Relegate ai margini della lotta per il potere, che ruolo hanno oggi le donne nel mondo globalizzato? Come interpretano l'eredità del femminismo? Che definizione danno di sé? Un gruppo di ricercatori coordinati da Alain Touraine ha posto questi interrogativi a un gruppo di donne di varia estrazione sociale e diversa religione, ottenendone l'unanime risposta: «Io sono una donna, io costruisco me stessa in quanto donna attraverso la mia sessualità». Facendo leva sul loro appello alla specificità sessuale come punto di partenza del processo di costruzione di sé, Touraine individua nelle donne le protagoniste della rivoluzione culturale dominata dal «soggetto». Nello spazio liminare in cui è stata confinata dall'uomo, estraneo all'agone politico e alle tensioni sociali, la donna ha plasmato un modello di conciliazione di quegli opposti che l'universo maschile da un lato e il femminismo dall'altro avevano giudicato irriducibili: corpo e mente, privato e pubblico, religione e laicità, e, soprattutto, donne e uomini. Lo scontro tra determinismi e poteri sociali da una parte e rivendicazione del diritto ad avere diritti dall'altra si risolve in tal modo in un universo coerente di pratiche e riflessioni che antepongono alla conquista del mondo globale la costruzione di sé. In "Il mondo è delle donne" Touraine, coniugando l'indagine sul campo a una vasta ricognizione degli studi sull'argomento - dalle posizioni essenzialiste e deterministe alle acquisizioni del femminismo e del pensiero queer -, tratteggia un nuovo modello sociologico: il mondo delle donne.
Si può vivere insieme, liberi e diversi? Riusciremo mai a conservare la nostra identità senza combattere e alzare muri contro chi porta i segni visibili della sua alterità? Alain Touraine, uno dei massimi sociologi viventi, non ha dubbi: è questa la sfida più importante che il mondo di oggi, sempre più globalizzato e connesso, è chiamato a raccogliere; soltanto vincendola potremo raggiungere quella che chiama «la quadratura del secolo». In duecento anni di vertiginoso progresso tecnologico è accelerata sempre più la tendenza che ci ha portato dal vivere in piccole comunità, con relazioni e riti condivisi in cerchie ristrette, al costituirci in società via via più ampie, dal sentirci parte di una città a parte di organismi nazionali e poi sovranazionali. Oggi viviamo in un mondo in cui le barriere spaziotemporali che ci separavano gli uni dagli altri si sono dissolte, creando l'impressione di abitare un'indistinta società globale dove l'unica condivisione possibile sembra quella del rituale consumistico che ci rende simili, troppo simili, nell'omologazione dei gesti, degli acquisti, dei gusti, ma non veramente uguali. Disorientati da questa vicinanza improvvisa e forzosa, molti reagiscono tentando di riportare indietro le lancette, serrando i ranghi con chi è più simile per dare battaglia al diverso, e finendo così preda di nazionalismi e integralismi religiosi. Ma soltanto quando riusciremo a diventare «soggetti» e a costruire la nostra identità politica mettendo la cultura e la creatività di ognuno al servizio di tutti potremo riappropriarci del nostro futuro. Con "Libertà, uguaglianza, diversità", Touraine indica la strada da seguire a chi vuole uscire dal proprio isolamento per essere parte attiva nella costruzione di una società finalmente libera, equa e fondata sul valore delle differenze: una missione che oggi non possiamo più rimandare.
Contro una concezione piattamente economicistica, Alain Touraine ci invita a ripartire dall'idea di modernità per pensare la nostra epoca. Si tratta di concentrare l'attenzione sulla società nuova che sta emergendo sotto i nostri occhi. Dove alcuni non vedono che una caduta del nostro vecchio mondo nella postmodernità, Touraine sottolinea invece l'ingresso nell'ipermodernità. Questa nasconde certo pericoli legati a inedite forme di dominio, ma è anche portatrice di nuovi movimenti sociali che affermano, in modo più diretto rispetto al passato, i diritti dei soggetti umani. Touraine dà così la misura dell'importanza dei movimenti di liberazione delle donne e indica nella questione dell'accoglienza o del rifiuto di popolazioni di culture differenti la posta in gioco principale delle politiche nazionali.
