Nei romanzi filosofici di Voltaire sembra essersi cristallizzato lo spirito di un intero secolo: l'arguzia, l'eleganza, il culto delle buone maniere e dell'intelligenza che caratterizzano il Settecento trovano in essi la loro espressione più compiuta e perfetta, ma contemporaneamente si armano di vis polemica, di satira accusatoria, di amara ironia per combattere, come afferma Giovanni Macchia, la battaglia "in difesa della ragione, della civiltà, della cultura" che un regime sempre più antico, dissoluto e cieco ferocemente avversava per salvaguardare l'eternità dei propri privilegi. Dopo aver scritto "Zadig", il suo primo romanzo, Voltaire non abbandonerà mai più questo genere letterario che gli assicurò l'immortalità. Attraverso romanzi e racconti come "Micromegas", "Candido" o "La principessa di Babilonia" egli contribuì in maniera decisiva alla diffusione dei Lumi, la cui filosofia, unendosi alle rivolte popolari, portò a quello sconvolgimento epocale che fu la Rivoluzione francese. La sua penna caustica smascherò impietosamente gli idoli dell'oscurantismo: dietro lo schermo delle allegorie orientaleggianti o delle maschere burlesche, l'intento critico delle sue opere narrative è così evidente che risulta impossibile separarle dagli scritti più apertamente militanti come il "Dizionario filosofico", il cui stile è altrettanto vivace e ricco di invenzioni argute. Con una introduzione di Valentino Parlato e un saggio di G. B. Angioletti.
Filosofi martiri cannibali ripropone trentuno voci del dizionario che spaziano dalla religione alla psicologia, dalla filosofia all'estetica, dall'antropologia alla politica. Un piccolo dizionario filosofico tascabile in cui il filosofo illuminista per eccellenza, il polemico, irriverente e a tratti umorista Voltaire, infonde lo spirito più positivo e progressivo dell'illuminismo: la polemica arguta e radicale, l'intelligenza della satira contro dogmi e pregiudizi, la fiducia, sebbene pervasa da un moderato pessimismo, nell'autorità e nella forza della ragione, condannata a combattere contro il fanatismo e l'intolleranza. La polemica religiosa, politica e sociale vuole infatti essere il centro di questo dizionario tascabile, in cui attraverso voci come fede, ateo, libertà, anima, guerra, tolleranza, uguaglianza viene raggiunto l'apogeo stilistico e filosofico del più autentico e lucido spirito illuminista. Ma "Filosofi martiri cannibali" riesce a dare spazio anche al Voltaire meno noto, dove il filosofo e polemista lascia il campo al fine psicologo e antropologo, conoscitore istintivo e profondo della vita degli uomini e della loro natura. Le voci amicizia, amore, bellezza, entusiasmo, orgoglio e virtù restituiscono ancora oggi, a più di due secoli dalla prima pubblicazione, un meraviglioso ritratto dell'essere umano e delle sue contraddizioni.
Il primo volume della traduzione integrale dei romanzi e racconti di Voltaire, in cinque tomi, curata dallo storico della filosofia francese Lorenzo Bianchi. Particolare attenzione viene data alla particolarità del linguaggio filosofico di Voltaire, ammantato da uno stile letterario degno di un grandissimo scrittore. Il filosofo Paolo Flores D'Arcais sottolinea, nella sua prefazione, l'attualità del pensiero di Voltaire e ribadisce la necessità che le idee dell'illuminista francese tornino a circolare nel dibattito sull'etica moderna.
Attraverso la parabola del povero Candido, un inguaribile ottimista, il narratore continua a "portare uno sguardo rapido su tutti i secoli, tutti i paesi, e di conseguenza, su tutte le sciocchezze di questo piccolo globo". Pubblicato a Ginevra nel 1759, e immediatamente ristampato a Parigi, Londra, Amsterdam e altre città d'Europa, Candido consente a Voltaire di perfezionare il nuovo genere letterario da lui creato, il conte philosophique. Le convulse e mirabolanti disavventure del protagonista offrono all'autore l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista leibniziano, che vedeva realizzato nell'universo il migliore dei mondi possibili, nonché di sviluppare una straordinaria lezione di sopravvivenza alle catastrofi della natura e della storia. Un romanzo di eterna attualità, introdotto e annotato da Gianni lotti, con un'ampia Cronologia.
Una raccolta di tutti i testi del padre dell'illuminismo, confluiti nel corpus dei "romans philosophiques", accanto a un'ampia scelta di brevi scritti satirici e polemici. Accanto ai racconti più celebrati - da "Micromega" a "Candido" - e a quelli "minori" - "Il facchino guercio" o "Storia di un buon bramino" - gli scritti meno famosi risultano altrettanto rappresentativi della scrittura di Voltaire, sempre sospesa tra invenzione folgorante e intenzione militante. Immersa in un percorso culturale che parte dal Cinquecento, l'opera di Voltaire si situa nel campo lungo dello scontro tra cultura religiosa e cultura laica, definendo la sua grande attualità in un'epoca di fanatismo e integralismo da un lato, di annullamento del pensiero dall'altro.
Questi tredici racconti (che completano l'insieme dei "contes philosophiques" di Voltaire pubblicati da Feltrinelli e curati da Lorenzo Bianchi) offrono un distillato della narrazione voltairiana sospesa tra divertimento e apologo, fantasia e ragione. Così se Pot-pourri mette in scena con Pulcinella e il suo teatro di marionette un'irriverente allegoria di Gesù Cristo e della Chiesa, incarna anche, con le sue divagazioni e allusioni, un procedimento narrativo basato sull'ironia e su una scrittura brillante e fantastica. Infatti questi racconti sono più spesso avventura, gioco, passatempo intellettuale, dove la polemica filosofica e religiosa si traveste da "storia orientale".
Apparso per la prima volta nel 1766, il 'filosofo ignorante' inscena il libero indagare di una ragione che, ben consapevole dei propri limiti e della propria inadeguatezza a comprendere i più alti segreti dell'universo, si rivolge alla filosofia per trovare le risposte che va cercando.
"La principessa di Babilonia" (1978) è un racconto orientale sospeso tra fantasia e realismo, popolato da animali parlanti e influenzato dalle "Mille e una notte" e dall'"Orlando furioso". Ma è anche un itinerario filosofico che ritrova nelle peregrinazioni dei suoi protagonisti un'Europa divisa tra oscurantismo e ragione, tra speranza di progresso e rigurciti di fanatismo. "Le lettere di Amabed" (1769) è invece un romanzo epistolare che ha i suoi modelli nella letteratura inglese (Richardson) e nelle "Lettere persiane" di Montesquieu. In questa sorta di romanzo storico la critica antireligiosa e la descrizione dell'India e dell'Italia del XVI secolo si trasforma in una durissima requisitoria contro l'inquisizione e l'intolleranza religiosa.