"Perché gli esseri umani si fanno le guerre? Quali sono le cause delle rivoluzioni? Cosa spinge l'élite politica di un regime autoritario ad avviare un processo di democratizzazione? Su quali basi gli elettori modificano il proprio comportamento di voto? Perché è finita la stagione dei grandi partiti di massa? L'idea di fondo di questo libro è che siamo in grado di rispondere a tutte queste domande solo attraverso l'analisi comparata". La comparazione diventa, quindi, lo strumento indispensabile con cui esaminare i fenomeni politici che ci circondano e scoprirne le "regolarità". Il volume illustra le definizioni, i concetti e i metodi scientifici più appropriati per studiare e capire la politica; inoltre, approfondisce anche le questioni fondamentali della macropolitica (lo Stato, la nazione, i regimi democratici e non), degli attori (le élite politiche, i partiti, i gruppi d'interesse), delle istituzioni (i governi, i parlamenti, i sistemi elettorali), dei processi decisionali e dei loro effetti sul cittadino. "Capire la politica" è un libro rivolto in particolare agli studenti dei corsi di Scienze politiche e sociali, ma è utile e accessibile a chiunque voglia rispondere a quelle domande affascinanti che tutti ci poniamo in quanto cittadini.
Gli studi di Lipset e Rokkan sulla diffusione delle linee di frattura nell'Europa occidentale hanno sottolineato la centralità che il cleavage di classe ha rivestito nel produrre una sostanziale omogeneità tra le costellazioni partitiche nazionali. Fino agli anni '50, infatti, i livelli di sviluppo economico e i processi di stratificazione sociale che ne sono derivati hanno plasmato le preferenze individuali dirottandole verso una indiscutibile connessione tra classe e partito rappresentata dal confronto liberali/socialdemocratici. Muovendo dal presupposto che i livelli di sviluppo economico possono rappresentare una condizione necessaria ma non sufficiente a produrre effetti sistemici in termini di frattura di classe, questo volume si propone di spiegare le differenze che hanno caratterizzato l'evoluzione degli allineamenti partitici post-comunisti mediante un'analisi di lungo periodo focalizzata sugli effetti prodotti dalla frattura di classe durante il periodo interbellico sotto il profilo strutturale, ideologico e organizzativo. A differenza dei paesi occidentali, dove tale frattura si diffonde in modo omogeneo su tutta l'area interessata, nell'Europa orientale è proprio la diversa distribuzione del cleavage di classe a determinare le differenze attuali tra i sistemi partitici nazionali, favorendo la tradizionale contrapposizione destra/sinistra soltanto in quelle regioni che tra le due guerre hanno sperimentato il conflitto tra operai e datori di lavoro.