Prima hanno dimostrato come si possono ottenere risultati sorprendenti applicando uno schema controintuitivo, poi hanno fatto vedere i lati nascosti delle cose. Ora, con questo libro, Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner rispondono alla richiesta di chi vuole utilizzare il "metodo Freakonomics" nella vita quotidiana. I due autori spiegano come loro vedono il mondo utilizzando dati e statistiche, non attraverso le emozioni, e come pensare in modo più produttivo. Ecco quali sono i passi per diventare dei veri pensatori-freak: Mettete da parte la vostra bussola morale. È difficile vedere chiaramente un problema se i vostri (pre)giudizi vi indicano già la direzione da prendere. Imparate a dire "non lo so". Finché non riuscirete ad ammettere di non sapere qualcosa, non potrete imparare quel che vi serve. Pensate come un bambino. Vi verranno idee più brillanti e le domande che farete saranno migliori. Studiate l'incentivazione. Nel bene o nel male, gli incentivi fanno girare il mondo. Cominciate ad apprezzare l'idea di mollare tutto. Non potete risolvere i problemi di domani se non siete disposti ad abbandonare ciò che non funziona oggi. Una visione, quella di Levitt e Dubner, straordinaria nella sua chiarezza e semplicità. Adesso tocca a voi: avete in mano lo strumento per analizzare il mondo e i suoi problemi grandi e piccoli in maniera più efficace, più creativa, più razionale ma assolutamente fuori dagli schemi tradizionali. Buon lavoro.
È sotto gli occhi di tutti che oggi la politica è incapace di essere all’altezza della sua vocazione, e cioè la cura del bene comune, anche quando afferma di ricollegarsi ideologicamente a più generici valori “cristiani” o morali.
Su questo tema si concentrano i due saggi raccolti nel volumi. I testi sono uniti da una comune visione spirituale gettata sugli ambiti della politica e dell’economia.
Nello specifico, il primo saggio mostra che il problema è spirituale ancor più che etico. Esso parte dall’individuazione delle caratteristiche necessarie per una leadership; chiarisce che cosa si intenda per “spirituale”; tenta di individuare i fondamenti per la costruzione di una personalità propriamente spirituale che sola potrà essere autenticamente sociale, cioè politica.
Il secondo saggio prende spunto dal motto benedettino ora et labora mostrando che la parola più importante è l’et, cioè il tenere assieme due dimensioni che sembrano distanti tra loro.
Gli autori
Natale Brescianini, monaco benedettino, dopo gli studi teologici presso il Seminario diocesano di Brescia, entra nella Comunità Benedettina Camaldolese presso l’Eremo di San Giorgio a Bardolino (VR). Dal 1998 al 2001 frequenta il Pontificio Istituto Sant’Anselmo (Roma), dove ottiene la Licenza in Teologia. Dal 2006 collabora con Massimo Folador e con la società di consulenza e formazione Askesis per la realizzazione di percorsi formativi che si rifanno alla Regola di San Benedetto. Dal luglio 2007 vive presso l’Eremo di Monte Giove. Nell’aprile del 2013 consegue il Diploma di Coach presso la Scuola Incoaching, affiliata ad AICP.
Benedetta Selene Zorzi, monaca benedettina, è docente straordinario
di Patrologia e Storia della teologia all’Istituto Teologico Marchigiano, nonché di Filosofia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È co-redattrice della rivista telematica Reportata.
Ha conseguito la certificazione ICF frequentando il Master in Corporate e Business Coaching presso la U2Coach Academy. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi articoli, ricordiamo: Desiderio della Bellezza (eros tou kalou) da Platone a Gregorio di Nissa: tracce di una rifrazione teologico-semantica (Roma, 2007); La felicità (con I. Bossi Fedrigotti; Trento, 2013).
"Enrico Cuccia è stato certamente uno dei maggiori protagonisti della vita economica italiana della seconda metà del Novecento": inizia così il ritratto che ne fa Giorgio La Malfa, il quale ha avuto modo di lavorare con lui a Mediobanca e di conoscerlo da vicino. Quando si parla di Cuccia non si può però non parlare anche della sua creatura, Mediobanca appunto, un istituto di credito specializzato nei finanziamenti a medio termine nato nel 1946 dalle tre Banche di interesse nazionale (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma), di cui egli fu direttore generale sin dal principio e dove rimase fino agli anni novanta con la carica di presidente onorario. Ma per capire il pensiero e la personalità di Cuccia occorre risalire a prima, come fa La Malfa, agli anni di formazione, ai suoi soggiorni all'estero, a Parigi e Londra, alle esperienze fatte all'Iri e alla Comit. Del periodo di Mediobanca vengono poi qui presi in considerazione alcuni episodi e momenti salienti, quali sono stati lo scontro con l'Iri di Romano Prodi riguardo alla privatizzazione della banca, l'affaire Sindona con le minacce rivolte contro Cuccia e Giorgio Ambrosoli, il rapporto ambivalente con Raffaele Mattioli. Si evidenziano così le idee fondamentali e i principi su cui Cuccia ha via via costruito il lavoro di Mediobanca, come la distinzione tra banche di investimento e banche commerciali, l'importanza del credito industriale, la necessità dell'indipendenza dell'istituto...
