La dura disamina dello stato della fede cristiana in Italia e in Occidente.
La critica di una fede ammorbata dal clericalismo vaticano e dal materialismo marxista.
Per un rinnovamento della religiosità attraverso la laicità dello Stato e una "religione civile".
Nel pensiero di Giuseppe Mazzini (1805-1872), la religione occupa un posto centrale ed è strettamente legata, tramite il disegno provvidenziale, alla lotta politica per l’Unità d'Italia.
La sua concezione religiosa e la sua profonda spiritualità emergono con chiarezza nei quattro saggi proposti in questo volume, risalenti al periodo 1832-1870, che sostanzialmente racchiude l'intero arco della sua vita attiva.
Vi emergono con chiarezza molti temi chiave del pensiero mazziniano: la critica del papato, che ostacola l'unificazione e l'indipendenza della nazione oltre che l'emancipazione civile e religiosa del popolo; lo stretto nesso tra religione e politica e, contemporaneamente, la distinzione tra potere politico e potere spirituale; gli ideali democratici e repubblicani, la religione del Progresso...
Andrea Panerini (1983), laureato in Storia contemporanea, studia presso la Facoltà valdese di Teologia a Roma in vista del ministero pastorale. Ha pubblicato numerosi volumi di saggistica e di poesia, tra cui si segnalano la curatela dell'inedito di Mazzini L'Italia, l'Austria e il Papa (2005) e la silloge poetica Litanie arabe (2010), entrambi pubblicati da La Bancarella di Piombino (Li).
Un’affermata political theorist, Nadia Urbinati, e uno studioso di Relazioni internazionali, Stefano Recchia, hanno raccolto in questo volume i lavori fondamentali di Giuseppe Mazzini, che affrontò con incredibile lungimiranza temi quali la democrazia e l’autodeterminazione dei popoli. Secondo gli autori, l’originalità del pensiero di Mazzini fa sì che la sua importanza sia comparabile a quella di altre fondamentali figure politiche dell’Ottocento come Bakunin, Marx, John Stuart Mill, Tocqueville e Herzen. Precursore dell’idea di un’Europa unita, fu un geniale testimone e interprete delle passioni politiche che animarono il XIX secolo, e uno dei personaggi più carismatici e controversi del Risorgimento italiano. Gli scritti raccolti ne Il futuro delle nazioni confermano la grande modernità della sua visione filosofico-politica, in cui viene mostrato come l’aspirazione universale alla libertà degli esseri umani, l’eguaglianza e la pace possano realizzarsi solo attraverso una visione del mondo basata sul pacifismo e sulla liberal-democrazia, tra nazioni indipendenti che abbiano sviluppato al loro interno istituzioni democratiche.
Questo volume presenta oltre 400 lettere inedite scritte da Giuseppe Mazzini alla sua amica e collaboratrice Katherine Hill, al di lei marito, lo scultore romano ed esiliato politico Angelo Bezzi, e ad altri italiani residenti a Londra. La corrispondenza ha inizio nel 1841, quattro anni dopo l'arrivo di Mazzini a Londra, e si conclude nel 1871, pochi mesi prima della sua morte. Le lettere illuminano le idee, la politica e la personalità di Mazzini per un periodo di trent'anni, durante il quale egli emerse come un personaggio di primo piano sulla scena politica europea.
La libertà non esiste senza uguaglianza, ma non esistono né uguaglianza né libertà senza una profonda coscienza dei doveri a cui tutti siamo chiamati. E così che Mazzini condensa le sue riflessioni e aspirazioni in quell'anno cruciale che è il 1860. La sua è la ricerca ostinata di una via al progresso che coniughi la legittima rivendicazione dei diritti a un senso profondo di appartenenza alla nazione e all'umanità intera, perché "tra l'egoismo e lo schiavo non è che un passo". Audace, rivoluzionario e inascoltato, il pensiero di Mazzini è il pensiero di uno sconfitto, una sconfitta che ha ancora molto da dire sullo stato nostro Paese.
Dall'agosto 1846 al giugno 1847 Giuseppe Mazzini, esule a Londra, pubblica sul "People's Journal" otto articoli sulla democrazia. Con questi interventi, di cui in Italia è stata pubblicata soltanto la rielaborazione in italiano fatta da Mazzini stesso nel 1852, uno dei "padri" del nostro Risorgimento si inserisce a pieno titolo nel dibattito europeo sulla democrazia, iscrivendo di fatto il proprio nome tra i suoi protagonisti più illustri: Tocqueville, Blanc, Cabet, Proudhon.