata al mistero della Persona del Padre nel pensiero del vescovo di Cartagine.
Il commento dei Padri della Chiesa a due testi biblici – l’episodio del giovane ricco e la parabola del ricco stolto – consentono di comprendere in che modo le comunità cristiane dei primi cinque secoli elaborano il rapporto tra annuncio evangelico, beni terreni e istanze sociali.
Le dieci grandi figure che vengono qui convocate per comporre una ricca antologia di interpretazioni – Clemente, Origene, Cipriano, Ilario, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo – offrono un quadro delle diverse concezioni presenti nel cristianesimo primitivo.
«Poiché i Padri sono gli uomini della Parola biblica – scrive Maria Grazia Mara –ci troviamo così a seguire una traccia di storia dell’esegesi: un’esegesi che, mentre esprime nei testi della letteratura cristiana di cinque secoli l’attenzione e la preoccupazione della comunità cristiana per i fatti sociali, economici e politici, non perde mai di vista la storia della salvezza».
Descrizione dell'opera
La lettura degli scritti di sant’Ireneo, vescovo di Lione (Smirne 130 - Lione 202), consente di attraversare un’ideale galleria di raffigurazioni del volto di Gesù. Si tratta di quadri dalle dimensioni notevolmente diseguali, che oscillano dal tratteggio brevissimo all’argomentazione lunga e articolata.
Il primo ritratto, quello del Cristo pastore, introduce alle concrete problematiche del ministero ecclesiale di Ireneo, costretto a confrontarsi nel II secolo con le diverse scuole gnostiche e con Marcione e i suoi seguaci.
Il secondo profilo è quello del maestro, connotato da caratteristiche di autorevolezza e coerenza, mentre il terzo è alquanto insolito: è raro, infatti, sentire parlare di Gesù come padre dai tratti fortemente materni, che genera l’umanità nell’ora suprema della sua Croce e che nutre alla «mammella della sua carne». Questa raffigurazione consente di apprezzare la profondità della riflessione credente della prima antichità cristiana e la sua capacità di rendere in immagini pregnanti il contenuto del mistero pasquale.
Il quarto ritratto è il Gesù della trasfigurazione, che consente di contemplare il volto del Verbo che Mosè aveva visto solo di spalle, il quinto è il Cristo che insegna alla Chiesa l’eucaristia, il sesto è il crocifisso,«la Vita appesa davanti ai nostri occhi», e il settimo il risorto, che affranca dalla morte la carne mortale.
La galleria espone infine il ritratto riassuntivo di tutto il percorso: Gesù è la ‘cerniera’ tra Antico e Nuovo Testamento, tema centrale e cruciale nel contesto dell’aspra polemica con la gnosi e con l’eresia di Marcione.
Sommario
Introduzione. «In ovile Patris» (IV,33,1). Il Cristo Pastore. «Magistrum nostrum videntes» (V,1,1). Il Cristo maestro. «Pro patribus nati sunt tibi filii» (III,22,4). Il Cristo padre. «Facie ad faciem in altitudine montis» (IV,20,9). Il Cristo trasfigurato. «Novi Testamenti novam docuit oblationem» (IV,17,5). Il Cristo insegna alla Chiesa l’eucaristia. «Et erit Vita tua pendens ante oculos tuos» (V,18,3). Il Cristo crocifisso. «A carne eius rutila» (IV,20,2). Il Cristo risorto. «Una salus omnibus credentibus in eum» (IV,6,7). Il Cristo cerniera dei Testamenti. Conclusione. Sigle e Abbreviazioni.
Note sull'autore
Domenico Scordamaglia, sacerdote della diocesi di Roma, è stato aiutante di studio al Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e ha insegnato nella facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana. Per EDB ha pubblicato Dio padre nella teologia di Tertulliano (2011).