Internet è il più misurabile dei media, tuttavia la mancanza di metriche condivise è uno scoglio contro cui chi pianifica iniziative di marketing attraverso i social media si scontra quotidianamente. Il pericolo è quello di utilizzare in modo scorretto gli indicatori, come il tanto mitizzato ROI (Return On Investment), o di finire per collezionare una serie di dati numerici che si rivelano vuoti, perché privi del contesto di riferimento, oltre che spesso incomprensibili per decisori aziendali con poca familiarità con la Rete. Questo libro cerca di mettere a fuoco alcuni punti fermi: a partire dalla diffusione dei social media in Italia, fino agli strumenti e le soluzioni per strutturare programmi di attività coerenti con le strategie di marketing e con le funzioni aziendali. La misurazione di obiettivi e risultati diventa così il grimaldello per scardinare preconcetti superficiali sull'uso dei social media, la bussola per migliorare il lavoro quotidiano all'interno dell'azienda, la guida per immaginare il percorso che porterà fan e follower a diventare consumatori soddisfatti e, magari, sostenitori fedeli del brand.
L'azzardopatia incentivata per legge rappresenta il culmine di un sistema economico che ha provocato il casinò finanziario mondiale. Analisi, storie e numeri per continuare a capire. E per agire. Leggi compiacenti hanno favorito la diffusione incontrollata dell'azzardo legalizzato che rovina la vita di intere famiglie. È lo stesso meccanismo di certa finanza globale che mercifica gli esseri umani, interi territori e i beni comuni. Troppi decisori politici ignorano i costi sociali e si illudono di trovare i soldi per le magre casse dello Stato dal patto di spartizione con le grandi società concessionarie. Ma accade l'imprevisto: piccoli esercenti rifiutano l'ingresso delle slotmachine nei loro locali. Dal "voto con il portafoglio" alle feste comuni e spontanee di quartieri e paesi che vogliono premiare i baristi che si ribellano al guadagno facile delle slot e riscoprire il senso del gioco vero, quello relazionale. Un movimento di idee, portato avanti da giovani e adulti, uomini e donne, professionisti, studenti e lavoratori che rimette in gioco le vite in un'altra direzione, contro la diffusione dell'azzardo che diventa dramma epocale. Nel volume, giornalisti, economisti, sociologi, matematici e giovani impegnati.
Negli Stati Uniti l'economia postindustriale, basata sul sapere e sull'innovazione, sta cambiando profondamente il mercato del lavoro, sia per la tipologia dei beni prodotti sia per le modalità e, soprattutto, le località in cui vengono realizzati, creando enormi disparità geografiche in termini di istruzione scolastica, aspettativa di vita e stabilità famigliare. Per alcune regioni e città, infatti, la globalizzazione e la diffusione di nuove tecnologie vogliono dire aumenti nella domanda di lavoro, più produttività, più occupazione e redditi più alti. Per altre, chiusura di fabbriche, disoccupazione e salari sempre più bassi. E poiché questa radicale ridistribuzione di impieghi, popolazione e ricchezza è un processo destinato a diffondersi nei prossimi decenni in ogni angolo del Vecchio continente, Italia compresa, le dinamiche in atto oltreoceano offrono importanti lezioni anche per i paesi europei. Di questa "nuova geografia del lavoro" Enrico Moretti traccia una mappa dettagliata: visita città in ascesa, che vedono fiorire un virtuoso intreccio di buoni impieghi, talento e investimenti, e città in declino; passeggia per le vie di Pioneer Square, quartiere trendy di Seattle, e per quelle di Berlino, la capitale più attraente d'Europa, ma anche una metropoli sorprendentemente povera; e scopre che ogni posto di lavoro creato in centri di eccellenza dell'innovazione ne genera almeno cinque in altri settori produttivi, e tutti retribuiti meglio che altrove.
Molti dei significati che per oltre mezzo secolo abbiamo associato al termine "televisione" sono radicalmente mutati. Proprio nel momento in cui si scommetteva sulla sua scomparsa, il medium televisivo si è totalmente ridefinito, sposando le modalità comunicative dei media digitali. Le profonde trasformazioni che hanno investito questo settore hanno messo in crisi le coordinate che tradizionalmente orientavano tanto le abitudini dei pubblici, quanto le strategie dei broadcaster e degli spender. Tutto ciò rende urgente una domanda: cosa conta nella televisione contemporanea? Questo libro è il risultato di un'attività di ricerca promossa dall'Istituto di Economia dei Media e della Fondazione Rosselli. In tal senso, sono state oggetto d'indagine le trasformazioni più rilevanti emerse in tre aree d'interesse: pubblici e consumi televisivi; modelli economici e organizzativi della televisione contemporanea; le nuove forme di rilevazione e misurazione degli ascolti televisivi nell'era dei social media.
