
In un'Italia segnata da un cambiamento politico a volte vorticoso, qualcosa rimane uguale: ci rimettono sempre gli stessi. Sono le donne e gli uomini che lavorano e fanno impresa, che pagano le tasse (e poi non ricevono i servizi), pagano le multe (e poi vedono arrivare i condoni), pagano le bollette (ogni mese più salate) e alla fine del mese vedono rosso: nel conto in banca e per la rabbia. Intanto, si diffonde un clima di paura e di incertezza che non solo non può favorire lo sviluppo di nuove iniziative e nuove aziende, ma mina la democrazia. Se infatti le persone non sono economicamente indipendenti, se sono costrette a dipendere dallo Stato, dalle sue provvidenze, dalle sue decisioni anche quando arbitrarie, l'ordine liberale non esiste più. Così si fondono in un unico magma soffocante crisi politica e crisi economica e dal Covid alla guerra, dai costi energetici all'aumento dei tassi, ondata dopo ondata, nella totale incapacità d'azione dei governi tanto di destra quanto di sinistra, le imprese falliscono, le aziende chiudono e la classe media rischia di diventare il nuovo proletariato. Con ricchezza di analisi e forza argomentativa, Giuliano Guida Bardi firma un vero e proprio reportage dal fronte della guerra alla borghesia, invocando un cambiamento non più rinviabile. Non sono, però, solo tinte fosche: brillano infatti in questo accurato quadro di storia e cronaca la resilienza, la creatività, la generosità con cui una spina dorsale di professionisti e imprenditori, con poche certezze e ancor meno tutele, continua a tenere in piedi il corpo del Paese. Nonostante tutto.
Quale senso diamo alla relazione tra le persone che vivono in un'impresa? Il libro parla anzitutto di dubbio e di responsabilità, della tensione verso il bene comune e la crescita dei dipendenti. Per rendere la leadership non solo una pratica, ma un pensiero forte e determinato a cambiare le situazioni e a fuoriuscire dall'inerzia delle abitudini.
Dopo oltre duecento anni dalla prima edizione milanese (1818-19) il testo di Melchiorre Gioia "Del merito e delle ricompense" viene dato alle stampe in edizione critica. L'intento dei curatori è quello di offrire al lettore la possibilità di accostarsi a un autore italiano che, nell'alveo della ricerca intellettuale europea interessata a dare misura, peso, conto delle forze economiche e morali, consolida un'indagine conoscitiva originale gettando le basi per la nascita della nuova scienza statistica. Le ottocento pagine dell'opera manifestano l'intensità e l'ampiezza del principale intento scientifico che le anima: misurare le variabili quantitative e qualitative, come le virtù - soprattutto relazionali - così essenziali per il buon funzionamento dell'economia e della società, al tempo stesso individuando i modi per favorirne l'attivazione. Come incentivare l'emersione dei comportamenti virtuosi nelle società moderne? Come premiare il merito rispettando la tessitura delle motivazioni umane più profonde che il riconoscimento unicamente monetario spiazza e deprime? Sono alcune delle domande che guidano nell'esplorazione del testo. Leggere, oggi, Gioia significa ritrovare parole (e significati) per ricomporre un vocabolario che sappia dire del merito e di come riconoscerlo al di fuori della facile laudatio dell'ideologia meritocratica. Nell'attuale società di mercato si invoca la meritocrazia pensando che il merito sia qualcosa di unidimensionale, semplice da individuare come criterio per le buone scelte. Così i meriti premiati sono quelli traducibili in incremento di rendimenti e fatturati, più maschili che femminili, più individuali che collettivi, più posizionali che relazionali. I meriti relazionali e qualitativi sono, infatti, difficili da ordinare oggettivamente, si prestano di più all'abuso, sono più vulnerabili e spesso restano invisibili a una società che soffre di analfabetismo relazionale ed emozionale. Del merito illustra quanto siano proprio gli ingredienti invisibili, i capitali relazionali e spirituali a essere stati determinanti per lo sviluppo economico e umano delle società che prima di tutto hanno saputo vederli, dirli, premiarli.
Un'autobiografia che è anche un manuale. Uno strumento prezioso e insieme una godibilissima lettura. Alessandra Pellegrini racconta la sua esperienza nel fundraising per la cultura: un mestiere da inventare e decenni di incontri con industriali, finanzieri, uomini di cultura e dello spettacolo, tutti finalizzati alla valorizzazione dell'inestimabile patrimonio italiano. Storie di grandi progetti che suggeriscono regole e comportamenti e danno vita così a un atipico, ma molto pratico ed efficace manuale di fundraising. Storie che raccontano tanto del nostro Paese, delle sue ricchezze e di quanto si potrebbe fare per valorizzarle.