La figura dell'Anticristo è un importante tassello tematico all'interno del grande mosaico degli studi sull'identità cristiana e la sua costruzione. È opinione ormai ampiamente diffusa tra gli studiosi che il cristianesimo antico sia stato un movimento religioso assai diversificato, le cui molteplici sfaccettature risultano difficilmente incasellabili secondo categorie spesso mutuate da sistematizzazioni posteriori. La figura dell'Anticristo - e degli anticristi - si inserisce a pieno titolo nello studio del magmatico contesto delle origini cristiane, così come del cristianesimo di età tardoantica, proprio per i diversi ruoli che a quel personaggio sono stati attribuiti nell'ambito dei conflitti vissuti dalle comunità cristiane, sia interni (scismi, eresie) sia esterni (persecuzioni di varia origine e portata). Vi entra a pieno titolo, dunque, perché è anche attraverso la costruzione letteraria della figura di un nemico che i lineamenti di numerose concezioni dottrinali e politiche cristiane si sono definiti. Si può dunque affermare che le rappresentazioni letterarie dell'Anticristo sono modalità attraverso le quali varie forme della teologia antica e tardoantica hanno compreso e interpretato situazioni di conflitto che le comunità cristiane sperimentavano. Il volume riunisce i contributi di studiosi che, pur facendo parte di diverse università (Losanna, Ginevra, Roma "Sapienza", "Roma Tre"), sono accomunati dall'Association pour l'étude de la littérature apocryphe chrétienne.
Descrizione dell'opera
Siamo probabilmente nel 394-395, a Ippona. Agostino non ancora vescovo porta a termine un commento integrale alla Lettera ai Galati, in cui esprime compiutamente il proprio pensiero.
Al tempo già circolavano nell'Occidente latino i commenti a Galati di Caio Mario Vittorino, dell'Ambrosiaster e di Girolamo. Agostino conosce questi autori e da essi riprende «spunti interpretativi, chiarimenti testuali, sollecitazioni a impegnarsi in ulteriori approfondimenti oppure a effettuare correzioni o addirittura a esprimere dissensi», entrando autorevolmente nella storia della recezione dello scritto paolino.
Circa il tema cruciale della Lettera - che cosa si debba intendere per «grazia di Dio», che implica la condizione di «non essere più sotto la Legge» - Agostino afferma che «si tratta del dono della fede, la quale, dal momento che opera per amore, non solo può sostituire la Legge, ma soprattutto può far compiere le opere da essa richieste nell'unico modo che possa davvero risultare salvifico, ossia per amore». Una formulazione perfettamente coerente con il proprio pensiero.
La rigorosa annotazione della curatrice ha il merito di collocare il testo sullo sfondo della recezione di Galati nei primi quattro secoli cristiani e soprattutto quello di delineare passo dopo passo il rapporto di questo testo con l'insieme delle opere di Agostino.
Sommario
INTRODUZIONE. Agostino commenta Galati: datazione e contesto. La recezione della Lettera ai Galati nei primi tre secoli: giudizi complessivi e utilizzazioni parziali. I Commentari alla lettera ai Galati nel IV secolo latino. La «controversia di Antiochia» (Gal 2,11-14) e la «controversia» tra Girolamo e Agostino. Il Commentario a Galati di Agostino: argumentum e struttura. IL COMMENTARIO A GALATI. Indice scritturistico. Indice delle opere di Agostino. Bibliografia.
Note sulla curatrice
FRANCESCA COCCHINI è professore ordinario di storia del cristianesimo presso l'Università «La Sapienza» di Roma. È membro di numerose associazioni e gruppi di ricerca sulla patrologia e il cristianesimo dei primi secoli. Tra le pubblicazioni ricordiamo: Commento alla lettera ai Romani di Origene, Marietti, Casale Monferrato 1985; Il Paolo di Origene. Contributo alla storia della ricezione delle epistole paoline nel III secolo, Studium, Roma 1992; Commentario alla lettera ai Romani di Teodoreto di Cirro, Borla, Roma 1998; Agostino d'Ippona. «Il nostro volere sia suo e nostro», in collaborazione con M.G. Mara, LEV, Città del Vaticano 2006; presso le EDB: Origene. Teologo esegeta per una identità cristiana (2006) e Josefa Segovia. Un ventaglio scritto (2008).
