Già da qualche anno i due conflitti mondiali, da tempo non più oggetto di interesse dei soli storici politici e militari, sono stati esaminati considerando anche gli aspetti socio-economici e, soprattutto, il grado di coinvolgimento delle popolazioni civili. Si tratta adesso di "dare voce" anche a chi non la possiede: gli animali, la natura, il paesaggio. Questo volume intende offrire alcuni contributi originali o, per usare le parole di Emilio Sereni, l'autore della Storia del paesaggio agrario italiano, dei «limitati sondaggi», per suggerire nuove ricerche, ispirate anche dalle nuove sensibilità del nostro tempo.
Il libro si sofferma su alcuni aspetti di quell'immane dramma che fu la Prima guerra mondiale, su quel che successe dopo e non durante il conflitto, sul legame tra l'esperienza religiosa e la metabolizzazione di quanto accaduto. Con diversi effetti: da una parte la sacralizzazione dei Caduti, di cui ben presto il regime fascista si impossessò dandole una torsione nuova, volta a rendere massificata e indistinta la presenza dei Caduti stessi, mentre si diffondeva un costume nuovo, quello del "pellegrinaggio laico" sui luoghi delle battaglie e delle sepolture; dall'altra i primi sforzi per proporre una rilettura cristiana del senso della guerra e della morte, tanto in sede locale, quanto nella singolare esperienza personale di don Mazzolari. In questo senso, la Chiesa italiana svolse un suo percorso particolare nella considerazione del rapporto tra fede e morte per la Patria, accompagnato dal travaglio interiore del clero, massicciamente sottratto alla propria attività pastorale ordinaria. Gli esiti di questo travaglio furono i più diversi, conducendo ora persino all'abbandono della tonaca, ora alla scelta di operare nel campo sociale, ora alla rimozione; oppure, su altro terreno, tanto a un convinto filofascismo quanto a un solido antifascismo. Scritti di: Carlo Stiaccini, Emanuele Cerutti, Paolo Nicoloso, Bruno Bignami, Giorgio Vecchio, Giacomo Viola, Francesco Piva.
Il volume è una ricostruzione biografica che fa ampio ricorso a brani originali di don Primo Mazzolari, spesso inediti: corrispondenza, appunti, manoscritti vari, tracce di discorsi e prediche, articoli a stampa. Poche sono le pagine di un vero e proprio diario: l'archivio di Bozzolo conserva infatti solo "pezzi" autografi che riguardano una settimana nel 1946 e poche pagine sparse per tutti gli anni seguenti, fino al 1953. Si inizia con il racconto della giornata bozzolese del 25 aprile 1945 per seguire gli avvenimenti del cruciale periodo fondativo della democrazia e della repubblica e si conclude con il 31 dicembre 1950, nel mezzo di aspre polemiche e di attacchi a don Primo e al suo giornale Adesso. I testi danno spazio al Mazzolari parroco, conferenziere su temi religiosi, amico e consigliere spirituale di innumerevoli persone, osservatore attento delle più diverse realtà (il carcere, l'esperienza di Nomadelfia, la condizione religiosa del popolo italiano, l'Anno Santo). Si resta colpiti dalla sua poliedrica attività, soprattutto se si considera che ogni notte, dopo una giornata faticosa, egli passava ancora del tempo per rispondere alle tantissime persone che si rivolgevano a lui per un consiglio, un conforto, un suggerimento. In diverse pagine di questo volume questo fatto emerge con chiarezza, insieme agli sfoghi "intimi" di un uomo convinto della sua missione, intelligente e colto, ma anche ipersensibile e fragile nella salute.
