Il racconto del partigiano ribelle per amore che partecipa alla Resistenza assicurandosi di sparare senza odiare l'ingiusto aggressore rappresenta l'epilogo di una lunga tradizione che accompagnò l'Azione cattolica per tutta la prima metà del Novecento. Proprio la convinzione di poter scendere sul campo di battaglia senza astio verso il nemico, infatti, era stato perno sul quale si era fondata l'intera propaganda volta alla formazione di giovani soldati pronti a sacrificarsi per la patria in armi. Questo modello ebbe particolare successo nel corso della storia associativa e, non a caso, venne riproposto (con i giusti adattamenti) anche per "giustificare" la presenza dei cattolici nella guerra di liberazione nazionale. Il volume si pone dunque l'obiettivo di indagare le impostazioni culturali, pedagogiche e catechetiche espresse dal ramo giovanile dell'Azione cattolica verso il tema della liceità della violenza e della lotta armata nei difficili eventi successivi all'8 settembre e di delineare il ruolo avuto dall'organizzazione nel supportare, indirizzare e indicare la via ai propri soci militanti.
Questo originale sguardo di indagine getta ulteriore luce sull'apporto dato dalla più grande associazione laicale giovanile presente nel paese in quel periodo al processo che portò i giovani aderenti a definire una specifica coscienza resistenziale anche attraverso un costante richiamo a quanto appreso nei circoli associativi.
Il volume, a cura di Giorgio Vecchio, ordinario di storia contemporanea presso l'Università di Parma, narra la storia dell'Azione cattolica negli anni Sessanta e Settanta, nel periodo in cui si svolse il Concilio Vaticano II, e ne fa una ricostruzione a partire dalla laicità, uno dei concetti chiave emersi dalla riflessione conciliare. In particolare, i contributi di Giorgio Vecchio e Paolo Trionfini affrontano il rapporto dell'Azione cattolica con la politica, mentre Elisabetta Salvini ci parla del tormentato processo di promozione ed emancipazione delle donne nella fase di emersione del femminismo. Infine, il saggio di Andrea Villa si occupa dell'acquisizione della laicità da parte dell'associazione nel campo della scienza e della tecnologia.
La storia dell’Azione cattolica della diocesi di Roma inizia da un’amicizia, quella tra alcuni giovani universitari riuniti in gruppo da un sacerdote e dall’affetto che essi provano per il loro vescovo, il papa. Da quell’esperienza prende vita l’associazione che per molti anni sarà la forma principale della partecipazione dei laici romani alla vita della diocesi e della città.
Il libro, che con uno stile semplice e narrativo ripercorre una storia lunga più di 150 anni, racconta episodi, protagonisti ed eventi della Chiesa di Roma attraverso le storie dei tanti laici che si sono formati ed organizzati nell’Azione cattolica. I segni che l’associazione ha lasciato nella città di Roma sono una traccia e un’eredità da scoprire, custodire e mantenere vive.
La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali Servizio II “Istituti culturali” del MIBACT.
Il volume contiene le memorie della fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica, che ne ripercorre la storia dei primi trent'anni. L'opera, uscita originariamente nel 1948, doveva essere pubblicata in una nuova edizione corretta e arricchita, che non vide la luce per la morte di Armida Barelli. Ora viene riproposto il testo che la stessa "sorella maggiore" avrebbe voluto dare alle stampe, in un'edizione critica che, attraverso un rigoroso apparato di note, aiuta a comprendere adeguatamente la straordinaria vicenda della più numerosa organizzazione femminile di massa nella storia dell'Italia, che nel 1950 arrivò a superare il milione di iscritte. Attraverso il racconto della fondatrice, emerge un affresco vivo sulle trasformazioni della condizione della donna in una stagione di radicali cambiamenti dell'universo valoriale, passato al vaglio delle strettoie del ventennio fascista, per riemergere in forme di rinnovato protagonismo alla prova della democrazia del dopoguerra.
Il volume, a cura di Giorgio Vecchio, ordinario di storia contemporanea presso l'Università di Parma, narra la storia dell'Azione cattolica negli anni Sessanta e Settanta, nel periodo in cui si svolse il Concilio Vaticano II, e ne fa una ricostruzione a partire dalla laicità, uno dei concetti chiave emersi dalla riflessione conciliare. In particolare, i contributi di Giorgio Vecchio e Paolo Trionfini affrontano il rapporto dell'Azione cattolica con la politica, mentre Elisabetta Salvini ci parla del tormentato processo di promozione ed emancipazione delle donne nella fase di emersione del femminismo. Infine, il saggio di Andrea Villa si occupa dell'acquisizione della laicità da parte dell'associazione nel campo della scienza e della tecnologia.
Il volume presenta, in forma completa, il ricco e suggestivo magistero di Paolo VI sull'Azione cattolica nel corso del suo lungo pontificato, segnato da un'attenzione costante e partecipe alla promozione del laicato, in particolare dell'associazione. Il pecorso è ricostruito attraverso i numerosi discorsi, messaggi e testi, alcuni dei quali indediti, lasciati da papa Montini all'Azione cattolica radicata in tutto il mondo, restituendo per la prima volta un quadro compiuto, che illumina un altro aspetto di questa figura proclamata beata. Si coglie, in particolare, la sollecitazione coinvolgente per il rinnovamento dell'associazione, di cui era stato assistente, alla luce delle acquisizioni del Concilio Vaticano II.
Il volume presenta in forma completa il ricco e suggestivo magistero di Giovanni XXIII sull'Azione cattolica nel corso del suo incisivo pontificato, durante il quale indicò all'associazione il "cammino giusto" da percorrere per un autentico rinnovamento, in presa diretta con le acquisizioni che maturavano ocn il Concilio Vaticano II. Il percorso è ricostruito attraverso i tanti discorsi, messaggi, incontri avuti dal "papa buono" con l'Azione cattolica radicata in tutto il mondo, restituendo per la prima volta un quadro compiuto, che illumina un altro aspetto di questa figura di santità, "(...) prete segnato a fuoco dalla familiarità con Cristo, e di null'altro preoccupato se non del nome, del regno e della volontà di Dio" (dalla Prefazione di Loris Francesco Capovilla).
Con rigore scientifico il testo ripercorre l'itinerario religioso, civile e umano di don Costa, con il contributo di qualificati studiosi particolarmente sensibili ai problemi e alle vicende del movimento cattolico e della storia della Chiesa nell'età contemporanea.
Arricchiscono il volume le testimonianze di coloro che avevano avuto, a diversi livelli, rapporti di amicizia o di collaborazione con il sacerdote ligure.
Sulla base di queste diverse chiavi di lettura, si colgono i momenti e gli aspetti della ricca personalità di don Costa: dalla militanza giovanile nel Partito Popolare di don Sturzo, alla presenza attiva e vivace nella Fuci - Federazione universitaria cattolica italiana, al suo convinto antifascismo, testimoniato dall'adesione alla Resistenza e dal suo impegno morale e civile nel secondo dopoguerra nell'Azione Cattolica, nel rapporto diretto con i giovani.