Per dare un futuro al nostro Pianeta è oramai necessario avviare un percorso di conversione, attraverso un nuovo modello economico, ma anche attraverso un nuovo modello relazionale, con l'obiettivo di raggiungere "un'armonia tra natura e persone".Per Roberto Mancini, che si rivolge in particolare alle nuove generazioni, bisogna essere "curiosi e anticonformisti", osservare il mondo con il desiderio di conoscere ciò che ci circonda così da comprendere che esiste una visione "alternativa" dell'economia, una visione etica a cui guardare e ispirarsi e che può salvare il nostro Pianeta.
Il lavoro è per l'uomo o l'uomo è per il lavoro? Non vi è dubbio che la sfera lavorativa riveste nella vita dell'uomo una posizione importante e primaria, ma non è un assoluto. Attraverso il lavoro, l'uomo realizza sé stesso e le sue aspirazioni e al contempo contribuisce allo sviluppo della società. Tuttavia, il lavoro dev'essere ben organizzato, rispettoso della dignità della persona e arricchente dal punto di vista della qualità della vita. In realtà, negli ultimi anni siamo sempre più spettatori di un lavoro precario che comporta un'incertezza dell'esistenza. L'autore, attraverso questo libro, si prefigge l'obiettivo di riscoprire quelle dimensioni feconde del lavoro che con il passare del tempo sono andate quasi completamente perdute: la sfera della cooperazione, la finanza a sostegno del lavoro, il contrasto delle disuguaglianze, l'intelligenza artificiale come ausilio dei lavoratori. È dalla riscoperta del welfare aziendale di Mattei e Olivetti e dallo studio della filosofia economica di Cucinelli, denominata capitalismo umanistico, che bisogna ripartire per tracciare una nuova direzione del concetto di lavoro e di imprenditoria. Presentazione di Ermete Realacci. Prefazione di Vera Negri Zamagni. Introduzione di Oreste Bazzichi. Postfazione di Massimo Camisasca.
«Non sono né un pessimista né un ottimista, sono solo uno scienziato che prova a spiegare come funziona davvero il mondo». Su cosa si regge un sistema globale in cui per fare arrivare un pollo in tavola è necessaria una quantità di energia pari a mezza bottiglia di greggio? Tra i massimi esperti di scienze ambientali, Vaclav Smil descrive con straordinaria chiarezza i meccanismi complessi che permettono il nostro benessere e immagina, per noi, un futuro possibile. Il mondo in cui viviamo consuma 370 milioni di tonnellate di plastica l'anno, 150 milioni di ammoniaca, 1,8 miliardi di tonnellate di acciaio e 4,5 miliardi di tonnellate di cemento. Il lavoro ormai decennale di Vaclav Smil si fonda su una certezza incrollabile: per affrontare qualsiasi problema in maniera efficiente è necessario conoscere i fatti e partire dai dati. Accompagnati nell'esplorazione di principî e macrosistemi ci scopriremo di volta in volta sorpresi, indignati, fiduciosi. E, a lettura ultimata, certamente più informati e consapevoli.
Nuove e profonde contrapposizioni lacerano il tessuto sociale delle società occidentali: grandi città contro province povere, élite altamente specializzate contro masse di lavoratori poco qualificati, paesi ricchi contro paesi poveri. Queste lacerazioni generano nuove ansie, nuova rabbia e nuove passioni politiche, come testimonia l'ondata di consensi ricevuti dai populisti di tutto il mondo, da Trump al partito della Brexit, sino all'estrema destra italiana. In questo libro appassionato e polemico, Paul Collier, uno dei maggiori esperti mondiali su povertà e migrazioni, prova a delineare i percorsi attraverso i quali superare queste nuove fratture economiche, sociali e culturali. Solo se il capitalismo riesce a darsi un fondamento etico tale da rendersi equo e compassionevole, e non solo efficiente ed economicamente fiorente, potrà garantire una vita degna. Un capitalismo in cui la dignità e la reciprocità prevalgano sull'aggressività, sulla paura e sull'umiliazione, caratteri tipici della nostra 'società dei rottweiler'.