Descrizione dell'opera
La Regola di san Benedetto sta a fondamento di tutto il monachesimo occidentale ed è sicuramente una delle radici più feconde nella tradizione culturale europea: pochi testi hanno esercitato nella storia occidentale un'influenza tanto profonda. L'edizione presentata - riveduta e ampliata secondo l'ultima edizione dell'originale tedesco - permette un approccio integrato e pluridimensionale al testo della Regola, fornendo al lettore gli strumenti critici secondo diversi livelli di approfondimento. L'Introduzione inquadra la Regola nel suo contesto storico, sociale e religioso, ne mette in risalto gli elementi innovativi e originali rispetto alle altre Regole che comparvero nello stesso periodo e soprattutto mostra come essa venne recepita nell'ambito ecclesiale del Medioevo e dei secoli successivi. Il cuore del volume è costituito dall'edizione critica del testo latino della Regola accompagnato dalla traduzione italiana, che si contraddistingue per precisione, per perfetta aderenza all'originale e, al tempo stesso, per uno stile estremamente scorrevole e leggibile. Il testo è corredato da un esauriente commento esplicativo che spiega la Regola parola per parola, ne esplicita i riferimenti biblici e patristici, mette a fuoco la teologia, la spiritualità e il pensiero di san Benedetto. Tale commento esplicativo e l'apparato di note che lo accompagnano sono redatti secondo i più aggiornati criteri di scientificità, ma, al tempo stesso, non ostacolano il lettore che vuole limitarsi al solo testo. Infine, la bibliografia aggiornata, un dettagliato indice analitico e una tavola, che guida alla lettura della Regola nel corso dell'anno, sono preziosi strumenti per chiunque voglia addentrarsi nell'esplorazione della straordinaria spiritualità di san Benedetto.
Sommario
Introduzione. Testo integrale latino-italiano della regola di Benedetto e commento. Bibliografia. Indici.
Note sui curatori
GEORG HOLZHERR è monaco benedettino, professore di teologia, liturgia e diritto canonico. Per oltre 30 anni è stato abate del monastero di Einsiedeln e membro della Conferenza Episcopale Svizzera, con incarichi importanti in situazioni difficili. Risiede nell'abbazia di S. Lazzaro di Seedorf, padre spirituale di quella comunità di monache. Spiega ogni giorno la Parola di Dio sul sito www.gotteswort.ch (parola e immagine). Il suo commento alla Regola di san Benedetto, giunto alla 7a edizione e tradotto in varie lingue, si distingue per la vasta e scientifica conoscenza del testo sotto tutti i vari aspetti - storico, filologico e spirituale - e per la capacità di farlo gustare come guida di vita cristiana. L'edizione italiana è stata curata dalle MONACHE BENEDETTINE DELL'ABBAZIA «MATER ECCLESIAE» dell'isola di San Giulio sul lago d'Orta (Novara), sotto la guida della loro abbadessa, Anna Maria Cànopi.
Il volume presenta, in un quadro d'insieme, i modelli ecclesiologici elaborati da Agostino d'Ippona e i simboli ai quali egli più organicamente ricorre per definire la Chiesa: quattro modelli e quattro simboli. I modelli che egli propone in successione sono: la Chiesa cattolica «autorità credibile», la Chiesa «comunione», la Chiesa - saeculum - città di Dio, la Chiesa - croce. I simboli: la bellezza, il monastero, la colomba, Pietro l'apostolo.
