Stiamo andando verso una catastrofe simile a quella che ha provocato la scomparsa della vita alla fine dell’era primaria? Alcune specie rare sono sopravvissute e nuove specie sono apparse. L’umanità riuscirà ad evitare il disastro o anch’essa ne rimarrà vittima? Ci troviamo già di fronte al caos. Il caos può essere distruttivo, può essere generativo, ma potrebbe anche essere l’ultima occasione dentro l’ultimo rischio. La crisi che cresce e si amplifica ci condurrà al disastro o al superamento? Queste le tematiche trattate dal filosofo francese in questo suo breve saggio, in cui si che cerca di capire quale sarà il futuro della nostra società e quale la sua salvezza da questa crisi planetaria.
Che rapporti abbiamo con le idee? Non siamo forse capaci di vivere, uccidere o morire per un'idea? Le nostre menti sono totalmente asservite alle idee consolidate? Non possiamo permettere alle idee di ridurci in schiavitù, ma possiamo resistere alle idee solo mediante altre idee. Nel quarto volume del suo Metodo, Morin considera la conoscenza dal punto di vista delle condizioni sociali e culturali che presiedono alla sua formazione, fornendo un'agile introduzione al mondo delle credenze e delle idee.
L'autore ha dedicato gran parte della sua opera ai problemi di una "riforma del pensiero". In questa intervista con l'antropologa Antonella Martini, l'intellettuale francese affronta le questioni centrali che pone alla base delle sue riflessioni sull'umanità e sul mondo: la necessità di una nuova conoscenza che superi la separazione dei saperi presente nella nostra epoca e che sia capace di educare gli educatori a un pensiero della complessità. Oltre all'intervista, questa edizione presenta un saggio di Morin sul "pensiero complesso" e un saggio di Antonella Martini sulla difficoltà di definire in maniera semplice il mondo contemporaneo.
La nascita, in seguito all'olocausto, dello stato di Israele ha dato alla nozione di ebreo un nuovo significato. Sfortunatamente, il conflitto israelo-palestinese ha creato una tragedia di ampiezza planetaria. Per un ebreo, si tratta di scegliere tra sionismo incondizionato e rifiuto della propria religione d'origine? Preso in questo vortice, Morin condanna senza riserve la politica aggressiva di Israele. Una posizione difficile, che gli è costata una citazione in giudizio per "apologia del terrorismo", accusa dalla quale alla fine è stato completamente assolto.
Nel terzo volume del suo "Metodo", Edgar Morin enuclea le domande fondamentali che ci si deve porre se si vuole conoscere le fonti degli errori e delle illusioni. Che cos'è un cervello capace di produrre una mente capace di concepirlo? E che cos'è una mente capace di concepire un cervello che la produce? La ricerca di Morin sulle possibili risposte a questi "paradossi della conoscenza" mette in chiaro come la scoperta delle limitazioni inerenti a ogni forma di sapere costituisca la grande forza, e non la grande debolezza, della conoscenza e dell'umanità contemporanee.
Nel corso della sua storia, l'Europa è stata al centro di una dominazione barbara sul mondo. Ma è stata al tempo stesso all'origine di quelle idee emancipatrici che hanno scalzato tale dominazione: le idee dell'Europa, in particolare quelle della Francia del 1789, sono state riprese dai popoli assoggettati, che hanno costruito la loro lotta a partire da queste. Si tratta dunque di capire la relazione complessa, antagonista e complementare, tra cultura e barbarie, per superare i rischi sempre presenti di nuove e peggiori atrocità. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo devono indurre a una rivendicazione umanista: che la barbarie sia riconosciuta per ciò che è, senza semplificazioni o falsificazioni di alcun tipo. Dobbiamo sapere quello che è realmente accaduto, il lavoro della memoria deve lasciar rifluire verso di noi l'ossessione delle barbarie: asservimenti, colonizzazioni, razzismi, totalitarismi nazista e sovietico. Pensare la barbarie e contribuire a resisterle.
Nel sesto volume del suo Metodo, in un certo senso sintesi dell'intera opera, Edgar Morin prende avvio dalla crisi contemporanea, propriamente occidentale, dell'etica e infine vi ritorna dopo un'analisi al tempo stesso antropologica, storica e filosofica. Se non si può dedurre da un sapere, il dovere ha però bisogno di un sapere, cioè di pensiero e di riflessione. Le buone intenzioni possono indurre a cattive azioni, la volontà morale può avere conseguenze immorali, quel che è giusto fare spesso non è né semplice né evidente, ma incerto e aleatorio: per questo l'etica è complessa.
Gli autori di questo testo si propongono di fornire un metodo, inteso come disciplina di pensiero che aiuti ognuno di noi ad affrontare la complessità della nostra era. Sempre più spesso, infatti, l'aggettivo "complesso" è utilizzato come sinonimo di "inspiegabile" e dietro questo uso improprio del termine si cela una sorta di arrendevolezza, una rinuncia a capire e spiegare. Considerare la complessità come elemento concreto e decifrabile diventa quindi una sfida vitale che richiede una riforma della conoscenza, del pensiero e dell'insegnamento. Di qui la necessità di "educare per l'era planetaria".
Pubblicato la prima volta in Francia nel 1962 "Lo spirito del tempo" è stato il primo studio apparso in Europa sulla cultura di massa. Nelle due parti in cui si articola l'opera Morin analizza forme, contenuti, meccanismi ed effetti della cultura di massa riuscendo a dimostrare come questa non sia solo un nuovo strumento per fughe immaginarie dal mondo, ma anche produzione di precise modalità di partecipazione alla realtà del XX secolo.