Non si tratta dell'ennesimo libro sulla crisi, bensì del primo che esamina il "dibattito sulla crisi" fra i diversi economisti. Dopo più di tre anni dall'insolvenza dei mutui subprime in Usa nell'estate del 2007, è giunto il momento di tirare le somme sulle cose che si sono dette a proposito della genesi di questa crisi tremenda, che sembra non volersi ancora ritirare del tutto. Le conseguenze in termini economici e sociali verranno avvertite ancora per qualche anno. Vengono messe a confronto e criticate, con linguaggio chiaro e divulgativo, senza peraltro rinunciare al rigore scientifico, le diverse tesi maturate in questi anni sulle cause della crisi e viene smascherata e indicata come menzognera la tesi dominante che vuol dare tutta la colpa alla "finanza" a danno dell'"economia reale". Tesi troppo comoda per chi vuole allontanare da sé ogni responsabilità. In realtà questa crisi ha le sue radici proprio nell'economia reale, nell'avidità delle imprese, negli orientamenti della politica mondiale emersi negli anni '80, politica volta a umiliare il lavoro e a esaltare i profitti in tutti i settori economici.
«Durante tutto il decennio (1919-1929) .... salari, stipendi e prezzi erano rimasti tutti relativamente stabili, in ogni caso non avevano subito un apprezzabile aumento. Di conseguenza ... i profitti erano aumentati. Tali profitti sostenevano le spese dei ricchi e inoltre alimentavano, almeno in parte, le speranze che erano dietro al boom del mercato azionario. Soprattutto essi incoraggiavano un livello molto elevato di investimenti in beni capitali. ... Quindi tutto ciò che interrompeva il flusso degli investimenti poteva causare dei guai ... perché non ci si sarebbe potuto aspettare automaticamente una compensazione mediante un incremento delle spese di consumo».
All'economia i soliti panni di scienza triste stanno stretti: in questo libro si presenta invece come una disciplina affascinante, suggestiva, così ricca di implicazioni da incontrare, spesso, il campo della filosofia, della matematica, della politica, della morale. Questa nuova veste dell'economia è dovuta anche allo stile appassionato dell'autore, che in forma di dialogo intraprende un'agile carrellata, rivolta a un ampio pubblico, sull'evoluzione del pensiero economico dal mercantilismo all'euro, soffermandosi con acuto spirito divulgativo sui grandi uomini che hanno fatto dell'economia una scienza illustre, come Quesnay, Smith, Ricardo, Malthus, Mill, Marx, Keynes.