La trattazione si sviluppa con un continuo ricorso a testi di Agostino, cosicché la lettura del volume diventa una traversata del pensiero e degli scritti del grande vescovo dottore, con il loro fascino, i loro accostamenti inaspettati e suggestivi, le loro allusioni e le loro sintesi folgoranti, spesso racchiuse in singoli vocaboli pregnanti e densi di significato.
Si tratta di un saggio di teologia patristica, con felici ricadute sulla contemporaneità e sulla pastorale.
Sommario
I. INTRODUZIONE. 1. Premessa all'ecclesiologia di S. Agostino. 2. Eredità e nuovi schemi. II. MODELLI ECCLESIOLOGICI. 3. La Chiesa cattolica «autorità credibile». 4. La Chiesa «comunione». 5. Chiesa-saeculum-città di Dio. 6. Chiesa-croce. III. SIMBOLI ECCLESIOLOGICI. 7. La bellezza: la Chiesa via pulchritudinis. 8. Il monastero: Chiesa e vita monastica. 9. La colomba. 10. Pietro l'apostolo. IV. PER UNA CATECHESI DELLA CHIESA. 11. Una catechesi congiunta. 12. Conclusione: la Chiesa di Agostino. Indicazioni bibliografiche. Indice biblico. Indice dei nomi. Indice delle cose notevoli.
Autore
VITTORINO GROSSI è uno dei più accreditati conoscitori di Agostino d'Ippona, dell'età di Agostino e dell'agostinismo. È docente all'Augustinianum di Roma, ove è stato anche preside. La sua vastissima bibliografia è disseminata lungo le note del volume.
Descrizione dell'opera
La teologia di Tertulliano è attraversata dalla riflessione sul Padre. Da un capo all'altro delle opere del polemista africano, spesso motivate dalle controversie del tempo, è possibile cogliere un costante richiamo al Dio Creatore e al Padre, che costituisce il centro della fede cristiana e il criterio supremo dello stile di vita dei credenti all'interno di un mondo pagano e talora ostile.
La ricerca intende delineare il volto, la fisionomia, i tratti peculiari della persona del Padre. Le pagine dense di riflessione dello scrittore cartaginese consentono di percepire la bontà, la pazienza, l'esercizio del giudizio, la misericordia, l'educazione impartita all'uomo, sempre nel rispetto della sua libertà, come altrettante caratteristiche della paternità di Dio in atto lungo le epoche della storia.
L'ultima sezione del quinto capitolo presenta un contenuto originale quanto profondo: nel contesto del martirio, al cui significato per la vita dei cristiani Tertulliano dedica una delle sue opere più incisive, il Padre assume i tratti del medico. Si tratta di una nota che conclude degnamente la descrizione del comportamento paterno di Dio.
Sommario
Introduzione. I. Il Dio eterno e vero. II. Il «Padre» e «Signore» del creato. III. La paternità di Dio nell'Antico Testamento. IV. Il «Padre» dei cristiani. V. Il comportamento paterno di Dio. VI. Il Cristo è del Padre Creatore. Conclusione. Sigle e Abbreviazioni. Bibliografia.
Note sull'autore
DOMENICO SCORDAMAGLIA (Napoli 1970) dal 1997 è sacerdote della diocesi di Roma. È stato aiutante di studio al Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e ha insegnato nella facoltà di teologia della Pontificia Università Gregoriana. Ha pubblicato il Padre nella teologia di Sant'Ireneo (Tesi Gregoriana. Serie Teologia 110), Roma 2004.
L'atlante fornisce il quadro storico e geografico di riferimento per una conoscenza in prospettiva cronologica dei Padri della Chiesa fino all'VIII secolo. Costituito di 58 cartine, ripercorre la storia religiosa, sociale e culturale del cristianesimo antico e altomedievale. A ogni territorio considerato è riservata una cospicua serie di dati, che ne consente la ricostruzione dell'esperienza cristiana. Il volume è corredato di un ricco apparato iconografico, che illustra in particolare luoghi e monumenti. Un'ampia bibliografia essenziale internazionale per approfondimenti e numerosi indici chiudono il volume.
