L'entusiasmo attorno alla figura di papa Bergoglio non ha spostato il centro del problema della chiesa cattolica: anzi, lo ha messo ancora più in evidenza proprio attraverso la dedizione spirituale così eloquente e accessibile alla quale il papa s'è dedicato. Nessuno lo diceva: ma alla Chiesa non interessava quel che restava dei record del papato globale o delle ermeneutiche usate per usare il papa. Interessava quel che resta di Dio, nel senso "cristiano" del termine: non un lampadario spento nel cielo della morale, ma Colui la cui veglia desta dal sonno. Nel corso dei secoli il fascino di quella domanda e delle risposte che essa suscita è riesploso intatto, dopo secoli orribili, senza avvisaglie che lasciassero intendere il miglioramento di un clima. Le primavere della chiesa infatti arrivano sempre senza segni premonitori. Ecco perché il disastro di un periodo vicino può oggi essere letto come il migliore preannuncio d'una primavera che per qualcuno è già arrivata "della fine del mondo", o forse dalla fine di un mondo che se sarà sfidato non si arrenderà, se sconfitto non sarà rimpianto.
Il 17 novembre 1962 il nome di Galileo Galilei risuona inaspettatamente nella basilica di San Pietro, divenuta aula del concilio Vaticano II, solennemente aperto da Giovanni XXIII. La citazione, dopo quattro secoli in cui il «caso» ha offerto cornice a innumerevoli dispute e battaglie intellettuali che hanno coinvolto scienza, diritto e teologia, non è astratta o casuale, ma rientra nel vivo delle discussioni sulla rivelazione ed è in stretto rapporto con il timore di una condanna della curia romana al gesuita Teilhard de Chardin, morto nel 1955.
Contrariamente a quanto si è sempre creduto, l'indiretta citazione di Galileo si riduce, con un'abile mossa, alla rievocazione di un celebre e censurato libro del dotto monsignore Pio Paschini. In questo modo il riferimento allo storico caso, per come esso appare nel Vaticano II, ripropone con forza il tema della funzione del magistero nella vita della Chiesa.
Sommario
Premessa. I. I «casi Paschini». II. Galileo e Teilhard. III. Galileo e il De fontibus. IV. Galileo e il De Ecclesia. V. Processo al Sant'Ufficio. VI. Galileo e la Chiesa. VII. Fede e scienza. VIII. Galileo ad Ariccia. IX. Fuochi finali. Note.
Note sull'autore
ALBERTO MELLONI (1959) è ordinario di Storia del cristianesimo all'Università di Modena-Reggio Emilia e titolare della cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace all'Università di Bologna. Allievo di Giuseppe Alberigo, dirige la Fondazione per le Scienze religiose «Giovanni XXIII» di Bologna. Collabora con la Rai e con il Corriere della Sera. Ha lavorato alla Storia del Concilio Vaticano II diretta da Giuseppe Alberigo e ha condotto l'Edizione nazionale dei diari di A.G. Roncalli (Istituto per le scienze religiose, 2003-2008), il Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Il Mulino, 2010) e Cristiani d'Italia. Chiese, società, Stato 1861-2011 (Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, 2011). Per EDB ha curato Sette proposte per il Conclave. Attualità e limiti di un memorandum (2013).
Troppo a lungo si è pensato che per capire il peso del cristianesimo nella storia italiana bastasse parlare dei rapporti Chiesa-Stato o rintracciare le radici del cattolicesimo politico. Anche se è proprio su questo che è cresciuta tutta una storiografia di grande valore, chi oggi si proponga di comprendere il peso dei cristiani come tali nella storia d'Italia non si trova davanti identità astratte, ma una fede concreta che appartiene a luoghi, culture, letture, mode, ideologie diverse e le percorre tutte. Questo saggio si propone di sondare lo spessore storico di questa realtà e mostra come dimensioni trascurate - le forme della devozione o le estetiche del religioso, le culture del nemico e le concezioni del potere - siano decisive per capire gli snodi storici, ecclesiologici e politici dell'Italia, dalla sua unità fino alle cesure che segnano il nostro presente.
