Lungo la storia dei popoli, la profezia ha assunto molte forme. Quella che prese in Israele è stata però diversa, speciale, unica. La qualità della profezia biblica, la sua forza, la sua durata, la sua immensa bellezza, la cura e la fedeltà con cui è stata trasmessa nei millenni, ne fanno un patrimonio universale, una vetta del genio spirituale dell'umanità. Il profeta Geremia vive, opera e scrive durante la più grande crisi vissuta dal popolo di Israele, che culminerà con la presa di Gerusalemme, la distruzione del tempio e la deportazione in Babilonia. Vive in un piccolo regno schiacciato da grandi superpotenze. Per vocazione, deve contrastare i suoi capi e i sacerdoti che in quella crisi epocale continuano a illudersi di poter resistere agli imperi che li stanno minacciando. Geremia capisce, per vocazione, che un mondo sta finendo. Lo dice, lo grida, ma il popolo non vuole ascoltarlo, e lo perseguita. Geremia è il profeta del tempo della notte, ma con un sole dentro che gli consente di vedere un'aurora diversa da quella che il popolo, illuso, vorrebbe vedere. E l'annuncia, la canta. Fino alla fine. A tutti, ma prima ai re e ai sommi sacerdoti, senza paura.
Come superare crisi e difficoltà nelle organizzazioni a Movente Ideale. Le comunità, le associazioni, i movimenti, le istituzioni e le imprese vivono grazie a molte forme di capitali. Una di queste è il capitale narrativo, una risorsa preziosa in molte organizzazioni, che diventa essenziale nei momenti di crisi e nei grandi cambiamenti dai quali dipendono la qualità del presente e la possibilità del futuro. È quel patrimonio fatto di racconti, storie, scritti, a volte poesie, canti, miti: un autentico capitale ché, come tutti i capitali, genera frutti e futuro. Se gli ideali di una organizzazione o di una comunità sono alti e ambizioni, come accade in molte Organizzazioni a Movente Ideale (OMI), anche il suo capitale narrativo è grande.
Sono profonde le differenze economico-culturali tra il nord e il sud dell'Europa. Le loro radici risalgono a cinque secoli fa, all'epoca della riforma protestante. Lutero, Calvino e gli altri riformatori furono all'origine di una spiritualità improntata all'etica del lavoro. Da essa nacquero poi il capitalismo moderno e il liberismo anglosassone. Il sud Europa, cattolico e comunitario, seguì invece la traiettoria iniziata nel Medioevo con il pensiero di Tommaso d'Aquino e la sua etica delle virtù, dando vita nel Settecento all'Economia civile napoletana, italiana e più in generale latina. Esistono così diversi spiriti e modi di concepire il mercato e l'impresa. La cooperazione, le banche popolari, le imprese famigliari, i distretti, il welfare-state, l'economia mista sono tratti tipici del capitalismo latino. La grande impresa, la finanza, il liberismo, l'interesse individuale costituiscono invece i segni distintivi del capitalismo nordico di derivazione protestante. Luigino Bruni ricostruisce la genesi culturale, anche teologica, di questi due paradigmi economici, descrivendone lo sviluppo nella storia. Ma gli ultimi decenni stanno conoscendo un forte appiattimento delle forme di economia: il capitalismo anglosassone (soprattutto nella sua versione americana) grazie alla globalizzazione si sta affermando nel mondo intero, riducendone drasticamente la biodiversità economica, finanziaria e sociale. Il libro affronta le sfide cruciali per il futuro del modello civile europeo e italiano, sfide che si chiamano uguaglianza, lavoro, reciprocità, beni comuni, legami sociali, radicamento nel genius loci. Quella "pubblica felicità" senza la quale è difficile che esista felicità individuale.
Nella "religione" capitalistica il lavoro è soltanto un mezzo per aumentare il consumo idolatrico di beni materiali: noi siamo ridotti a semplici consumatori. Prevale un marketing narrativo che enfatizza il merito e non il bisogno, dove la nuova fede capitalistica enfatizza i "gusti" dei consumatori, inventa una teologia meritocratica che colpevolizza i poveri, cancella la misericordia a vantaggio della meritocrazia. La new age aziendale del terzo millennio ha cancellato la gratuità e la libertà nei rapporti tra lavoratori e imprese. La gratuità si è però diffusa nella società civile, tra le organizzazioni non profit, nell'economia sociale. Bisogna quindi riconfigurare l'economia e il mercato e farne un laboratorio di virtù etiche e civili.
Custodito da millenni nel cuore della Bibbia, il libro del profeta Isaia è un esercizio prezioso per cominciare o ricominciare a sperare dopo le distruzioni, le rovine, i lutti e le false consolazioni. Per affrancarsi dai sacrifici inutili e sciocchi, per sgomberare il campo dall’idea errata di un Dio affamato di sacrifici, che agisce dentro la logica economica del dare e dell’avere.
Tutti i profeti sono potatura, concime, sarchiatura, mietitura, raccolto, vendemmia, dello spirito e quindi della vita. Non sono equilibrati, né tantomeno politicamente corretti e prudenti. Sono sempre di parte, esagerati, eccessivi.
L’unico modo che essi hanno di amare il loro popolo è non attenuare la forza radicale ed eccessiva della parola. Il buon senso e la moderazione sono virtù delle istituzioni, non dei profeti. Ma senza l’eccesso e l’imprudenza dei profeti, le istituzioni e l’economia diventano tristi uffici di burocrati, il potere solo sopruso, i poveri non si vedono più e restano abbandonati nelle periferie. Con la loro voce, i profeti fanno vedere ciò che i potenti non riescono, o non vogliono, più guardare.
