Ora che il comunismo è stato gettato alla polvere della storia, diventa più urgente che mai ponderare il corso futuro del suo apparente conquistatore: il capitalismo. Con l'intento di esaminare la possibile direzione del capitalismo, come prima cosa l'autore di questo libretto identifica la natura della sua preda, facendo una veloce panoramica su cosa il capitalismo non è. Una volta stabilito il modo in cui capitalismo e mercato lavorano in contrasto con gli altri meccanismi di coordinamento nella società, propriamente tradizione e comando, Heilbroner esplora il capitalismo come un sistema economico e, allo stesso tempo, come ordine politico e dimostra come i due piani siano assolutamente interrelati.
Una notizia di cronaca, un film di cassetta, un romanzo di successo. Possono artefatti come questi contribuire alla riflessione di una disciplina filosofica come l'estetica? Possono giungere a mutarne radicalmente concetti portanti come quelli di gusto o di bellezza? Che ne è dell'estetica quando il regno della bellezza e dei simboli è diventato una fonte diretta di valore economico? Da questi interrogativi prende spunto il libro, nella convinzione che un pensiero del presente debba essere in grado di mettere alla prova i concetti filosofici della tradizione con il dominio della comunicazione, dei media e delle merci.
«L a Voce dell’Operaio», sorta sotto altro titolo nel 1876, come mensile dell’Unione Operaia Cattolica di Torino, accrebbe col tempo il suo formato, migliorò i suoi contenuti e divenne quindicinale nel 1887 e settimanale nel 1895. Non si limitò ad essere specchio della vita dell’associazione della quale era il bollettino ufficiale, ma assunse a poco a poco il ruolo di una «voce» rivolta ai ceti popolari di Torino (operai, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori...) e agli abitanti delle campagne dell’intera regione subalpina.
Del giornale questo libro traccia in modo dettagliato la storia, spingendosi fino agli inizi del fascismo e poi fino al 1933, quando assunse la testata «La Voce del Popolo» che conserva ancora oggi, come settimanale dell’arcidiocesi di Torino. Si accenna anche, per sommi capi, agli anni successivi, fino al 1947, quando la direzione e l’amministrazione passarono dai Giuseppini del Murialdo all’arcidiocesi di Torino.
Scorrendone le pagine, «La Voce» aiuta a rivivere il clima, le tensioni, le sconfitte e i successi non solo di una regione, ma di una nazione, non solo della Chiesa e del movimento cattolico, ma dell’intero popolo italiano, nei decenni successivi all’unità d’Italia, attraverso le problematiche della questione sociale, le lotte operaie, le tensioni anticlericali, il sorgere del movimento democratico cristiano e la nascita del fascismo, al quale «La Voce» si oppose nei primi tempi, costretta poi a scendere a compromessi per non rimanerne schiacciata. A suo merito va comunque ascritto lo sforzo che accompagnò e favorì la crescita del cattolicesimo organizzato nell’area subalpina, fino a fare del giornale «La Voce» della Chiesa locale dapprima piemontese e poi specificamente torinese.
Giovenale Dotta, nato a Isola di Bene Vagienna (Cuneo) nel 1956, sacerdote nella Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo), insegna Storia della Chiesa e Patrologia presso l’Istituto Filosofico-Teologico di Viterbo. Tra le sue pubblicazioni: La nascita del movimento cattolico a Torino e l’Opera dei Congressi (1870-1891), Casale Monferrato 1999; Guida ai luoghi murialdini di Torino. Per vivere il centenario ripercorrendo le strade di san Leonardo, Roma 2000; I verbali delle adunanze dei maestri del Collegio Artigianelli di Torino (1870-1878), Roma 2002; La pedagogia del Murialdo, Roma 2003; Problemi di critica testuale nell’epistolario del Murialdo, Roma 2003; Bibliografia murialdina (1982-2002), Roma 2004 (in collaborazione); Leonardo Murialdo, gli Artigianelli e l’Oratorio San Martino, Roma 2004 (in collaborazione).
Responsabile dei diritti umani all'Onu? Economista alla Banca Mondiale? Funzionario alla Commissione europea? Le possibilità di lavoro nelle organizzazioni internazionali, ma anche in quelle non governative, le cosiddette Ong, sono tante e per le più svariate specializzazioni: dal fisico all'agronomo, dal medico al giurista. Ma per chi vuole lavorare all'estero non esistono solo Onu e Unione europea. Ci sono anche le ambasciate e il vasto mondo delle multinazionali. In questo libro tutte le informazioni pratiche, i consigli, le opportunità per i giovani, anche attraverso la testimonianza diretta di chi ce l'ha fatta.
Il libro si propone come contributo alla formazione di coloro che vogliono entrare a far parte del personale tecnico-amministrativo delle università e di coloro che già vi operano, con l'obiettivo di far capire l'importanza che ogni singolo individuo ha per il successo dell'organizzazione in cui opera. Oltre ad una sintetica base teorica, arricchita da un glossario riferito alle terminologie della qualità e della vita universitaria, il testo punta a fornire alcuni spunti di riflessione per favorire un approccio culturale dinamico al lavoro, nella consapevolezza che lavorare per la pubblica amministrazione è molto più gratificante che lavorare nella pubblica amministrazione; la scelta su quale preposizione adottare appartiene al singolo
Sebbene i porti del nord Europa abbiano fino ad ora monopolizzato la scena dei trasporti e della logistica, Friuli, Venezia Giulia, Slovenia e Istria possono costituire una straordinaria opportunità per l'alimentazione dei mercati europei dal Mediterraneo, se sono in grado di sviluppare una politica dei trasporti comune ed efficiente, supportata da una innovativa politica di intervento pubblico. Per concretizzare un flusso di traffici nel porto di Trieste, sono assolutamente necessarie scelte di politica dei trasporti che coinvolgano le infrastrutture di alimentazione (i corridoi europei di coesione), i terminali retroportuali di stoccaggio ed i mercati di riferimento (bavarese, austriaco e centro europeo). La pubblicazione ha quindi come obiettivo quello di sollecitare e dare fondamento a scelte impegnative e coraggiose per portare avanti un progetto ambizioso che coinvolga il porto di Trieste, con le sue peculiarità geografiche e giuridiche, valorizzando e sfruttando l'entroterra regionale
Perché un'organizzazione, ampliata la propria visione, possa realizzare gli obiettivi che si propone, quanti vi lavorano, a tutti i livelli, devono essere motivati a perseguire e realizzare nuovi traguardi, il che è possibile solo con un sistema integrato di stimoli a 360 gradi. Per creare motivazione nei collaboratori ci vuole ben altro che il vecchio approccio del bastone e della carota. Il manager di oggi deve capire per quali ragioni i collaboratori lavorano e offrire loro le ricompense che desiderano, essere pronto, cioè, a motivare i collaboratori in decine di modi e a creare un ambiente in linea non solo con le proprie necessità ma anche con il loro desiderio di affermazione professionale.