È ancora molto diffusa l'abitudine di liquidare lo scetticismo con qualche battuta, normalmente sottolineando quali indesiderate conseguenze pratiche seguirebbero dall'abbracciare questa posizione. Eppure questo antico punto di vista è tornato prepotentemente alla ribalta nell'ambito della riflessione filosofica contemporanea. Il principale elemento di novità è che oggi non viene più proposto come una posizione filosofica abbracciata da qualcuno e sbrigativamente accantonabile a causa della sua invivibilità, ma come un inquietante paradosso, che mostra in che modo non abbiamo nessuna delle conoscenze che normalmente riteniamo di avere riguardo agli oggetti fisici intorno a noi. Porre il problema dello scetticismo sotto forma di paradosso ha il merito di mettere in evidenza le reali ragioni per cui lo scetticismo è interessante da un punto di vista filosofico, pur ammettendo che risulti poco concreto sia sul piano pratico generale sia su quello delle nostre prassi teoriche ordinarie. In questo volume si ripercorrono le due correnti filosofiche principali che fanno riferimento allo scetticismo: quella sostenuta da Cartesio e quella teorizzata da Hume. In entrambi i casi, il paradosso scettico solleva questioni cruciali che attengono alla comprensione di aspetti fondamentali della nostra vita cognitiva.
Questo libro investiga il concetto di relativismo e i molti relativismi esistenti, dal relativismo culturale a quello linguistico, concettuale, etico o conoscitivo. Si tratta di un'idea in primo luogo filosofica, ma che in tempi diversi ha interessato il campo delle più varie scienze umane, dalla linguistica all'antropologia, e che oggi si trova al centro dell'acceso dibattito tra laici e credenti. Ma perché affannarsi sul relativismo? Qual è la posta in gioco? Nel dibattito tra realismo e relativismo, ciò che è in discussione è la comprensione del nostro rapporto con la realtà e, in particolare, del ruolo delle nostre menti rispetto a essa. La questione non è di poco conto e comporta conseguenze di ampissima portata: una volta scalzata l'idea che vi possa essere un punto di vista privilegiato sulla realtà, ovvero affermata la tesi dell'uguale validità dei vari punti di vista, ne segue infatti che ognuno di questi è alla pari di ogni altro. Detto in altri termini, se la mente umana può agire creativamente sulla realtà, per modificarla o plasmarla, allora ogni possibile sistema di valori risulterà essere una creazione umana e dunque arbitraria e, come tale, non potrà servire per formulare giudizi assoluti. S'impone così la tolleranza, ma se per un verso il relativismo è tollerante, per un altro verso produce contraddizioni difficilmente superabili.
Perché qualcosa può essere falso anche se tutti lo credono vero? Che cosa significa che una conclusione è raggiunta correttamente a partire dalle premesse? È possibile distinguere gli argomenti validi dagli "imbonimenti"? Offrendo esempi tratti dal linguaggio quotidiano, il libro aiuta a familiarizzarsi con le "leggi del pensiero" deduttivo, induttivo e abduttivo, non richiede familiarità con la logica formale, di cui però introduce alcune nozioni base, ed è corredato da brevi excursus di antropologia, storia della logica e scienze cognitive.