"Il nuovo non è nient'altro che l'antico caduto nell'oblio e riscoperto". Questa formula manifesta piena verità nel caso di Giorgio La Pira e di questo suo scritto sulla persona umana: attraverso intuizioni e concetti di un'antica e solida tradizione siamo portati davanti a prospettive nuove e nuove applicazioni. Ciò è ancora più chiaro adesso che la questione dell'uomo e il problema antropologico sono diventati onnipresenti. Spiega Vittorio Possenti nella sua Introduzione: "Già nei primi anni '40 questo volume aveva colto con acutezza la centralità moderna della 'questione antropologica' che già allora esisteva, ma che solo vari decenni dopo assunse tale nome. Economia, diritto, cultura, politica, tecnica, bioetica e biopolitica dipendono da determinate concezioni dell'uomo: sono i grandi snodi della vita contemporanea in cui il tema della persona umana è sempre in questione". Per questo ha senso, alla vigilia del 2010, ripubblicare un testo ormai da decenni irreperibile, steso di fronte a un contesto socio-politico ben diverso dall'attuale, perché La Pira individua coordinate essenziali che vanno oltre le congiunture e toccano nuclei permanenti: lui stesso ne è consapevole.
Il volume riporta il testo originale di un commento ad un saggio di Giorgio La Pira apparso sulla rivista "Cronache sociali", pubblicazione edita a Roma negli anni 1947-1951 e animata da importanti collaborazioni, come quelle di Giuseppe Rossetti, Amintore Fanfani, Giuseppe Lazzati e dello stesso La Pira.
Il Concilio Vaticano II,la pace internazionale,la minaccia nucleare,i rapporti della Santa Sede con Stati Uniti e Unione Sovietica, il ruolo e il rilievo di Amintore Fanfani nella politica italiana e internazionale, l’apertura verso il mondo mediterraneo,la decolonizzazione,il conflitto arabo-israeliano… questi alcuni dei temi principali che percorrono la presente raccolta di lettere del sindaco di Firenze Giorgio La Pira a Giovanni XXIII dal 1958 al 1963.Si tratta di documenti di notevole valore storico che consentono al lettore di spaziare nel panorama della situazione politica e religiosa italiana e internazionale nel periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.Ma la loro importanza non si ferma qui: le lettere consentono di scorgere, come in filigrana, lo slancio, il fervore e la passione per l’uomo del servo di Dio Giorgio La Pira.Si tratta di una specie di diario,concreto e spirituale,di La Pira,connesso a eventi,viaggi, fatti,soprattutto alla lettura della vicenda di quegli anni e alle prospettive per il futuro dell’Italia,della Chiesa e del mondo.La Pira sente imminente una svolta storica,che conduca fuori il mondo dalla situazione congelata e bloccata del tempo della guerra fredda.Le scelte del papa confermano questo suo sentire: per lui Giovanni XXIII è il protagonista di questa nuova stagione.
LE LETTERE DI GIORGIO LA PIRA A GIOVANNI XXIII. UNO SPACCATO DELL’ITALIA E DEL MONDO A CAVALLO TRA GLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA.
CURATORI
Augusto D’angeloinsegna Storia dei Partiti nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma «La Sapienza». Si è occupato di storia religiosa affrontando tematiche relative all’episcopato, al clero e alle congregazioni. Negli ultimi anni si è dedicato alla ricerca sul rapporto tra potere politico e autorità religiosa con diversi contributi e con i volumi De Gasperi, le destre e l’«operazione Sturzo» (2002); Moro, i vescovi e l’apertura a sinistra (2005). Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Don Andrea Santoro. Un prete tra Roma e l’Oriente (2006) e, in collaborazione con Michela Carrozzino,Quelle di nessuno(2008).
Andrea Riccardi ordinario di Storia contemporanea presso la Terza Università degli Studi di Roma, studioso della Chiesa in età moderna e contemporanea e fondatore, nel 1968, della Comunità di Sant’Egidio, è una delle voci laiche più autorevoli del panorama religioso internazionale. Parecchi dei suoi studi vertono sul tema del rapporto fra mondi religiosi differenti e sulla coabitazione fra essi, in particolare nell’area mediterranea tra il XIX e il XX secolo.Numerose le pubblicazioni,tra cui, per le Edizioni San Paolo: Le politiche della Chiesa (1997), Sant’Egidio, Roma e il mondo (1997),Vescovi d’Italia (2000),Dio non ha paura (20032),La pace preventiva (2004).
Novanta colloqui con la povera gente alla Messa di Badia negli anni 1958-1963: una documentazione inedita della straordinaria personalità di La Pira.
Ristampa dei fascicoli usciti tra il gennaio del 1939 e il febbraio del 1940 (soppressi dal fascismo). Un grande documento sul contributo dei cattolici alla resistenza.
Ristampa anastatica dell'opera basilare di La Pira sui fondamenti della più alta democrazia, cristianamente ispirata, con una nuova presentazione di Fabrizio Fabbrini.
Questo libro raccoglie scritti e discorsi di Giorgio La Pira datati 1965-1977, anno della sua morte. Una selezione sufficiente per valutare l'intero arco del suo pensiero e della sua esperienza politica. Un'avvertenza è d'obbligo: questi testi sono stati pensati e composti nel contesto della divisione del mondo in due blocchi e della conseguente "guerra fredda" che provocò la corsa al riarmo atomico. Il proclamato e praticato ateismo di Stato nei paesi del "socialismo reale" coinvolse nella spaccatura del mondo in due anche la libertà religiosa. Soprattutto in Occidente ciò valse a costruire ulteriori muri. In questo scenario apocalittico, una voce si leva, spesso solitaria, sempre chiarissima e coerente: quella di La Pira. La sua visione profetica della storia lo induce, ovunque, a costruire ponti, mai ad elevare barriere. Nell'impossibilità della guerra - egli affermava, con un ragionamento che ai fautori del riarmo dava molto fastidio - bisogna costruire la pace, la quale per essere tale richiede rispetto delle diversità, giustizia sociale all'interno delle nazioni, solidarietà, anche economica, tra i popoli. E in base a questo principio, da uomo libero qual era, superò le maglie diplomatiche per tessere una rete di rapporti personali ed epistolari coi "potenti" della terra riscontrando in tanti attenzione, stima, rispetto.