Sommario
Palestina, Arabia, Himyar (Arabia felix). Siria, Mesopotamia, Adiabene, Persia, India. Armenia, Georgia (Iberia), Albania del Caucaso. Asia minore. Egitto, Libia, Nubia, Etiopia. Penisola balcanica (con Grecia, Creta, Gothia). Italia e isole. Africa. Spagna e Portogallo (Hispania et Lusitania). Norico e Rezia (e Vindelicia). Gallia (Belgio, Germania, Olanda). Britannia e Irlanda. Indici.
Note sul curatore
ANGELO DI BERARDINO, religioso agostiniano, già preside dell'Istituto Patristico Augustinianum dove tuttora insegna, autore di molte opere, ha tra l'altro diretto il Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti, Casale Monferrato 1983-1999, nonché il Nuovo Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti, Casale Monferrato 2006-2008.
L'opera, a firma di due tra i più importanti specialisti italiani della materia, costituisce uno strumento agile e denso per introdurre allo studio della letteratura cristiana antica. Presentata in seconda edizione rivista e ampiamente aggiornata, essa coniuga la chiarezza espositiva con un'accurata informazione sullo stato degli studi italiani e stranieri. La buona accoglienza ricevuta dalla precedente edizione è un segnale indubbio dell'attuale interesse per gli scrittori cristiani dei primi secoli, dei quali oggi si colgono meglio la straordinaria ricchezza espressiva e la capacità di rielaborare in modo creativo una pluralità di influssi culturali e di modelli letterari.
Descrizione dell'opera
La principale fonte di cui si dispone per la conoscenza della vita di san Benedetto è il II Libro dei Dialoghi di Gregorio Magno. Un grande maestro, quale Adalbert de Vogüé, già curatore dell'edizione dei Dialoghi per la collana francese «Sources Chétiennes», aiuta il lettore anche non specialista ad affrontare questo testo problematico. E lo si può definire tale sia in quanto "fonte unica", sia per l'andamento fortemente agiografico e i conseguenti interrogativi di ordine storico che ne scaturiscono, sia per le caratteristiche interne di stile.
«Confrontare: proprio questa è la risorsa del nostro metodo esplicativo. Il testo di Gregorio, accostato a un altro passo della stessa Vita, o di qualche opera simile, s'illumina mettendolo a confronto. Allora, nella stessa Vita di Benedetto, l'episodio studiato svela il suo significato e la sua funzione propria. Per contrasto, attraverso la Vita di un altro eroe, si vede apparire la fisionomia particolare del nostro santo e la maniera originale della sua biografia» (dalla Prefazione).
De Vogüé invita poi il lettore a non preoccuparsi di discernere tra loro eventi della realtà e prodotti dell'immaginazione umana, ma a porsi di fronte al testo con la domanda giusta, che non è «è vero questo?», ma piuttosto «che cosa vuol dire?». Solo così si potrà giungere a comprenderne il vero messaggio, cioè che Benedetto è davvero conforme all'immagine di santo descritta dalla Bibbia e dall'agiografia.
Sommario
Prefazione (A. de Vogüé). Bibliografia. 1. La conversione e il primo miracolo. Commento. II. L'eremita perduto e ritrovato. Commento. III. La tentazione del deserto. Commento. IV. La tentazione in mezzo agli uomini. Commento. V. I quattro miracoli di Subiaco. Commento. VI. Vittoria sull'odio: un coronamento. Commento. VII. La lotta con Satana. Commento. VIII. Il carisma di profezia. Commento. IX. Le profezie.. Commento. X. I tre ultimi miracoli del profeta. Commento. XI. I tre primi miracoli di potenza. Commento. XII. Al cuore dei segni di potenza. Commento. XIII. Potere e preghiera: una tesi, due esempi. Commento. XIV. Benedetto e Scolastica: ultimo miracolo, prima visione. Commento. XVI. La morte, la gloria e l'oltretomba. Commento.