Letteralmente "luogo chiuso in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il pontefice", il conclave è un'istituzione quasi millenaria che si immagina caratterizzata per le procedure immutabili e fuori del tempo. Ripercorrendo la storia dell'elezione del papa nelle sue complesse stratificazioni politiche e teologiche, fino alle innovazioni novecentesche del "conclave segreto", Alberto Melloni mostra come quest'assemblea adatti procedure e intenti al bisogno di dare un vescovo a Roma e un pastore alla chiesa universale. Questa nuova edizione è arricchita da un'analisi del conclave del 2005 e da una valutazione storica dell'inatteso gesto di Benedetto XVI, che rinunciando al soglio nel febbraio 2013 ha portato, per la prima volta dopo molti secoli, a un conclave destinato a eleggere il successore di un pontefice ancora vivente.
A tre mesi dalle elezioni del 18 aprile 1948, "Cronache sociali", la rivista di Giuseppe Dossetti, annuncia l'imminente pubblicazione di un volumetto su "Chiesa e politica, gerarchia e partito": quel quaderno speciale non uscirà mai. Oggi sappiamo il perché. Il libro di Alberto Melloni, nel centenario della nascita di Dossetti (13 febbraio 1913), permette di rileggere quello che è insieme un giallo politico e uno spaccato dei problemi che agitano i rapporti fra Chiesa e politica. Gli articoli del quaderno "scomparso", finalmente recuperati grazie al lavoro di riordino del fondo della rivista salvato da Giuseppe Alberigo, si rivelano scritti dirompenti, che affrontano con forza e passione questioni centrali per la vita democratica e per la presenza cattolica nella storia italiana, come il nodo dell'autonomia dei cattolici nella vita pubblica e il fondamento dell'esigenza di militare in un solo partito. Gli autori di questa impresa mancata, molti nemmeno quarantenni, sono convinti che spetti proprio a loro prendersi la responsabilità di dotare l'Italia degli strumenti adeguati per impedire la replica di quel fragile moderatismo, di quel conservatorismo che non era stato capace di impedire il fascismo. A spingerli in questa direzione agisce un solido ragionamento dottrinale e filosofico, in virtù del quale emerge con estrema chiarezza l'urgenza di un partito capace di raccogliere le esigenze cattoliche di rinnovamento.
Mano a mano che passano gli anni, il giudizio sul pontificatodi Giovanni Paolo II diventa più difficile: i coraggiosi gestipubblici e le scelte di politica vaticana si mescolano inevitabilmenteai ricordi e alle nostalgie per una figura storica ereligiosa talmente importante da essere oggetto di un processodi beatificazione rapidissimo.Secondo Alberto Melloni si possono distinguere cinque“perle” fondamentali di Giovanni Paolo II, cinque atti chehanno agito dentro e fuori dalla Chiesa e al di là, forse, dellesue stesse intenzioni. Dalla difesa strenua del Concilio VaticanoII durante l’assise del 1985 alla deplorazionedell’antisemitismo durante un incontro alla sinagoga diRoma nel 1986, dal famoso “mea culpa” nel 2000,all’appello per la pace in occasione dell’attacco americanoin Iraq, fino all’offerta ai fedeli e al mondo intero del propriocorpo malato nelle ultime settimane di vita: tutti momentiche si caratterizzano non per una ragione ideologica maper la capacità narrativa e la forza simbolica che hannosprigionato e che rimarranno impressi nella memoria collettivaper aver segnato profondamente il percorso della Chiesae della società negli ultimi trent’anni.
