«Chi vive in un’isola deve farsi amico il mare», recita un antico proverbio arabo. Così «Israele – scrive David Meghnagi – piccola isola accerchiata da un oceano arabo e islamico». Uno Stato che, per la sua naturale ricchezza e per le sfide continue che ha dovuto fronteggiare fin dalla sua nascita, ha sperimentato, in profondità e con largo anticipo, molti dei problemi con cui l’Europa si sta confrontando oggi, con la crisi dello Stato nazionale, il riemergere dei vecchi particolarismi e il cambiamento demografico indotto dai flussi migratori.
L’autore analizza il conflitto mediorientale attraverso le metafore, le equazioni simboliche che fanno da sfondo a ricostruzioni arbitrarie, i luoghi comuni, le idealizzazioni e le demonizzazioni che caratterizzano il riferirsi allo Stato di Israele e rimandano a questioni irrisolte negli strati profondi della cultura e della psicologia collettiva.
Dal confronto con i testi della tradizione ebraica, le pagine degli scrittori israeliani contemporanei – Amos Oz, Abraham Yehoshua, David Grossman –, le vicende della politica estera e italiana, e della storia personale dell’autore, emerge una lettura nuova e profonda della realtà israeliana capace di trovare soluzioni innovative ai problemi delle società post-globali.
Meghnagi cerca di analizzare l'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah affrontando il tema dell'elaborazione del lutto collettivo attraverso quattro significative figure: quella del politico (Marek Edelman, medico vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia), del testimone (lo scrittore Primo Levi), dell'eretico (Isaac Deutscher, il biografo di Trockij), del sionista convinto (Gershom Scholem). Da angolature diverse e con prospettive diverse essi rappresentano tutti coloro che si sono misurati con il male assoluto. David Meghnagi, Tripoli 1949, è membro ordinario della Società psicoanalitica italiana e dell'International Psychoanalytical Association e professore di psicologia clinica all'Università di Roma III.
Il libro ricostruisce le principali vicende del movimento psicoanalitico italiano e il modo in cui si è andata definendo la sua specifica identità professionale all'interno del più ampio orizzonte psichiatrico e psicoterapeutico. Una particolare attenzione è dedicata all'identità ebraica di Freud e al suo sentimento di appartenenza nella genesi delle sue scoperte e nell'orientamento dato al movimento. L'analisi di interventi, testi teorici di autorevoli interpreti, costituisce inoltre un fondamentale apporto metodologico alla conoscenza dei diversi approcci nella critica psicoanalitica.
Oggetto di indagini isolate o parziali, il problema dei rapporti tra psicoanalisi freudiana ed ebraismo, si è venuto sempre più imponendo come una delle questioni cruciali del nostro tempo. E tuttavia esso continua a essere visualizzato da angolature riduttive, quali possono essere fornite da un approccio di tipo biografico o storico-culturale. Nel rompere con queste impostazioni, David Meghnagi sottopone gli stessi testi freudiani, per portarne alla luce le tracce ebraiche più significative. Muovendo dall'assunto che il criterio dell'osservanza religiosa non è quello decisivo per stabilire l'identificazione ebraica o l'appartenenza all'ebraismo, la diagnosi fa emergere nessi e risvolti utili alla comprensione dell'opera di Freud.