Nell'età della conoscenza e del progresso tecnico, la capacità di trasformare noi stessi e di agire sull'ambiente in cui viviamo si è fatta smisurata, ma altrettanto smisurato è il potenziale distruttivo e autodistruttivo dell'umanità. Non solo: nella storia non c'è mai stata, prima d'ora, una consapevolezza così diffusa e convinta dei diritti fondamentali e della dignità di tutti gli esseri umani, una tensione etica che però si scontra in Occidente con il potere incontrastato e nichilistico del capitalismo finanziario, e altrove con regimi tirannici o totalitari sempre più determinati a stringere il controllo sulle vite delle persone e sulle risorse materiali. Come possono rinascere - e tornare efficaci - la parola e l'azione politica? Per rispondere a una domanda tanto assillante, Alain Touraine ha attinto alle idee che lo hanno reso il più autorevole studioso della società industriale e della sua disgregazione, rielaborandole in quest'opera concepita come punto d'approdo di un'intera vita intellettuale e insieme punto di partenza per un nuovo pensiero sociologico. Noi, soggetti umani ridefinisce in profondità i paradigmi interpretativi della globalizzazione. Oggi non è più sufficiente parlare di società postindustriale: siamo entrati in un'epoca postsociale. Non è più intorno ai problemi socioeconomici che si formano l'azione e il pensiero collettivo, ma nel campo etico individuale, nell'immagine che ognuno si forma di sé, in quel che accetta e quel che rifiuta in nome della propria dignità. Ma i nuovi movimenti sociali scontano una cronica mancanza di organizzazione e strategia, e l'indignazione per l'ingiustizia si mostra incapace di contrastare i nuovi «poteri totali». Per Touraine c'è un'unica via d'uscita: dopo il trionfo dell'individualismo, il ritorno al soggetto. È giunto il momento, per noi esseri umani, di agire opponendo al predominio della ricchezza e del potere la difesa della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà. Solo una soggettività umana più profonda, che agli interessi anteponga la dignità e alle convenienze le convinzioni, potrà ricondurre la coscienza dei diritti fondamentali dall'ambito individuale a quello sociale.
Si può vivere insieme, liberi e diversi, ma non disuguali? Per Alain Tourain, noto sociologo, questa è la sfida fondamentale a cui il mondo postindustriale deve fare fronte. Il pensatore francese constata la deriva degli individui, scissi fra la partecipazione pubblica a un'economia sempre più mondializzata e una vita privata, sempre più costretta in comunità e identità incapaci di comunicare tra loro. A mano a mano che il neoliberismo si estende all'intero pianeta, disuguglianza e disorientamento aumentano, sia nei paesi avanzati che in quelli in via di sviluppo. L'unica soluzione percorribile è dunque l'appartenenza a una comunità aperta agli scambi con l'Altro.
Alain Touraine sceglie di dedicarsi alla necessaria trasformazione del nostro modo di pensare questi cambiamenti. La definizione di bene e di male nella nostra società non è più utile alle istituzioni; la coscienza del proprio io travalica il rispetto delle regole: il soggetto diviene creatore egli stesso. In questo libro Touraine invita il lettore a scoprire il vero principio dominante, ciò che permette di valutare le condotte di ciascuno, le situazioni sociali e il riconoscimento dei diritti, politici, sociali e culturali, di tutti gli esseri umani, riconosciuti come liberi e uguali.
Si può vivere insieme, liberi e diversi, ma non disuguali? Per Alain Tourain, noto sociologo, questa è la sfida fondamentale a cui il mondo postindustriale deve fare fronte. Il pensatore francese constata la deriva degli individui, scissi fra la partecipazione pubblica a un'economia sempre più mondializzata e una vita privata, sempre più costretta in comunità e identità incapaci di comunicare tra loro. A mano a mano che il neoliberismo si estende all'intero pianeta, disuguglianza e disorientamento aumentano, sia nei paesi avanzati che in quelli in via di sviluppo. L'unica soluzione percorribile è dunque l'appartenenza a una comunità aperta agli scambi con l'Altro.
Relegate ai margini della lotta per il potere, che ruolo hanno oggi le donne nel mondo globalizzato? Come interpretano l'eredità del femminismo? Che definizione danno di sé? Un gruppo di ricercatori coordinati da Alain Touraine ha posto questi interrogativi a un gruppo di donne di varia estrazione sociale e diversa religione, ottenendone l'unanime risposta: "Io sono una donna, io costruisco me stessa in quanto donna attraverso la mia sessualità". Facendo leva sul loro appello alla specificità sessuale come punto di partenza del processo di costruzione di sé, Touraine individua nelle donne le protagoniste della rivoluzione culturale, dominata dal "soggetto". Nello spazio liminare in cui è stata confinata dall'uomo, estraneo all'agone politico e alle tensioni sociali, la donna ha plasmato un modello di conciliazione di quegli opposti che l'universo maschile, da un lato, e il femminismo, dall'altro, avevano giudicato irriducibili: corpo e mente, privato e pubblico, religione e laicità, e, soprattutto, donne e uomini. Lo scontro tra determinismi e poteri sociali, da una parte, e rivendicazione del diritto ad avere diritti, dall'altra, si risolve, in tal modo, in un universo coerente di pratiche e riflessioni che antepongono alla conquista del mondo globale la costruzione di sé; un universo in cui il velo può convivere con l'ascesa professionale, un credo profondo non esclude l'adesione a costumi laici, la tradizione sa sposare la modernità.