Nell'aprile del 1963 ai paesi e alle terre che erano stati a un passo dalla guerra atomica nella crisi di Cuba, un papa anziano e malato, Giovanni XXIII, indirizza la sua ultima enciclica, la Pacem in terris: la prima che si sia rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Di questa enciclica, che fu uno dei principali contributi di papa Roncalli al suo concilio, conoscevamo il testo e la portata. In questo volume Alberto Melloni porta alla luce per la prima volta le discussioni che ne hanno accompagnato la redazione, le varianti proposte da coloro con cui il papa lavora a questo documento che prende posizione come mai era accaduto prima sulla dignità della coscienza, sulla distinzione fra movimenti e ideologie, sulla mentalità della ‘guerra giusta’. In una politica che ha alle spalle il muro di Berlino e davanti le tensioni che uccideranno Kennedy e destituiranno Chruščёv, la Pacem in terris interpreta il futuro senza moralismi e cambia il modo di sentire della chiesa e del mondo.
Indice
1. L’11 aprile 1963... – 2. Sfondi – 3. Antefatti – 4. Proposte – 5. Pareri – 6. Explicit - Appendice: I. I documenti di lavoro - II. Sinossi delle redazioni a stampa - Indice dei nomi
Le questioni bioetiche, il dialogo con il mondo ebraico e musulmano, la riforma liturgica, il ruolo stesso della chiesa nella società contemporanea, hanno rappresentato negli ultimi anni il terreno di un confronto, talvolta aspro, tra le diverse "anime" della chiesa italiana. Questo volume - che sintetizza alcuni spunti emersi in un incontro di riflessione promosso da un gruppo di cristiani lo scorso maggio a Firenze - propone una riflessione comune e allargata sulle ragioni fondamentali della vita cristiana oggi, indicando nel Vangelo la migliore risposta al disagio ecclesiale di tanti.
Odo Marquard è tra gli studiosi del Novecento che hanno riflettuto sulla tribunalizzazione della storia, svelandone i meccanismi. Le sentenze del "tribunale della storia" non possono che essere assolutorie per l'umanità nel suo insieme e in realtà svolgono la funzione di liberare gli uomini dal fardello della colpa, esonerandoli da ogni altra riflessione. Con l'Illuminismo l'uomo ha preso il posto di Dio: questo comporta che anziché accusare Dio del male del mondo e mostrarne le compensazioni, l'uomo si accusa e si assolve di un male ormai suo, trovando le vie di fuga. L'estetica, l'antropologia filosofica e la filosofia della storia diventano cosi strumenti per questo irrinunciabile esonero dell'uomo dal ruolo di accusato per definizione. Il secondo Novecento vede le ricadute e le ombre di questo processo nel concreto lavoro storico, all'ombra del grande spartiacque della Shoah e a valle dei processi di Norimberga. Nell'altro saggio che compone il volume, Alberto Melloni racconta come questa dimensione del tribunale della storia sia entrata sempre più profondamente nella pratica storico-critica della seconda metà del secolo scorso. Insidiata dalla memoria e in lotta con essa, la storia è diventata oggetto di leggi non sue: le leggi penali che sono intervenute laddove la fragilità dell'operazione conoscitiva sembrava debole rispetto al male compiuto. Ma anche le leggi della comunicazione mediatica, che hanno reso l'opinione pubblica presenza ingombrante e ineludibile.
La fisionomia intellettuale e spirituale di papa Ratzinger, a dispetto dei semplicismi adulatori e denigratori, è tutta nota. I capisaldi del suo pensiero emergono nella biblioteca di studi, saggi, conferenze che egli aveva già pubblicato prima dell'elezione al soglio pontificio. Al contrario, lo stile di governo di Benedetto XVI rappresenta una incognita sulla quale i primi mesi del pontificato gettano luci diverse rispetto a quelle dell'èra Wojtyla. Nel conclave del 2005 ci sono alcune chiavi di lettura e forse anche un'agenda capace di spiegare lo stile del nuovo papa. Alberto Melloni ci offre un profilo del nuovo papa ripercorrendone l'elezione e l'avvio del pontificato.