La missione era nata da subito all'insegna dell'ipocrisia: «Siamo intervenuti in difesa di un alleato NATO dopo l'11 settembre», mentirono i politici. L'attacco all'Afghanistan fu invece parte dell'operazione Enduring Freedom, a iniziativa americana, non autorizzata dall'ONU. La NATO subentrò solo più tardi. Spedendo i primi soldati fuori da Kabul, in zona di combattimenti, nel 2003, il ministro della Difesa dell'epoca dichiarò: «È una missione a rischio, ma le sue finalità sono comunque di peace-keeping». In realtà già da fine 2001 i piloti del gruppo Lupi Grigi decollati dalla portaerei Garibaldi erano impegnati nelle missioni di bombardamento sull'Afghanistan insieme agli aerei americani: ne compirono 278. Non c'era pace da mantenere laggiù, lo dimostra anche l'esistenza di una unità come la Task Force 45, formata dall'élite delle forze speciali italiane, quotidianamente impegnata in azioni di combattimento, ma la cui esistenza all'inizio non era nemmeno ammessa dal governo. Numerosi 'operatori' della fantomatica TF-45 raccontano nei particolari le operazioni di guerra, portate a termine spesso senza poter contare sul supporto degli aerei italiani. In vent'anni di intervento la guerra ha portato con sé corruzione, ruberie, appetiti economici, tradimenti. E il bilancio è uno solo: la situazione in Afghanistan è peggiorata.
Adolf Hitler, il movimento nazionalsocialista, e il rapporto di questo con il bolscevismo sono qui rivisitati alla luce del pensiero delle emozioni. Attraverso la rilettura di "Essere e Tempo" di Martin Heidegger e approfondita ricognizione dell'opera di Ernst Nolte, si individua nella "paura" e, più in profondità, nella "angoscia" di fronte al "nulla" l'emozione fondamentale che improntò di sé quel movimento politico e un'intera epoca. Si coglie così lo stretto rapporto filosofico tra il pensiero di Heidegger e il nazionalsocialismo e il significato filosofico della guerra civile europea. Attraverso questa chiave si giunge a una comprensione originale del perché Hitler è ancora, per la Germania e per l'Europa, un "passato che non passa" e in quale senso l'Olocausto rappresenta davvero un crimine "unico" contro l'uomo. Prefazione di Ernst Nolte.