Il volume presenta due delle prime opere di Leibniz, fra le pochissime che egli pubblicò in vita: la tesi per il conseguimento del titolo di "Magister Pbilosophiae" (1664) e la dissertazione dottorale in legge (1667). La prima opera, "Saggio di questioni filosofiche estratte dalla giurisprudenza", origina dalla convinzione, alquanto insolita per l'epoca, che la giurisprudenza senza la guida della filosofia "sarebbe un labirinto inestricabile". Le questioni, esaminate con stupefacente acume, includono un ventaglio di argomenti che si irraggiano enciclopedicamente dalla logica alla metafisica attraverso matematica, fisica, fisiologia e zoologia. Nella seconda opera, "Discussione inaugurale sui casi perplessi in diritto", Leibniz sviluppa una dettagliata analisi logica e giurisprudenziale intorno ai casi, come diremmo oggi, difficili da sciogliere, a sostegno della tesi, anch'essa all'epoca insolita, che ogni caso deve trovare la sua soluzione all'interno del diritto. Le analisi proposte e le tesi sostenute in entrambe le opere sono illustrate e testate su un ampio repertorio di esempi, molti dei quali possono essere interessanti anche per i giuristi contemporanei. Il volume consta inoltre di due saggi introduttivi, note di commento al testo, nonché di una appendice bio-bibliografica relativa agli autori citati da Leibniz nelle due opere.
Tra i testi inediti di Leibniz, i dialoghi sono numerosi e godono del privilegio di essere tra gli scritti più compiuti: tra i dialoghi prevalentemente filosofici si segnalano una prima teodicea composta all'età di 26 anni; i brevi ma intensi scritti apologetici; la narrazione di un tempestoso incontro tra un eremita e un uomo di corte.
I "Saggi di teodicea", pubblicati anonimi nel 1710, presso l'editore Troyel di Amsterdam, sono l'opera filosofica di più ampio respiro che Leibniz abbia scritto. Essi contengono la dottrina leibniziana della teodicea (giustificazione di Dio rispetto allo scandalo del male), e hanno quindi per oggetto la tradizionale questione della necessità e della libertà in rapporto al problema dell'origine e del senso del male.