La storia è sempre stato uno dei temi più discussi nel contesto del movimento fenomenologico. In questo volume si presentano due importanti testi che l'affrontano: uno scritto di Husserl per la prosecuzione de La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale in cui si esamina il metodo storiografico alla luce dell'approccio fenomenologico; e un saggio di Jacob Klein sul modo in cui il metodo fenomenologico può contribuire allo studio della storia della scienza nella sua transizione dall'epoca greca antica a quella europea moderna. Le due traduzioni sono introdotte da due saggi originali rispettivamente di Daniele De Santis e Danilo Manca che le contestualizzano e discutono.
La questione di Dio, apparentemente non centrale nelle analisi di Edmund Husserl, si mostra, in realtà, come l'immancabile punto d'arrivo di numerose sue indagini sul "senso" dell'umano, sui legami intersoggettivi resi possibili dall'entropatia, sui conseguenti vincoli comunitari di carattere etico e sulle produzioni culturali, dalla filosofia alle scienze e alla teologia. In un serrato colloquio con i filosofi dell'Età Moderna, Cartesio e Leibniz, ma anche, alla lontana, con quelli del Medioevo, Agostino e Tommaso, la ricerca sul divino assume un'importanza sempre più palese soprattutto nei manoscritti del fenomenologo. La curatrice segue qui lo svolgimento di questo argomento, traducendo e commentando alcuni testi husserliani relativi al Dio dei filosofi, al Dio dei teologi e al Dio della fede, che culminano con una profonda meditazione sulla preghiera.
Nei manoscritti pubblicati nel volume XLII della raccolta Husserliana e qui tradotti, Edmund Husserl sviluppa una fenomenologia delle esperienze "limite" della coscienza: nascita, morte, sonno, inconscio. Lo Husserl maturo ci propone di ripensare i concetti di limite e confine scandagliando l'oscurità della coscienza e, al tempo stesso, il carattere generativo e originario delle dinamiche costitutive del soggetto, svelando un potenziale inedito della fenomenologia. L'inconscio è messo in relazione non più soltanto con l'associazione e la fantasia, ma anche con la temporalità della coscienza, facendoci guadagnare un nuovo senso dell'immortalità dell'Io trascendentale: quest'ultima diventa il passaggio continuo dal sonno alla veglia, in cui la coscienza costituisce, sempre di nuovo, se stessa.
Le "Meditazioni Cartesiane" riprendono il corso di quelle "Meditationes de Prima Philosophia" con cui René Descartes ha di fatto inaugurato la moderna filosofia della soggettività. Edmund Husserl adotta però il suo metodo fenomenologico, andando alla datità stessa delle cose per trovare un fondamento assoluto: la datità dell'io che medita e fa esperienza. Da qui si sviluppa il corso della quinta Meditazione Cartesiana, a ragione considerata uno dei vertici della produzione filosofica di ogni tempo: il tentativo di rendere conto dell'estraneo a partire da noi stessi, e del corpo dell'altro a partire dal nostro.
Il volume contiene il testo completo delle lezioni tenute da Husserl nel 1906/07 a Gottinga sul tema "Einleitung in die Logik und Erkenntnistheorie": le prime che il filosofo tiene in qualità di professore ordinario. Le lezioni si collocano esattamente a metà del periodo di 'silenzio' intercorso tra la pubblicazione delle Ricerche logiche e l'uscita del primo volume delle Idee. La loro importanza decisiva risiede nel fatto che Husserl presenta qui per la prima volta in modo esplicito il metodo dell'epoche e della riduzione fenomenologia in funzione critico-conoscitiva. Pertanto, la traduzione di queste lezioni costituisce un tassello fondamentale per la ricostruzione della genesi del metodo fenomenologia e per la chiarificazione della teoria husserliana della conoscenza nei suoi rapporti con la logica e con la matura elaborazione fenomenologica.
Edmund Husserl (1859-1938), tra i più importanti filosofi del Novecento, è stato il fondatore della tradizione fenomenologica. In questa stessa collana ricordiamo: Lezioni sulla sintesi passiva (2016); Meditazioni cartesiane e Lezioni parigine (2017).
La Einleitung in die Ethik raccoglie le fortunate lezioni tenute da Edmund Husserl all’Università di Friburgo nel 1920 e nel 1924, frutto di una lunga riflessione del fondatore della fenomenologia su etica e morale. Attraverso un confronto serrato con i maggiori filosofi della tradizione occidentale, dagli antichi greci a Thomas Hobbes e ai moralisti inglesi, e mediante un’articolata analisi dei testi centrali di David Hume e Immanuel Kant, Husserl si misura con uno dei tentativi più originali del pensiero moderno: fondare in maniera sistematica un’etica scientifica e rigorosa.
Tra l'estate e l'inverno del 1896, Edmund Husserl tiene all'università di Halle il ciclo di lezioni che segna il passaggio decisivo della sua riflessione filosofica: alla ricerca del fondamento per una nuova teoria della conoscenza, Husserl confuta lo psicologismo che aveva dominato la seconda metà dell'Ottocento, proponendo un nuovo modello epistemologico. È la svolta che lo porta a ridefinire il concetto stesso di "significato" come atto intenzionale, nel tentativo di ricomporre la frattura tra il soggetto e le leggi immutabili della logica, e tra la fissità di queste ultime e la varietà inesauribile del linguaggio. Dalle lezioni di Halle prenderanno avvio le "Ricerche logiche" e, con loro, la fenomenologia, momento aurorale della riflessione filosofica del Novecento, destinata a riverberare la propria luce lungo tutto il secolo e oltre. A queste pagine attingeranno alcuni tra i pensatori più influenti della cultura contemporanea, da Heidegger a Lowith, da Sartre a Merleau-Ponty, inaugurando un nuovo modello filosofico che trova nel dubbio, nella coscienza, nel rigore e nell'inesausta tensione a immergersi nel mondo le sue coordinate e la sua urgenza. Il Saggiatore ripropone, nella storica edizione curata da Giovanni Piana, un testo che da oltre un secolo rimane tra i più influenti e decisivi per la filosofia e la scienza, avendo accolto e rilanciato la sfida più ambiziosa che accomuna entrambe: la verità.
Le "Meditazioni cartesiane", ampliamento delle "Lezioni parigine" tenute da Husserl il 23 e 25 febbraio 1929 alla Sorbonne, rappresentano un vertice dell'elaborazione della fenomenologia trascendentale e rendono possibile afferrare l'articolazione sistematica che unisce in una totalità coerente le analisi specifiche condotte da Husserl. Esse, delineando l'intero arco delle ricerche fenomenologiche, indicano con chiarezza le stratificazioni dell'esperienza e fanno emergere gli intrecci tra questioni apparentemente diverse, come i piani di fondazione dei problemi filosofici da un punto di vista fenomcnologico-trascendentale. Vengono così presentati nel loro nesso unitario i problemi della percezione, delle oggettualità ideali, la questione teleologica, gli strati che costituiscono la vita egologica, il rapporto tra passività e attività e, infine, il tema dell'alterità e della costituzione intersoggettiva. In questo modo le Meditazioni cartesiane offrono il quadro d'insieme che collega le singole ricerche e permettono di cogliere l'unità del progetto fenomenologico nelle sue autentiche ambizioni filosofiche.