Con la liquidazione della cornice e del concetto di bellezza qualunque oggetto rischia di essere considerato, in quanto tale o perché disposto da mano umana, un'opera artistica. La giustificazione di ogni singolarità porta con sé l'imprevisto della banalizzazione e l'arte contemporanea viene interpellata sull'inaridimento delle proprie fonti di ispirazione e sul presunto desiderio di sostituire la religione prendendone il posto. Il volume, che si colloca all'intreccio tra le dimensioni politica, morale e religiosa, si interroga sulla realtà e sulla vitalità delle arti contemporanee senza nulla concedere a inclinazioni pessimistiche, apocalittiche o "declinistiche". L'autore, uno dei maggiori studiosi del pensiero di Nietzsche, si propone di individuare alcune "pagliuzze" nella paccottiglia, memore della reazione di Diderot ai sistematici detrattori dell'arte contemporanea: "Tu rimesti la sabbia di un fiume che trasporta pagliuzze d'oro, e ne ritorni le mani piene di sabbia, lasciando le pagliuzze".
In questo saggio Paul Valadier affronta la questione del rapporto tra la sfera spirituale e quella politica. Tradizionalmente, l'adozione di un approccio soprattutto spirituale è stata intesa come una forma di distacco dalla realtà e dalla vita sociale. La politica, d'altra parte, si è spesso fossilizzata in una pratica di mera "gestione" della cosa pubblica, lontana da qualunque ideale o valore trascendente. Ne è conseguito uno svilimento di tutti e due gli ambiti e una reciproca diffidenza, quando non un vero e proprio conflitto. In queste pagine profonde e cristalline, Valadier propone un nuovo tipo di relazione tra spiritualità e politica: la prima, per realizzarsi compiutamente, dovrà incarnarsi anche nella vita pubblica e comunitaria, mentre la seconda dal semplice livello amministrativo dovrà portarsi a quello dell'autentico "governo degli uomini", in un serrato confronto con i valori che promuovono il bene comune, oggi quanto mai necessari per curare la nostra democrazia malata.
Cattolicesimo e societa moderna.
Para muchos la condición cristiana se ha vuelto indescifrable. ¿Quién sabe hoy lo que puede distinguir a un cristiano de cualquier persona de bien preocupada por servir al prójimo, respetar las leyes, practicar la tolerancia...: en suma, interesada en vivir de una «vida buena»? El ser cristiano parece disolverse en una cultura y una ética marcadas por unas referencias comunes, hasta el punto de que las diferencias se desvanecen: todos somos parecidos, todos estamos insertados en un mismo tronco... Podría suceder perfectamente que ese tronco resulte ser cristiano, pero más de uno prefiere guardar distancias respecto de tal origen.
Este libro pretende mostrar que la ética cristiana se caracteriza por la libertad de los «hijos de Dios», que viven del «Espíritu» de Cristo. Los cristianos son «del mundo», y Paul Valadier es abiertamente partidario de que todos ellos se interesen en todos los aspectos por la vida de la ciudad terrena y no «huyan» ni desprecien el mundo de los humanos, una vieja tentación muy presente todavía hoy entre la gente religiosa, incluidos los no cristianos. Pero aboga también en favor de que, con la misma libertad, sean capaces de distanciarse y, cuando sea preciso, mostrar su rechazo tanto frente a determinadas leyes religiosas como con respecto a ciertos conformismos mundanos.
PAUL VALADIER, SJ, Doctor en filosofía y en teología, es Director de Archives de Philosophie y Profesor de filosofía moral y política en las Facultades de la Compañía de Jesús en París. Es autor de numerosos libros, entre ellos La Iglesia en proceso: catolicismo y sociedad moderna, publicado en esta misma colección.