Il successo di trent'anni di riforme economiche cinesi ha posto in discussione l'efficacia delle politiche di sviluppo - note come "Post-Washington consensus" - promosse dalle organizzazioni multilaterali. Partendo dall'assunto che le istituzioni sono importanti per la crescita, il consenso prescriverebbe che i paesi in via di sviluppo si dotino di governi che disciplinino un sistema di diritti di proprietà stabili e definiti e creino istituzioni capaci di rafforzare i mercati: in sostanza la good governance ossia un mix di liberalizzazione, privatizzazione delle proprietà statali, trasparenza della pubblica amministrazione e assenza di corruzione - dovrebbe indurre lo sviluppo economico. Non era così nella Cina di Deng Xiaoping: i diritti di proprietà non erano né stabili né chiari, la corruzione era diffusa, il governo era coinvolto in tutti i settori dell'economia. Ancora oggi le istituzioni cinesi si conformano poco ai paradigmi liberali. Eppure la Cina si è sviluppata con estremo successo. Come si spiega questo esito in apparenza paradossale? Per dare una risposta il volume utilizza gli strumenti della political economy. Quindi la Cina si è sviluppata importando (pur senza ammetterlo) il capitalismo, e da questa esperienza è utile trarre conclusioni che sfidano il consensus, soprattutto ora che la crisi finanziaria del 2008 costringe anche i paesi storicamente industrializzati a rivedere i rapporti tra stato e mercato.
La dissoluzione dell'URSS ha gettato la Russia in una vera crisi d'identità. Proprio quando sembrava che finalmente stesse uscendo dalla crisi economica interna e risolvendo i rapporti esterni, è arrivata una crisi globale che rischia di complicare anche quella ricerca d'identità così critica per un paese ancora diviso tra Oriente e Occidente. Il volume passa in rassegna i rapporti con gli USA e l'Unione Europea, inclusa la breve guerra della Georgia, esamina la complessità e pericolosità dell'area caspica, proprio ai confini dell'UE, e analizza il "rapporto privilegiato" Italia-Russia. La gravita dell'impatto della crisi serve anche a dare un'idea della problematicità dell'economia russa. Segue un'analisi dei rapporti tra Russia, Asia, Africa e America Latina, del problema energetico e di quello non meno cruciale del percorso di oleodotti e gasdotti, e dei rapporti di Mosca con organismi internazionali e con la NATO. Indubbiamente le relazioni con questo paese sono difficili, ma assumere che si stia tornando alla guerra fredda può risultare fuorviante. Manca infatti un fattore essenziale, che fu alla radice della guerra fredda: l'ideologia marxista, che si voleva imporre ad altri, e che a sua volta aveva un potere d'attrazione nell'Occidente capitalista.
Le grandi democrazie europee da tempo aiutano le famiglie a crescere i giovani, assistere gli anziani e a creare ricchezza favorendo il lavoro delle madri e di tutte le donne. Questa tradizione non esiste in Italia: le famiglie sono sempre più sole, prive di quel sostegno che migliorerebbe la qualità della vita e favorirebbe lo sviluppo. Del resto rispetto agli altri paesi europei qui sono maggiori le disuguaglianze tra uomini e donne, e rilevanti le ingiustizie nei rapporti tra le generazioni. Anche le disparità territoriali si sono recentemente acuite. In un periodo di crisi economica tutti questi problemi si amplificano e perciò diventa urgente fare adesso quello che non si è fatto finora. Bisogna attuare politiche lungimiranti, che non si limitino a mettere semplici toppe alle falle più evidenti, ma piuttosto precorrano le esigenze dei cittadini promuovendo l'autonomia dei giovani, sostenendo le scelte delle coppie, favorendo l'integrazione degli immigrati e delle seconde generazioni. È solo con un'azione chiara e incisiva su questi fronti che si riuscirà a trasformare quelli che oggi vengono visti come potenziali problemi, in risorse da valorizzare e in opportunità di sviluppo e crescita.
Questo manuale ha un obiettivo: spiegare alcuni temi-chiave dell'economia e della finanza in maniera chiara, cercando di mantenere alto il livello dei contenuti. Le azioni da comprare o da evitare, la scelta di un mutuo o di un fondo pensioni, tutti gli argomenti di macro e micro economia fino ad arrivare a una lettura corretta delle prospettive economiche nazionali e internazionali. Ogni capitolo offre box e tabelle che integrano la trattazione, e si conclude con una "morale della favola" che riassume i concetti fondamentali. I marchi di fabbrica degli autori sono la continua ricerca della chiarezza, l'indipendenza di giudizio che ha lo scopo di mettere il lettore in grado - appunto - di non farsi più fregare quando si tratta dei propri soldi.
