Gli studi qui raccolti testimoniano una parte dell'attività di ricerca dell'Autore nell'ambito della filosofia e teologia medievali nell'arco di quasi un decennio. Dal trouvère, poi monaco cisterciense, Elinando di Froidmont, alla mistica e beghina Hadewijch di Anversa, fino ai maestri della Scolastica dei secoli XIII e XIV: Bonaventura da Bagnoregio, Ulrico di Strasburgo, Giovanni Duns Scoto, Gerardo da Bologna, Alessandro di Alessandria, Gerardo da Siena, Pietro Aureolo, Ugolino da Orvieto. I temi più ricorrenti sono quelli connessi alla teoria della conoscenza e alla metateologia. Si potranno, però, trovare anche delle divertite scorribande nell'ambito della mistica, dell'estetica e della teologia sacramentaria, alle quali si aggiunge l'edizione critica di due questioni del Prologo del Commento alle Sentenze del francescano Alessandro di Alessandria dedicate al problema della scientificità della teologia. Chiude il volume un saggio sulla figura del sapere teologico in Bonaventura negli scritti di Marco Arosio.
A seguito del1a "riscoperta di Aristotele in Occidente" , il rapporto theologia-scientia-sapientia christiana è una delle questioni più dibattute nel corso del secolo XIII.
Lo studio di Marco Arosio (t 2009) pone l'accento sul metodo della "scienza" teologica che Bonaventura elabora a partire dagli anni del suo magistero parigino (1250-1257) e che sarà adottato dal Serafico per l'intero arco della propria attività di pensatore francescano: una theologia che accoglie la ragione "scientifica" come modus inquisitivus et perscrutatorius applicato al credibile, affinché possa costituirsi come una tappa dell'iter graduale compiuto dalla fede verso la sapientia, in via, e la visione della gloria, in patria.
Il volume raccoglie una serie di conversazioni con voci prestigiose della cultura contemporanea che rileggono le passioni letterarie del Cardinale. «[...] alle mie Avventure, specchio luminoso delle esigenze più profonde dell'umanità, si affiancano gli Inni di sant'Ambrogio, espressione più alta di una fede che diviene canto del Mistero, e ancora: Dante con la sua opera divina e immortale, la genuina schiettezza di Giovannino Guareschi, Riccardo Bacchelli con la sua umanissima pietas, la paradossale arguzia di Gilbert Keith Chesterton e l'atmosfera hobbit della Terra di Mezzo di John Ronald Reuel Tolkien, per arrivare infine alle singolari e drammatiche profezie di Vladimir Sergeevic Solov'ëv. E non finisce qui: c'è anche una gustosa conversazione con Giacomo Poretti sul proverbiale umorismo del Cardinale» (dalla Presentazione di Pinocchio). Conversazioni con: F. Nembrini, I. Biffi, A. Ghisalberti, A. Guareschi, M. Vitale, G. Spirito, P. Gulisano, V. Possenti, Giacomo Poretti. Postfazione di Matteo Maria Zuppi.
Interventi di A. Di Maio, A. Ghisalberti D. Riserbato, L. Vettorello
Il 31 maggio 2017 presso l’Auditorium dell’Opera San Francesco a Milano si è celebrato il Convegno su Pensiero e attualità di Bonaventura da Bagnoregio a otto secoli dalla nascita (1217–2017), promosso dall’Associazione Benemeriti del Comune e della Provincia di Milano e patrocinato dalla Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (Roma).
Ne vengono ora pubblicati gli Atti in questo volumetto dei cui contenuti le due immagini della scala e dello specchio possiedono una portata altamente rappresentativa. E in effetti la loro potenza icastica simboleggiante l’ascesa e la speculazione ben si prestano a decifrare il senso del percorso tracciato da Bonaventura nel suo itinerario.
A. Di Maio rilegge l’Itinerarium mentis in Deum in chiave umanistica e richiama l’attenzione sui due concetti di itinerario e di speculazione, da cui sviluppa la simbolica della scala e dello specchio. Per A. Ghisalberti la scala diviene sinonimo del viaggio ultramondano compiuto da Dante, mentre lo specchio – e il suo riflesso – lo si ritrova suggestivamente collocato nel suo punto più elevato del percorso: la visione di Dio. Le due immagini compaiono di nuovo, e quasi in filigrana, nel contributo di D. Riserbato: scala e specchio raggiungono qui la loro massima compenetrazione unitiva nella consacrazione della vita per la ricerca e la conoscenza della Verità. Compenetrazione che viene sottolineata ancora da L. Vettorello, secondo il quale la conoscibilità del divino, tema caro al Dottore Serafico, s’inserisce in un contesto più ampio rispetto alla speculazione filosofico-teologica, abbracciando una prospettiva mistica connotata da un chiaro afflato esistenziale.