Note sul curatore
Adalbert De Vogüé (1924) è monaco benedettino nell'abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire (Francia). Massimo studioso della Regula Magistri e della Regula Benedicti, ha dedicato la sua ricerca agli autori, alla dottrina e alle istituzioni dei primi secoli del monachesimo cristiano. Per molti anni è stato professore di teologia monastica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo (Roma). Tra le sue opere in italiano: La Regola di S. Benedetto. Commento dottrinale e spirituale, Abbazia di Praglia 1988; Il monachesimo prima di S. Benedetto, Abbazia S. Benedetto di Seregno 1999; S. Benedetto uomo di Dio, Cinisello Balsamo 1999. Presso le EDB ha pubblicato Sguardi sul monachesimo (2006).
Origene è figura centrale del cristianesimo dei primi secoli e, nonostante le controversie suscitate dalle sue complesse dottrine e le censure più volte subite, il suo influsso è rimasto sempre presente nelle epoche successive. Le numerose recenti pubblicazioni a lui dedicate testimoniano come l’interesse nei suoi confronti da parte della comunità scientifica sia ultimamente in costante crescita.
L’autrice definisce volutamente Origene “teologo esegeta” per sottolineare come per lui l’alveo dell’esegesi sia intrinsecamente teologico e conseguentemente ricerca teologica e ricerca esegetica giungano a compenetrarsi. Il fine cui egli perviene è quello di costruire “una” identità cristiana, tra le molte coesistenti nella pluralità di esperienze della prima metà del III secolo. Eppure di identità si tratta, in quanto egli si assunse «con consapevolezza l’impegno di dare fisionomia qualitativamente elevata alla nuova religione, non risparmiandole alcun confronto» né interno – con le varie correnti gnostiche – né esterno – con l’ambiente pagano.
L’opera è strutturata in tre parti: la prima raccoglie studi che presentano Origene nel ruolo di maestro, che offre un impianto teoretico del proprio insegnamento teologico esegetico; la seconda e la terza presentano contributi su limitate porzioni di opere incentrate su pericopi scritturistiche tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento.
Il volume dà avvio a una nuova collana di studi e testi sul cristianesimo antico.
Sommario
Prefazione. 1. Per una «scuola d’anime». 2. Antico Testamento. L’interpretazione: la «lettera», il «velo» e l’«ombra». 3. Nuovo Testamento. Simboli e teologia. Bibliografia. Indici.
Note sull'autrice
Francesca Cocchini è professore ordinario di Storia del Cristianesimo presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti. Dal 1985 è membro dell’«Association international d’études patristiques», dal 1994 del «Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina» e dal 2004 è responsabile scientifico dell’Unità di ricerca del Progetto di ricerca (cofinanziato dal MIUR) su «La trasformazione del cristianesimo dal I al VII secolo: mutamenti e continuità nelle forme di convivenza comunitaria, politica e culturale». Tra le pubblicazioni ricordiamo: Commento alla lettera ai Romani di Origene, Casale Monferrato 1985-Genova 1986; Aspetti dell’utilizzazione della Bibbia nel V secolo (in F. Cocchini-A. Pollastri, Bibbia e Storia nel cristianesimo latino, Roma 1988); Il Paolo di Origene. Contributo alla storia della ricezione delle epistole paoline nel III secolo, Roma 1992; Teodoreto di Cirro. Commentario alla lettera ai Romani, Roma 1998; Agostino d’Ippona. “Il nostro volere sia suo e nostro” (in collaborazione con M.G. Mara), Città del Vaticano 2006; ha curato il volume Il dono e la sua ombra. Ricerche sul Peri; Eujch;" di Origene (“Studia Ephemeridis Augustinianum” 57), Roma 1997.