Per non divulgare argomentazioni non corrispondenti al Vangelo e alla Dottrina della Chiesa, per non costruirsi una "religione personale" attingendo nozioni e idee da vari ambiti, per non smarrirsi intellettualmente e spiritualmente, è essenziale conoscere e studiare adeguatamente le colonne portanti della propria fede, memori della sollecitazione che l'apostolo Pietro rivolgeva alla Chiesa dell'Asia Minore agli albori del cristianesimo: "Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt. 3,15).
Così diventiamo a nostra volta portatori della luce che viene da Betlemme e possiamo pregare fiduciosi: Adveniat regnum tuum. Venga il tuo regno. Venga la tua luce. Venga la tua gioia. (Joseph Ratzinger)
Questo libro vorrebbe essere esaminato per il suo momento scopertamente religioso (di una religiosità che anche quando si apre pare difendere i suoi spazi di intimità); un libro che ha l'ambizione di risvegliare quel bisogno di rapportarsi al divino che è, più o meno pressante, in tutti noi; un libro nel quale abbiamo lasciata emergere tutta l'inquietudine che è in noi, ed attraversando la quale, forse, è però possibile giungere ad acquietarsi tra le sue braccia accoglienti.
Si può fare diversamente. Non è utopia, arroganza o sterile provocazione pensare che tante cose, anche nella chiesa, possano essere fatte diversamente. A partire da quale modello di chiesa e, conseguentemente, da quale idea di ministro.
Il libro di Gabriele Arosio ha un titolo che sembrerebbe capovolgere le funzioni di Gesù, diventato "allievo" e non Maestro; ma non è così. Si tratta di un'affettuosa attenzione al Signore cercando di indovinare i sentimenti che hanno mosso gli uomini e le donne che hanno incontrato Gesù nella sua vita terrena con tutti i turbamenti che il Maestro di Nazareth suscitava in loro. É un volume da leggere "un personaggio per volta" e ha una sua importante capacità di provocazione proprio nella linea della riscoperta dell'umanità di Gesù. (Dalla prefazione di don Gino Rigoldi)