Il volume, a cura di Giorgio Vecchio, ordinario di storia contemporanea presso l'Università di Parma, narra la storia dell'Azione cattolica negli anni Sessanta e Settanta, nel periodo in cui si svolse il Concilio Vaticano II, e ne fa una ricostruzione a partire dalla laicità, uno dei concetti chiave emersi dalla riflessione conciliare. In particolare, i contributi di Giorgio Vecchio e Paolo Trionfini affrontano il rapporto dell'Azione cattolica con la politica, mentre Elisabetta Salvini ci parla del tormentato processo di promozione ed emancipazione delle donne nella fase di emersione del femminismo. Infine, il saggio di Andrea Villa si occupa dell'acquisizione della laicità da parte dell'associazione nel campo della scienza e della tecnologia.
Sul finire del 1945 don Primo Mazzolari pubblicò, a sua firma, ma fingendo di essere "Mamma Speranza", nove lettere, ciascuna delle quali indirizzata a una figura sociale ben precisa: una mamma, una sposa, un partigiano, un prete, un giovane, un magistrato, un giornalista, un industriale e un vecchio. In ogni lettera "Mamma Speranza" - che si presentava come sorella della Fede e della Carità - si rivolgeva a persone che avevano sofferto durante la guerra appena conclusa, evocando i drammi vissuti da milioni di italiani: la perdita di una persona amata, la durezza della vita partigiana, l'emarginazione dovuta a precedenti simpatie fasciste, le delusioni del dopoguerra, l'incapacità di confrontarsi con i problemi pastorali nuovi. Incarnandosi nelle situazioni concrete di queste donne e di questi uomini, Mazzolari indagava sottilmente sugli interrogativi cruciali dell'esistenza di quel tempo, ponendo tuttavia sul tavolo questioni di più vasta portata: la necessità di reagire al dolore, di assumere responsabilità pubbliche, di sfuggire i nuovi conformismi, di cogliere l'essenza della propria vocazione.
Celebrare i cinquant'anni della morte di don Primo Mazzolari non ha soltanto il senso di ricordare, con la figura del sacerdote fondatore di "Adesso", una significativa personalità della cultura italiana, ma anche quello di non dimenticare pagine del Novecento dense di storia. Tentativo di questo volume, frutto di una riflessione a più voci - e non solo italiane - sull'eredità mazzolariana, è appunto cogliere il significato decisivo della presenza di Mazzolari non semplicemente nella Chiesa, ma più in generale nell'Italia del Novecento. Si articola il significato della sua figura nella pluralità delle prospettive dalle quali è possibile osservarla, nelle simmetrie e asimmetrie fra cattolicesimo e società italiana: analizzando le sfide dei tempi, fra gli anni '40 e '50, con lo sviluppo economico e la questione operaia; osservando il ruolo del clero e del laicato cattolico rispetto alla politica italiana; individuando forme di inquietudine ed esperienze di rinnovamento nelle diverse aree geografiche tra nord, centro e sud; introducendo sguardi sul cattolicesimo italiano oltre la dimensione nazionale, come quelli di Francia, Germania e Svizzera. Un contributo che intende esplorare a tutto tondo la figura di Mazzolari nel contesto storico, sociale e culturale nel quale ha operato, e che tuttavia si muove nel doppio senso di marcia dello storico: ritornare al Novecento italiano per capire Mazzolari e, in un certo senso, ritornare a Mazzolari per capire il Novecento.
Il volume propone materiali poco conosciuti e in gran parte inediti scritti da don Primo Mazzolari (1890-1959) riguardo ad alcuni grandi temi dell'educazione. Dopo aver proposto una sintesi della biografia del parroco di Bozzolo, aggiornata sulla base dei più recenti studi. l'autore esamina il ruolo centrale assegnato da don Mazzolari alla coscienza della singola persona, con il conseguente dovere di educare/educarsi alla coscienza, sia sul punto strettamente della fede e della morale sia su quella della professione e dell'impegno sociale e politico. Il libro si sofferma sul rapporto che don Mazzolari intrattenne con gli insegnanti, in particolare i maestri e le maestre rurali della bassa Lombardia, per aiutarli a riflettere sul significato del loro lavoro e della loro missione pedagogica. Emergono importanti annotazioni come il "dovere" dell'intelligenza e la preminenza dei doveri professionali persino rispetto a quelli della militanza nella Chiesa.