L'economia della cultura, considerata da molti e per molto tempo come un ossimoro o una contraddizione in termini, si è assicurata ormai un posto rilevante nelle strategie di sviluppo per l'Europa e, in misura ancor maggiore, per l'Italia. Studiosi e operatori dedicano grande attenzione ai processi attraverso i quali la cultura (patrimonio, attività, eventi, attori) può concretamente trasformarsi in risorsa per la crescita della qualità della vita e la promozione territoriale. In particolare, molte attese si concentrano sulla valorizzazione turistica degli innumerevoli beni paesaggistici, archeologici, storici e artistici che costellano il Bel Paese. L'analisi delle tendenze in atto e l'indagine su alcuni aspetti ancora poco esplorati dei fenomeni rilevanti (come l'attrattività turistica dei territori, la gestione sostenibile delle risorse, i modelli di valorizzazione possibile) consente di rendere conto del posizionamento internazionale dell'Italia e di proporre alcune linee di azione per il superamento delle principali criticità del settore. In questo libro, approcci e strumenti della pianificazione strategica sono proposti in forma di manuale, come possibili contributi operativi per la progettazione di interventi specifici sulla offerta e sulla domanda culturale e turistico-culturale.
Dapprima ignorati, poi osteggiati, quindi accolti come benefattori del capitalismo finanziario barcollante, infine colpiti da pesanti perdite nella crisi finanziaria internazionale: i fondi sovrani sono saliti alla ribalta dell'opinione pubblica con investimenti eclatanti in aziende degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. I paesi del Golfo, Singapore, Cina, Libia, Russia, nonché la Norvegia, grazie ai loro ingenti surplus energetici e commerciali, sono i principali protagonisti di questo scenario. Come nascono i fondi sovrani? Quali sono le loro strategie di investimento? Con quali conseguenze sul piano geopolitico? Come si sono mosse le istituzioni internazionali per incentivarne la trasparenza? Il volume risponde a questi interrogativi offrendo un quadro aggiornato del fenomeno.
Quella che un tempo era la cenerentola dei servizi pubblici è diventato uno dei problemi più pressanti del nostro tempo. Oggi i rifiuti evocano veleno e distruzione dell'ambiente; ogni italiano ne produce circa 1 kg e mezzo al giorno, di cui una buona parte finisce in discariche in via di esaurimento, quantità crescenti ma insufficienti vengono recuperate, e altre fanno perdere le tracce in modi alquanto sospetti. Tuttavia, gestire i rifiuti in modo corretto si può: richiede una strategia complessa, volta a ridurre le quantità da smaltire e il loro potenziale nocivo, coinvolgendo il sistema produttivo e responsabilizzando i cittadini. Ma servono anche soluzioni tecnologiche efficienti che permettano di gestire quei rifiuti che comunque non si potranno riciclare.
Luglio 2007: è la data d'inizio di una crisi che ha squassato l'economia mondiale e che continua a intorbidire acque e sonni di famiglie e imprese. C'è chi ha evocato lo spettro della Grande depressione degli anni Trenta, c'è chi si chiede se bisogna correre a riprendersi i soldi dalla banca, c'è chi assiste impotente a fallimenti e disoccupazione, o guarda affascinato ai frenetici tentativi di arginare la crisi da parte di Governi e Banche centrali. Ma come siamo arrivati a questo punto? Quali meccanismi impazziti hanno scatenato l'epocale sommovimento? Se ogni crisi rappresenta anche un'opportunità, questa offre l'occasione di capire gli errori fatti fin qui e di ricostruire un sistema finanziario internazionale in cui la finanza sia ancella e non padrona dell'economia. Conducendo per mano il lettore nelle basse cucine dell'alta finanza e nelle sale ovattate dove si cercano rimedi alla crisi più grave del dopoguerra, Fabrizio Galimberti offre spiegazioni piane e comprensibili di quanto sta accadendo e (presumibilmente) accadrà nel mondo, intrecciando insieme la cronaca e la riflessione, i fatti, l'analisi e i rimedi.
Com'è possibile che il disastro concentrato nel settore dei mutui, gli ormai famigerati subprime loans abbia congelato il mercato del credito, mandato in tilt le quotazioni azionarie, provocato il fallimento di numerose banche e portato il mercato internazionale sull'orlo del collasso finanziario? L'avvocato ed ex banchiere Charles Morris analizza in questo libro, uscito negli Usa ad aprile 2008, nei minimi dettagli, con uno stile chiaro anche per i non addetti ai lavori, i motivi che hanno portato il mercato alla più grossa crisi finanziaria del credito. Partendo dalle teorie economiche degli anni Settanta, fino alla bolla speculativa del nuovo millennio, l'autore analizza come le crescenti complessità dei prodotti finanziari e lo scarso controllo da parte delle istituzioni abbiano portato la situazione al punto di rottura: trecentottanta miliardi di dollari in perdite già subite e calcolate da Bloomberg, più circa centosettanta previsti a carico di banche e finanziarie entro il 2009 secondo la stima di Meredith Whitney della Oppenheimer & Co. Questo finora il costo globale, tra contabilizzato e previsto, della crisi finanziaria del 2007-2008, crisi che sta coinvolgendo drammaticamente tutti i mercati internazionali e di cui è difficile intuire lo sviluppo futuro. Introduzione di Luigi Spaventa.