La pubblica amministrazione è il più grande erogatore di servizi e il maggiore datore di lavoro italiano: da essa dipendono circa tre milioni e trecentomila addetti. È un organismo che si è andato costruendo lentamente, essendo il frutto della storia e dei principi che lo hanno plasmato. Per dimensioni e poteri svolge inoltre un ruolo fondamentale nel sistema politico, condizionando la democrazia. Si comprende, quindi, come dalla sua buona organizzazione e dal suo funzionamento dipendano il benessere dei cittadini e il successo dello Stato. L'amministrazione è al centro di una duplice tensione. È indispensabile, perché non c'è politica pubblica che non faccia capo a essa, e tuttavia viene ritenuta il regno del bizantinismo, delle complicazioni, della corruzione, e criticata perché non funzionale al processo economico. Alle sue difficoltà strutturali si aggiungono l'«esondazione» del Parlamento, diventato co-amministratore, e la debolezza dei governi (il suo organo di guida), per la loro breve durata. I governi tuttavia non sono gli unici responsabili della sua gestione, poiché interi campi dell'azione pubblica sono ora nel dominio di forze politiche multinazionali, come organismi sovranazionali e Big Tech, di cui è importante tenere conto. Alla luce di questi presupposti, l'autore analizza i fattori di crisi dell'amministrazione pubblica e ne indica i possibili rimedi. Propone di iniziare dai prodotti, per poi passare ai processi produttivi, ai modelli organizzativi e procedurali, al personale e alle sue motivazioni, al contesto, ai saperi e alla cultura amministrativa. Perché la pubblica amministrazione sia in grado di gestire i grandi interessi collettivi, è bene partire dall'aspetto più importante: ciò di cui ha bisogno il Paese.
La IX rassegna di Interreligious «Le religioni di fronte alle sfide economiche per il futuro» ha messo al centro il tema del rapporto tra le religioni e l'economia. È questo, crediamo, un tema cruciale per il nostro tempo perché pone all'attenzione un grande interrogativo: dare la precedenza al profitto e al liberismo economico equivale necessariamente a minacciare il benessere, l'ambiente e la giustizia sociale per molta parte della popolazione mondiale? Lo spunto di partenza per affrontare l'argomento ci è stato offerto da molti dei documenti magisteriali di questo pontificato, che richiamano l'attenzione sul dovere di guida che ciascuna religione ha nei confronti dei propri fedeli. In particolare nei documenti sulla Fratellanza umana (04-02-2019) e nell'Enciclica Fratelli Tutti (03-10-2020) viene sottolineato l'impegno e il dovere morale che hanno -- in primis, le due grandi religioni cristiana ed islamica, visto il maggior numero di aderenti a livello mondiale -- nel dover affrontare i problemi e nell'orientare i fedeli ad una presa di coscienza e ad un'azione concreta di contrasto verso ogni deriva provocata dal liberismo economico. Ma è a tutte le religioni che l'invito è rivolto, al fine di operare un discernimento condiviso sulle possibili alternative al globalismo economico del profitto e sulla concreta messa in opera di quel principio universale di fraternità e solidarietà umana che da tutte le religioni viene richiamato. Dalla sapienza delle diverse tradizioni, quali insegnamenti possiamo recuperare per migliorare gli attuali modelli economici in vista di un aumento del benessere di tutti? Ogni giorno assistiamo alle ferite che la povertà, la fame, l'ingiustizia, il mancato accesso alle risorse, la guerra, la sperequazione, producono in molte parti del mondo e, ugualmente, vediamo quali profonde riduzioni dell'umano provochino l'avidità, l'egoismo, il profitto ad ogni costo, il consumismo, avviando quel processo che porta alle disuguaglianze sociali, al degrado morale, all'insoddisfazione sempre più profonda e diffusa. Parlare di economia non è quindi aprire gli occhi solo su dei modelli di scambio, ma, in ultima analisi, significa far emergere "un nuovo ordine delle cose" mettendo al centro le condizioni di vita e la felicità degli individui.
Se il 24 Febbraio 2022 ha segnato l'inizio di una guerra con importanti risvolti economici per l'Europa in generale e per l'Italia in particolare, questo saggio vuole accompagnarci in un percorso per capire il ruolo del nostro Paese. Un' Italia già affaticata dal protrarsi di una situazione di crisi della quale l'Autore illustra aspetti e prospettive. Un volume quanto mai attuale in un momento in cui il "Bel Paese" sembra in cerca di una nuova definizione.
Curato da Leonardo Becchetti, Dalila De Rosa, Gianluigi Conzo e Lorenzo Semplici, il Rapporto sul ben-vivere delle province e dei comuni italiani 2022 è il frutto del lavoro congiunto tra Federcasse, ricercatori di Next - Nuova Economia per Tutti e il quotidiano Avvenire. Il Rapporto è diviso in quattro parti. Nella prima, si ripropongono le classifiche aggiornate del ben-vivere e della generatività in atto a livello provinciale; la seconda, propone nuove classifiche su indicatori "ibridi" di economia circolare; nella terza, nuove classifiche di ben-vivere e di generatività a livello comunale (introducendo un importante ponte fra la misurazione della capacità generativa di un territorio e la sostenibilità integrale di un'amministrazione); e nella quarta un approfondimento su salute e aspettativa di vita a livello regionale. Novità della quarta edizione è la sezione dedicata al ruolo del credito, locale, cooperativo e mutualistico come carta fondamentale per la generatività e per il ben-vivere.