Preoccuparsi dei ricchi vuol dire interrogarsi sui meccanismi che portano all'arricchimento e valutarne la compatibilità con il buon funzionamento delle istituzioni e dei mercati, oltre che con riconosciuti valori di giustizia liberale. Vuole anche dire esaminare le conseguenze economiche e sociali della ricchezza. In questo libro gli autori, prendendo le distanze sia da chi sostiene che della presenza dei ricchi finirebbe per avvantaggiarsi tutta la società, sia da chi considera sempre e sistematicamente i redditi elevati un attentato alla giustizia, forniscono una lucida e approfondita valutazione dei modi con cui si formano le disuguaglianze estreme di reddito nel capitalismo contemporaneo e ne illustrano le implicazioni per il sistema economico nel suo complesso.
Ogni giorno prendiamo decisioni sui temi più disparati: come investire i nostri soldi, cosa mangiare per cena, dove mandare i figli a scuola, con che mezzo di trasporto raggiungere il centro della città. Purtroppo facciamo spesso scelte sbagliate. Mangiamo troppo, usiamo la macchina quando potremmo andare a piedi, scegliamo il piano tariffario peggiore per il nostro telefonino o il mutuo meno conveniente per comprare una casa. Siamo esseri umani, non calcolatori perfettamente razionali, e siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, dalla complessità della vita quotidiana, dall'inerzia e dalla limitata forza di volontà. È per questo che abbiamo bisogno di un "pungolo", di una spinta gentile che ci indirizzi verso la scelta giusta: di un nudge, come l'hanno battezzato l'economista Richard Thaler e il giurista Cass Sunstein in questo libro. L'idea di Thaler e Sunstein è semplice ma geniale: per introdurre pratiche di buona cittadinanza, per aiutare le persone a scegliere il meglio per sé e per la società, occorre imparare a usare a fin di bene l'irrazionalità umana. I campi d'applicazione sono potenzialmente illimitati: dal sistema pensionistico allo smaltimento dei rifiuti, dalla lotta all'obesità al traffico, dalla donazione di organi ai mercati finanziari, non c'è praticamente settore della vita pubblica o privata che non possa trarre giovamento dal "paternalismo libertario".
L'Altra metà dell'economia. L'economia invisibile agli occhi dell'economia, che ha per protagonista la gratuità. La gratuità intesa come Charis, come dono è una dimensione costitutiva della vita e dell'essere umano, anche dell'homo oeconomicus. Quando l'economia nasce nel 700/800, le virtù della gratuità, della libertà e del rispetto della persona erano una dimensione che faceva parte della cultura del tempo, presente e abbondante. Oggi riportare la gratuità dentro l'economia significa ribaltare le logiche del profitto e della finanza per rimettere al centro dell'economia la persona e le sue motivazioni, la sua dignità, gli ideali, i sentimenti, i poveri. Il libro sottolinea il contributo fondamentale e insostituibile svolto dalle comunità carismatiche religiose e dal genio femminile nello sviluppo economico, sociale, culturale della nostra civiltà. Ed evidenzia il fondamentale apporto offerto da imprenditori, politici, giornalisti, oggi capaci di quella Charis che dà loro la capacità di uno sguardo diverso sul mondo e nella società contemporanea.
L'autore, con slancio al futuro ma attenzione alle lezioni del passato, accompagna il lettore in un percorso che racconta, senza tecnicismi, la storia di molte delle questioni più significative oggetto del dibattito economico e sociale degli ultimi anni: l'euro, i rapporti banche e imprese, l'educazione finanziaria ed al risparmio, lo spread. Il messaggio è chiaro: non si esce davvero da questa lunga e severa crisi, non ci sarà ripresa duratura, se non sapremo leggere e imparare le dure lezioni che la storia, anche recente, ci da. Dobbiamo ripartire insieme, con coraggio e umiltà, per un futuro caratterizzato da più etica e più efficienza.
Poco più di un decennio fa, il coronamento "monetario" dell'unità europea sembrava portare con sé infinite opportunità e grandi prospettive per tutti i cittadini dell'Unione. Tuttavia, una gran parte delle premesse che avevano portato alla nascita dell'euro sono state disattese e le promesse mancate di benessere e stabilità hanno influito pesantemente sulla vita dei cittadini europei. Giuseppe Di Taranto, che già all'indomani della creazione dell'Unione Europea denunciava i rischi e gli errori insiti nelle politiche economiche e monetarie in atto, crea oggi, con "L'Europa tradita", una narrazione che è tanto atto di accusa quanto proposta fattiva di ripensamento della politica economica e delle regole giuridico-istituzionali dell'Unione Europea. Un ripensamento "improcrastinabile, se non si vuole, in un futuro non troppo lontano, che dalla celebrazione dei cinquant'anni della CEE, nel 2007, si passi alla sua commemorazione".