SOMMARIO
Introduzione. Il non-idolo di Dio. I suoni e i colori delle parole. Come lanterne nell’attesa. Custodi del buon seme. Il nome del bambino. L’abbaglio dei fuochi fatui. È la fine che ci salva. Il giorno dei figli. La fraternità del Sabato santo. La profezia della focaccia d’uva. I dialoghi della notte e dell’aurora. La sofferenza degli occhi impotenti. Chi crede saprà aspettare. La maledizione dei profeti ruffiani. La Laudato sii del profeta. La libertà delle mani scosse. La sovranità perfetta dell’idolo. L’abbraccio dell’angelo terrestre. Le consolazioni della profezia. Il segno di Adamo. La maledizione delle risorse. La vocazione del secondo giorno. Le ferite feconde del nuovo parto. Il necessario è troppo poco. Quel fiore del male che salva. Altri angeli sulla stessa grotta. La benedizione dell’acino salvato. Perché la notte non è infinita. Bibliografia.
Le nostre società stanno naufragando verso una condizione umana senza gioia, all'origine della quale è anche la grande illusione che il mercato, o l'impresa burocratica e gerarchica, ci potesse regalare una buona convivenza senza dolore, ci facesse incontrare un altro che non ci ferisse, che non combattesse ma semplicemente scambiasse innocuamente con noi. Le tante esperienze di economia sociale, civile, di comunione, di ieri e di oggi, ci dicono questo: il mercato può diventare luogo di vero incontro con l'altro purché si apra alla gratuità, purché non fugga dalla ferita dell'altro. Ci sono un'immagine e un'intuizione all'origine di questo testo: l'immagine e il combattimento di Giacobbe con l'angelo narrato dal libro della Genesi, e l'intuizione correlata è l'indissolubile legame presente in ogni autentico rapporto umano tra "ferita" e "benedizione" Un tentativo autorevole e originale per comprendere qualche dinamica meno visibile delle cause della crisi epocale che stiamo attraversando - che è una crisi essenzialmente delle relazioni umane - e aprire un coraggioso e appassionante discorso di futuro.
Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l'ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere. Il libro biblico è stato scritto in Israele durante la conquista greca, quando un grande impero stava imponendo la sua lingua e la sua cultura. Alcuni intellettuali ebrei erano affascinati da quel mondo e dai suoi valori di ricerca della felicità, del profitto, del piacere e della giovinezza. C'era però chi vedeva in quella «globalizzazione» la crisi profonda della cultura d'Israele. Tra questi, Qoélet, la cui meditazione è utilissima anche oggi per chi, in una nuova età di appiattimento dei valori, vuole pensare in profondità la natura del nuovo mondo e dei suoi dogmi. Il libro biblico è il grande confutatore dell'ideologia pelagiana meritocratica - oggi in pieno revival - secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli, mentre il malvagio è sventurato e povero perché colpevole. Qoèlet si rivela così un efficacie antidoto contro la nuova/antica idolatria che sta invadendo, senza trovare resistenza, le imprese, la politica, la società civile e anche alcuni settori delle Chiese.
"La felicità è troppo poco" può essere considerato una serie di note a pie di pagina al "libro" che sta scrivendo il capitalismo del nostro tempo. Note tratte da un ampio lavoro di riflessione qui offerto con uno stile accessibile a un vasto pubblico e rivolte in particolare a chi vuole approfondire il processo di evoluzione e i radicali cambiamenti subiti dalla nostra società, oggi profondamente diversa rispetto a quella capitalista del XX secolo. Testi più o meno brevi, declinazioni e approfondimenti di alcune parole al centro della qualità della nostra vita in comune: reciprocità, piante, dono, mercato, diseguaglianza, merito, emozioni, scuola, incentivi, management, impresa, utopia, famiglia, festa, virtù, e ancora della "Laudato Si'" di Papa Francesco, ambiente, giustizia, povertà, profezia, resurrezione. Per provare, insieme, a ripartire.
La capacità individuale e collettiva di trovare soluzioni ad alcune delle patologie tipiche delle Organizzazioni a Movente ideale. Nelle Organizzazioni a Movente Ideale, religiose e laiche, un elemento cruciale è il rapporto tra i fondatori, gli ideali e i membri delle comunità o organizzazioni. In tale rapporto, identitario e necessario, si nascondono insidie che diventano spesso delle vere e proprie malattie. È il caso, ad esempio, della produzione ideologica che si sviluppa necessariamente attorno all'ideale originario, fino a soffocarlo, se non si ha il coraggio di iniziare un doloroso processo di separazione dell'ideologia dall'ideale. Malattie di tal sorta possono risultare molto gravi, perché in genere non sono percepite come patologie ma come salute. Bruni propone l'auto-sovversione - intesa come capacità, individuale e collettiva, di criticare e sfidare le proprie certezze passate e rimettersi in cammino poveri e liberi - come cura preventiva o antidoto di molte delle patologie tipiche delle Organizzazioni a Movente Ideale.
Una persona giusta, integra e retta viene colpita, nel pieno della felicità e senza alcuna spiegazione, da una grande sventura. Il filo rosso che attraversa il Libro di Giobbe ci ricorda che la vita è molto più complessa delle nostre convinzioni meritocratiche e ci invita ad abbandonare una visione «retributiva» della fede - centrale anche nell'etica del capitalismo - portata a considerare la ricchezza e la felicità come premi per una vita giusta. In questo senso, la storia biblica è un insegnamento non solo sulla sventura del giusto, ma anche sul senso dell'esistenza umana.