Le sentenze parlano chiaro: un ambiente politico largamente inquinato, settori della società civile degradati, amministratori fortemente collusi, esercenti condizionati, una presenza accentuata di malavitosi. In questo contesto la parrocchia palermitana di Brancaccio era diventata una nicchia di legalità mal sopportata dalla mafia. In quel contesto padre Pino Puglisi si era trovato a vivere. Qui aveva portato la sua chiesa in prima linea nella promozione umana, ma il suo impegno ha sfidato la mafia, che non ha esitato a ucciderlo barbaramente.
Che cos'è cambiato dopo la morte di don Pino Puglisi, detto "padre", ucciso a Palermo da Cosa nostra il 15 settembre 1993 per il suo impegno evangelico e sociale? Il primo martire della Chiesa eliminato dalla mafia e proclamato beato nel 2013 ha lasciato una sfida da raccogliere: l'elaborazione di una pastorale più vicina agli ultimi e capace di fronteggiare i fenomeni mafiosi, soprattutto quelli di natura culturale. Dalle parole di condanna di Giovanni Paolo II a quelle di scomunica di papa Francesco si è realmente passati, nella Chiesa, "dalle parole ai fatti"? I sacerdoti e le comunità cristiane sanno come comportarsi in modo evangelico di fronte alla prepotenza mafiosa? Esistono esempi di buone pratiche cristiane, che potrebbero essere riprodotte in contesti simili?
"Da sempre, da quando l'uomo ha preso coscienza della sua esistenza, si è chiesto: "Qual è il valore ed il senso della mia esistenza? La mia vita ha un senso? Cioè: lo ha da prima, glielo do io, lo danno gli altri? Qual è il senso, eventualmente, di questa vita?". In fondo la maniera migliore per dimenticare le nostre preoccupazioni consiste nel darsi agli altri. La forma più sicura per ottenere la gioia e la pace, è quella di fare qualcosa per gli altri. E questo può deciderlo solo il singolo. L'uomo è libero di costruirsi il proprio futuro. Sta a lui arricchirlo o deformarlo. La gioia proviene dal dare e condividere, non già dall'accumulare e sfruttare. Non è in fondo l'avere, il possedere, il successo, che dà felicità all'uomo, senso e pienezza di vita all'uomo. È invece l'essere... Tutto quello che, invece, quando noi lo diamo agli altri, diminuisce per noi, allora non merita che noi lo facciamo diventare oggetto principale delle nostre preoccupazioni: il denaro, le ricchezze, il successo, se noi li diamo agli altri diminuiscono per noi. Mentre l'amore, la fede, tutte quelle cose che invece appartengono all'ordine spirituale, quanto più ne diamo agli altri, tanto più amiamo gli altri, tanto più cresciamo noi nell'amore, cresce l'amore dentro di noi" .
Si può testimoniare di un prete che la Chiesa cattolica proclama "beato" senza cedere alla retorica, alla falsificazione storica, al buonismo" interpretativo? I tre autori di questo libro ci provano: hanno conosciuto don Pino Puglisi (ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993) e hanno scritto di lui in diverse occasioni. Nella prima e nella quarta parte Francesco Palazzo ricostruisce i tre anni di don Puglisi a Brancaccio, con qualche cenno a quanto accaduto dopo. Traccia inoltre una storia recente, sino all'arrivo di don Pino, della parrocchia di S. Gaetano e del quartiere. Nella seconda parte Augusto Cavadi riflette sul significato teologico e filosofico di questo martirio evidenziando soprattutto come esso costituisca la spia eloquente di una comunità ecclesiale spesso indifferente. Nella terza parte Rosaria Cascio ricostruisce la metodologia pastorale di don Pino alla luce della sua formazione teologica e psicologica e delle diverse esperienze nel corso della sua generosa esistenza.
Il volume è impreziosito dalle testimonianze di don Francesco Michele Stabile e di Salvo Palazzolo.