Il volume raccoglie - per la prima volta in italiano - la summa degli scritti di Tocqueville sulle religioni, con particolare riferimento a quella cristiana. L'autore non dimentica mai il contesto storico, inserendo le proprie considerazioni all'interno di eventi fondamentali della storia moderna: il colonialismo (campagna d'India e di Algeria), la Rivoluzione francese, la Restaurazione, l'evento rivoluzionario del 1848 e la Repubblica romana. Sono presenti anche le riflessioni dell'autore sulla questione della certezza o del dubbio, sul travagliato rapporto tra fede e ragione e sul ruolo che la Chiesa deve ricoprire all'interno degli stati liberali. Tutto ciò è impreziosito da quel celebre metodo comparatistico che ha permesso a Tocqueville, com'è accaduto a pochissimi altri autori, di pennellare un ritratto affascinante tanto dell'America quanto dell'Europa.
Il ventennale carteggio tra Alexis de Tocqueville e Arthur de Gobineau è un documento importante e drammatico, nella storia del pensiero politico contemporaneo. Segnata da un costante quanto leale disaccordo, la discussione tra il teorico della democrazia e il vate del razzismo si dipana lungo i sentieri che conducono al cuore del "moderno" e dei suoi paradigmi ideologici: dal rapporto tra morale, religione e politica, al problema dell'eguaglianza di popoli e nazioni; dal conflitto tra "passioni" e "interessi" alla cruciale "questione della razza". Alla luce delle profonde diversità che contrappongono i due interlocutori, il sodalizio tra Tocqueville e Gobineau appare ancora più singolare: esso attraversa tutta l'esperienza del Secondo Impero francese, resistendo alla sempre più marcata e conflittuale divaricazione tra le opinioni del maestro e quelle del suo "assistente". Altrettanto singolare fu la sorte che toccò ai due pensatori: mentre il razzismo di Gobineau si avviava a compiere, nel secolo successivo, il suo tragico ciclo, diventando dottrina di Stato e metodo di genocidio, la lucida e preveggente analisi dei meccanismi del sistema democratico elaborata da Tocqueville avrebbe conosciuto una lunga fase di oblio, che solo nel secondo Novecento sarebbe stata riscattata da un nuovo interesse scientifico. C'è in questo scambio epistolare, oltre al valore teorico e all'inaspettata attualità dei temi, una grande lezione di metodo.
"In America il principio di sovranità popolare non resta affatto nascosto o sterile come in altre nazioni; è riconosciuto dai costumi e proclamato dalle leggi, si estende liberamente e giunge, senza incontrare ostacoli, fino alle sue ultime conseguenze. Se c'è al mondo un solo paese nel quale si possa apprezzare nel suo giusto valore il dogma della sovranità popolare, studiarlo nella sua applicazione alla vita sociale e giudicarne i vantaggi e i pericoli, questo paese è certamente l'America". (Alexis de Tocqueville)
Da alcuni anni Tocqueville è considerato il pensatore politico più importante del secolo XIX, ed è senz'altro quello più attuale. Molte delle sue osservazioni sui meccanismi della democrazia e sui suoi punti deboli sono al centro del dibattito politico odierno. E anche il binomio democrazia-Stati Uniti è sempre più nel fuoco delle controversie. Questo, tra i libri di Tocqueville, ha un fascino particolare perché nasce dall'esperienza concreta di un lungo viaggio durante il quale Tocqueville ha studiato, da storico e da sociologo, la realtà americana, e dall'esperienza di quel viaggio ha ricavato un tessuto di riflessioni teoriche che proprio per questo non risultano mai astratte o accademiche. Tocqueville ha individuato precocemente gli aspetti della legislazione americana che più avevano rivoluzionato i tradizionali assetti sociali, ma ha anche intuito che un buon pacchetto di norme giuridiche non bastano a fare una democrazia, se un paese non possiede radicate tradizioni e un profondo rapporto col proprio passato, in altre parole se difetta di cultura. I contraltari politici, cioè l'associazionismo e il decentramento amministrativo, una magistratura autonoma e una stampa libera, sono i cardini e la garanzia del buon funzionamento della democrazia, ma possono non bastare a contrastare le derive di un sistema in cui una massa omologata può imporre la "tirannia della maggioranza" calpestando i valori etici e morali.
Le cause sociali e culturali della Rivoluzione francese in un classico della storiografiaL'autore affronta un avvenimento epocale come la Rivoluzione del 1789 non limitandosi, come già Thiers e Michelet, a rievocarla essenzialmente dal punto di vista narrativo, ma analizzandone le cause remote e immediate, prendendo in esame il decorso, individuandone gli sviluppi necessari. Lo stato della giustizia e dell'amministrazione, il potere centrale che danneggia quelli locali, la distruzione della libertà politica e la separazione delle classi, l'"irreligione" come passione generale, scopi e obbiettivi della Rivoluzione.